Il profilo dei diplomati 2022: la metà soddisfatta della scuola scelta. Decisive le attività di orientamento,

Il profilo dei diplomati 2022: la metà soddisfatta della scuola scelta. Decisive le attività di orientamento,

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Quali sono i profili e gli esiti a distanza dei diplomati ad uno e tre anni dal titolo? AlmaDiploma ETS svolge annualmente delle indagini sugli esiti a distanza dei diplomati che generano rapporti utili a valutare l’efficacia esterna dell’istruzione secondaria di secondo grado.  Vediamo il quadro delle ultime rilevazioni tracciato nel  XX Convegno di ALmaDiploma patrocinato dal MIM. Si basa su una rilevazione effettuata su più di 32mila  diplomati del 2022, per individuarne il profilo, e su 38mila diplomati del 2021 (contattati a un anno dal termine degli studi) e 46mila diplomati del 2019 (contattati a tre anni dal conseguimento del titolo). 

La Scuola ideale. Per i liceali, la scuola ideale si fonda sugli aspetti relazionali studente-docente, oltre alle attività extra-scolastiche, all’orientamento e all’organizzazione scolastica. Gli studenti dei tecnici vorrebbero più attività laboratoriali ed extra-scolastiche, ma con una forte attenzione anche per gli aspetti relazionali, organizzativi e legati al mondo del lavoro; i diplomati nei professionali avanzano invece una fortissima richiesta di attività laboratoriali, relegando gli altri aspetti ad un ruolo marginale. Interessante notare come la rilevazione abbia dimostrato che gli aspetti legati alla relazione studente-docente sono maggiormente ricercati dalle ragazze e da coloro che provengono da contesti culturalmente avvantaggiati; al contrario, gli aspetti legati alle attività pratiche, laboratoriali, extra-scolastiche sono più diffusi tra le proposte espresse dai maschi e da coloro che provengono dai contesti culturalmente meno avvantaggiati.

Commenta Osvaldo Di Cuffa, presidente AlmaDiploma ETS: “Mi pare importante evidenziare come nella nostra indagine gli studenti hanno potuto esprimersi in merito alla loro scuola ideale che vorrebbero fosse basata su una relazione studente/docente più efficace, su un approccio didattico più laboratoriale e una maggior offerta di attività extracurricolari. Credo che le risposte date ci indichino che i ragazzi vedono nella scuola non solo un luogo di apprendimento in senso tradizionale, ma anche un luogo elettivo di relazione e socializzazione dove apprendere attraverso l’esperienza diretta e la ricerca”.

I diplomati sono contenti della scelta fatta?  Secondo le rilevazioni di AlmaDiploma, la risposta è positiva e variabile:  74,9% per i liceali,  74,4% per i tecnici e 80,5% per i professionali. Se andiamo a vedere il livello di soddisfazione per la disponibilità al dialogo dei docenti, la percentuale scende al 62,6% per i liceali, al 67,8% per i tecnici e al 76,2% per i professionali.  Per quanto riguarda le strutture scolastiche, la soddisfazione per i laboratori nel 2022 si attesta al 52,4%, con differenze rilevanti per tipo di diploma (45,3% per i liceali, 62,2% per i tecnici, 57,7% per i professionali).

I diplomati risceglierebbero la stessa scuola? Risposta affermativa per il 55,2% degli intervistati: nei liceali e nei professionali il dato arriva al 55,4%, nei tecnici al 54,7%. Al momento del conseguimento del titolo, il 61,0% dei diplomati ha dichiarato che, potendo tornare indietro, sceglierebbe lo stesso indirizzo/corso nella stessa scuola, il 10,4% ripeterebbe il medesimo indirizzo/corso ma in un’altra scuola o scegliendo un diverso indirizzo nella stessa scuola (7,9%), mentre il 20,1% cambierebbe sia scuola sia indirizzo. Le principali motivazioni del desiderio di cambiare, almeno parzialmente, il proprio percorso scolastico, espresse dai diplomati a un anno dal titolo sono: studiare materie diverse (31,6%), compiere studi più adatti alla preparazione universitaria (20,3%), fare studi che preparino meglio al mondo del lavoro (18,8%).

