Quando un insegnante viene denunciato per avere colpito un alunno difficilmente riesce poi ad evitare di andare a processo per difendersi dall’accusa di abuso dei mezzi di correzione: alla “regola” non è sfuggito un docente di un istituto professionale di Firenze, che nel corso di una lezione tenuta venerdì 17 gennaio 2020 in una prima classe sferrò uno schiaffo ad un suo studente 15enne che si rifiutava di seguire la lezione nonostante i ripetuti richiami. Il giovane, dopo lo schiaffo, informò subito il padre dell’accaduto, che non ci pensò due volte a chiamare il 112. Al ragazzo, visitato al pronto soccorso, fu poi diagnosticata una prognosi di tre giorni.
Il prof, che oggi sembra che non svolga più la professione di insegnante, è finito a processo a seguito di un decreto di citazione diretta a giudizio disposto dalla procura: dovrà ora rispondere dell’accusa di abuso dei mezzi di correzione e lesioni personali, reati entrambi aggravati dall’aver agito in danno di un minore e all’interno di un istituto scolastico.
È molto probabile che nella decisione di andare a processo abbiano pesato le testimonianze degli altri studenti presenti in classe al momento del fatto. La prima udienza, scrive l’Ansa, è fissata per il 5 maggio prossimo.
In base la legge vigente, qualora i fatti fossero confermati in questi termini, il docente rischia di vedersi inflitta una condanna penale che può arrivare fino a sei anni.
Nel 2018, la Corte di Cassazione ha prodotto una sentenza (la n.45736, clicca qui) nella quale spiega che la violenza fisica e morale nei confronti di uno studente, anche se a scopi educativi, si configura il reato di abuso di mezzi di correzione.
Un fatto del genere è accaduto gli ultimi giorni di scuola dell’anno scolastico 2013/14, in un istituto superiore di Verona, dove una professoressa di matematica diede uno schiaffo ad un suo alunno 14enne: qualche anno dopo, il Tribunale della città scaligera ha condannato una docente a 10 giorni di carcere e a 600 euro di risarcimento.
Oltre al processe, il prof viene sottoposto ad una procedura disciplinare, con esclusivi provvedimenti professionali, che vanno dal richiamo verbale fino, come extrema ratio, al licenziamento.
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