L’orientamento, davvero viene fatto? Il 92,0% dei diplomati intervistati ha svolto attività di orientamento organizzate dalla scuola secondaria di primo grado verso la secondaria di secondo grado, con evidenti differenze per tipo di diploma:  professionali  (54,6%), tecnici (52,3%) e e licei (45,7%). Per quanto riguarda l’orientamento in uscita, l’80,0% dei diplomati 2022 ha svolto attività di orientamento organizzate dalla scuola per la scelta post-diploma: il dato oscilla tra l’81,5% per i liceali, il 79,6% per i tecnici e il 71,7% per i professionali.

Cosa è rilevante per la scelta post-diploma? Per il 45,8% dei diplomati le attività di orientamento sono risultate rilevanti nella scelta post-diploma: 38,6% per i liceali, 53,4% per i tecnici e 64,6% per i professionali. Gli intervistati hanno valutato positivamente sia le informazioni ricevute sui percorsi successivi di istruzione e formazione (68,4%) sia le informazioni sul mondo del lavoro (55,0%); i più soddisfatti dei risultati dell’orientamento sono i diplomati professionali (77,4% per l’orientamento ai successivi percorsi di studio e 75,9% per l’orientamento al lavoro), eseguono i tecnici (rispettivamente 74,7% e 68,9%) e i liceali (rispettivamente 63,1% e 43,4%).

Il parere dei genitori. E’ più influente nella scelta della scuola superiore (per il 63,8% dei diplomati) che per la scelta post diploma (57,2%). L’importanza attribuita ai pareri dei genitori, in entrambi i momenti di scelta, è più elevata quando i genitori sono laureati. L’orientamento diventa cruciale proprio laddove il contesto familiare non riesce a svolgere pienamente questa funzione.

Ruolo dell’orientamento e performance universitarie. Tra i diplomati del 2021 si evidenzia un legame tra l’utilità – ai fini della scelta post-diploma – delle attività di
orientamento organizzate dalla scuola e le performance universitarie nel primo anno dopo il conseguimento del diploma. In particolare, i diplomati che durante la scuola secondaria di secondo grado hanno svolto il percorso AlmaOrièntati presentano una minore quota di abbandoni (7,4% rispetto al 9,4% di quanti hanno dichiarato di non averlo svolto) e un maggior numero di crediti universitari maturati nel primo anno post-diploma (36,6 CFU rispetto a 33,6 CFU).  

Educazione Civica
La maggioranza dei diplomati del 2022 dichiara di aver fatto educazione civica trattando per 96,4% Costituzione, diritto, legalità e solidarietà; per il 94,9% Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio e per l’87,1% Cittadinanza digitale. La soddisfazione per l’utilità di questi temi (per la propria vita e per la prosecuzione degli studi), tra coloro che li hanno affrontati, è generalmente elevata, in particolare tra i professionali e i tecnici. Cosa avrebbero voluto approfondire di più? Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio ambientale  (69,4%), mentre Cittadinanza digitale è il meno gettonato. 

Valutazione della Didattica Digitale Integrata per il futuro. Solo il 36,5% dei diplomati del 2022 pensa che sarebbe utile continuare a usare la didattica digitale integrata anche dopo l’emergenza del Covid-19, soprattutto tra i tecnici (39,1%) e i professionali (37,7%). Oltre sette diplomati su dieci (il 72,3%) ritengono che la preparazione raggiunta attraverso la didattica digitale integrata sia inferiore a quella che avrebbero raggiunto se non ci fosse stata l’emergenza; questa percentuale è decisamente più alta tra i liceali (77,1%) rispetto ai tecnici (68,7%) e ai professionali (56,2%). Infine, il 52,8% ritiene che la crisi pandemica influirà negativamente sulla possibilità di trovare un’occupazione, quota particolarmente elevata tra i diplomati tecnici (56,2%).

Commenta Roberto Ricci, presidente dell’Invalsi: “Quanto rilevato dalla XX indagine condotta da AlmaDiploma ETS e dedicata proprio ai percorsi di orientamento a partire dagli esiti degli studenti diplomati negli anni passati, costituisce in tale senso un momento davvero importante per mettere in campo gli strumenti più opportuni affinché i nostri ragazzi possano essere sempre più e sempre meglio accompagnati ad individuare le strade più congeniali alle proprie aspirazioni, in grado di esprimerne appieno i talenti e le competenze. I dati non possono certamente spiegare tutto né tantomeno offrire soluzioni, ma analizzarli e comprenderli è condizione essenziale per contribuire a individuare le migliori strategie possibili da adottare in un determinato contesto, in rapporto anche alle altre variabili presenti che concorrono a determinarlo. A proposito di dati, poi, mi preme sottolineare anche che il tempo ha dimostrato in modo molto evidente che i dati acquisiti attraverso prove standardizzate forniscono informazioni utili e necessarie a più scopi: aiutare la scuola a trovare percorsi di miglioramento all’interno della propria specifica realtà; capire come intervenire al meglio nel supportare la scuola a progredire e a rinnovarsi; elaborare idee costruttive, adeguate al presente e proiettate al futuro per corrispondere alle molteplici esigenze di una popolazione scolastica estremamente eterogena».

Scelte post-diploma ed esiti occupazionali in crescita
A un anno dal conseguimento del titolo, il 69,4% dei diplomati del 2021 prosegue la propria formazione ed è iscritto a un corso di laurea (il 50,1% si dedica esclusivamente agli studi universitari, il 19,3% ha scelto di coniugare studio e lavoro); invece il 19,6% ha preferito inserirsi esclusivamente, nel mercato del lavoro. Come è naturale attendersi, la quota di diplomati iscritti all’università è nettamente più elevata tra i liceali. Nel 2022, a un anno dal titolo, la quota di iscritti all’università cala rispetto all’anno precedente di quasi 7 punti percentuali, ma aumenta di 1,4 punti rispetto al 2018. Parallelamente, nel quinquennio aumenta la quota di occupati: +8,0 punti percentuali rispetto al 2021 e +4,7 punti rispetto al 2018. Tale incremento riguarda soprattutto i professionali e i tecnici. A tre anni dal titolo è dedito esclusivamente al lavoro il 25,6% dei diplomati, il 45,3% si dedica esclusivamente agli studi universitari, mentre il 22,7 % concilia studio e lavoro. La principale motivazione alla base della scelta di proseguire gli studi universitari è legata a componenti di natura lavorativa (62,5%), mentre il 36,0% dei diplomati è stato spinto dal desiderio di migliorare la propria formazione culturale. Tra i diplomati tecnici è relativamente maggiore il desiderio di migliorare le possibilità di trovare un lavoro, mentre per i liceali, più di altri, l’iscrizione all’università viene vissuta come una necessità per accedere al mercato del lavoro; tra i professionali, invece, è relativamente più diffuso il desiderio di migliorare la propria formazione.
Al contrario, tra coloro che hanno terminato con il diploma la propria formazione, il 23,8% indica, come motivo la difficoltà di conciliare studio e lavoro, il 29,7% dichiara di non essere interessato a proseguire ulteriormente la formazione, e il 15,7% è interessato ad altra formazione post-diploma.

Performance universitarie: ripensamenti e crediti formativi maturati
Una parte di diplomati del 2021 ha scelto di interrompere gli studi universitari (8,0% a un anno e 7,7% a tre anni) o di cambiare il proprio percorso di studio (9,8% a un anno e 13,2% a tre anni). Le motivazioni sono legate ad una delusione delle aspettative sulle discipline insegnate, che sono risultate spesso poco interessanti, o per la difficoltà del corso; a questa, si aggiungono motivazioni legate alla insoddisfazione per l’ateneo (organizzazione, strutture, etc.) o alla difficoltà ad accedere al corso desiderato. I diplomati iscritti all’università hanno dichiarato di aver ottenuto, in media, 35,8 CFU dopo un anno e 118,4 dopo tre anni dal conseguimento del titolo. I liceali si dimostrano mediamente i più brillanti, rispetto ai tecnici e ai professionali.

Caratteristiche del lavoro svolto a un anno dal diploma. Nel quinquennio in esame, si assiste a un incremento dei contratti alle dipendenze a tempo indeterminato (+3,1 punti percentuali rispetto al 2021; +3,2 punti rispetto al 2018), dei contratti formativi (+1,9 e +1,4 punti, rispettivamente) e del lavoro non standard (+1,0 rispetto al 2021 e +3,5 punti rispetto al 2018). Il lavoro non regolamentato, invece, risulta in forte calo (-4,6 punti percentuali rispetto al 2021; -5,3 punti rispetto al 2018). Nel medesimo periodo il lavoro part-time risulta in diminuzione (-6,0 punti percentuali rispetto al 2021 e -2,8 punti rispetto al 2018). Le retribuzioni mensili nette, invece, figurano in aumento (+14,9% rispetto al 2021; +16,9% rispetto al 2018), tanto che nel 2022 raggiungono i valori massimi osservati nel quinquennio in esame, per tutti i tipi di diploma. 

Diplomati che non studiano all’università, non lavorano e non cercano lavoro. A un anno dal diploma tra i diplomati del 2021 il 5,2% non studia all’università, non lavora e non cerca lavoro (sale all’8,9% tra i diplomati professionali e al 6,7% tra quelli tecnici, mentre scende al 3,7% tra i liceali). Tra questi, pur se non impegnati negli studi universitari, il 44,2% sta comunque svolgendo altre attività di formazione post-diploma. Infatti, la non ricerca del lavoro è legata prevalentemente a motivi di studio (66,6%), in particolare tra i liceali e i tecnici. Inoltre, si rileva che l’8,9% non cerca lavoro perché è in attesa di chiamata dall’azienda, dopo il superamento di una selezione. Tale quota sfiora il 20% tra i professionali.  Il background familiare e scolastico di questi diplomati è differente dalla media: in maggior misura provengono da famiglie in cui i genitori non sono laureati (64,7%, rispetto al 60,6%) e hanno ottenuto il diploma con un voto basso (66,0%, rispetto al 47,1% del complesso); inoltre presentano una quota relativamente maggiore di ripetenti (9,4% rispetto al 7,8%), soprattutto tra i professionali. Rispetto al complesso, risultano meno soddisfatti del percorso scolastico compiuto: il 27,9% infatti, potendo tornare indietro, cambierebbe sia scuola sia indirizzo, rispetto al 23,7% del complesso. Tale insoddisfazione è legata in misura relativamente maggiore al desiderio di avere una migliore preparazione al mondo del lavoro. Risultati confermati anche distintamente per tipo di diploma. Significativa, rispetto alla media, la minore partecipazione alle attività di orientamento e, parallelamente, la maggiore quota di abbandoni degli studi universitari, peraltro legata in particolare a un disinteresse verso le discipline insegnate. Per quanto riguarda le aspettative legate al futuro professionale, in misura decisamente inferiore alla media hanno attribuito una rilevante importanza ai vari aspetti del lavoro cercato, tranne per quelli legati al tempo libero, alla flessibilità dell’orario di lavoro e al rapporto con i colleghi, dichiarati molto rilevanti nella ricerca del lavoro in misura maggiore rispetto alla media.

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