di CARLO BARONI
«La linea della vita», pubblicato da Sem: volti, nomi e luoghi di un’intensa saga familiare. E lo squarcio di un mondo che non c’è più
I nomi sono fili che riannodano gli arazzi della storia. Dentro ci sono disegnate vite irripetibili di donne, di uomini, di popoli. Chi cerca di cancellarli non sa che riaffiorano come fiumi carsici, irrompono su terreni aridi, sgretolano le barriere. Il loro oblio è solo un tempo per cullare dolori insostenibili ma proprio per questo necessari. Di nomi, volti e luoghi è denso La linea della vita il nuovo romanzo di Cristina Stanescu, edito da Sem.
Una vicenda che riprende vita da un baule di una nonna rimasto chiuso per anni. Uno scrigno di ricordi, lo squarcio di un mondo che non c’è più e allora ritorna. Come una scritta sulla sabbia che aspetta solo che l’acqua si ritiri per mostrarci parole nascoste.
Oggi e ieri riprendono forma insieme. E quasi si coniugano. Ci sono posti che riecheggiano in questi giorni cupi a spiegarci che forse tutto era stato già scritto con un inchiostro indelebile che il tempo avrebbe riportato alla luce. Un lembo di terra vasta che i «Grandi» allargano e stringono come se fossero davvero gli uomini a disegnare i confini. Moldova, Transnistria, Bessarabia. Romania. I rombi di tuono di guerre lontane che riecheggiano nei conflitti di queste ore. Le righe del romanzo hanno il fascino di pagine color seppia con una data lontana: 1920, due anni dopo l’apocalisse. E «l’inutile strage» della Prima guerra mondiale diventa un tempo rimosso, come se l’umanità si fosse seduta sul lettino dello psicoanalista e avesse deciso di prendersi cura di sé.
L’Europa non si riconosce più. Imperi millenari sono finiti negli archivi. Quello asburgico polverizzato da un big bang dal quale emergono nuove nazioni. La Romania reclama un posto al tavolo dei vincitori. Ma lo ottiene solo grazie alla tenacia di una regina che viene da lontano. Maria di Sassonia-Coburgo-Gotha, è lei a tessere una tela tutta al femminile perché dagli accordi di Versailles il suo Paese ritrovi grandezza e dignità. La diaspora romena vede un flusso di ritorno. Hristu Angelescu lascia la comunità di Salonicco, in Grecia, per ricominciare una vita diversa e nuova in Bessarabia. L’hanno nominato prefetto di una nazione giovane ma con radici antiche. Dei suoi cinque figli è Nina che ha in mano la matita per abbozzare un futuro imprevisto. È la più bella, la più ambiziosa e persino la più fatalista. Una zingara le ha anticipato il domani ma lei vive ogni giorno con la speranza di cambiarlo. Sa che avrà una vita lunga, dispiaceri e dolori. Un amore da stropicciarsi gli occhi e accarezzarsi il cuore. Contrastato dal padre che voleva per lei un principe e l’aveva persino trovato.
I suoi fratelli attraversano epoche dove niente sarà più come prima. La Romania un serbatoio di sentimenti che alimentano passione ma anche odio. Il fratello Niki invaghito da un demagogo che dà orgoglio al Paese: Corneliu Codreanu. Suo il progetto delle Guardie di Ferro, antisemite e anticomuniste. Una nuova guerra intanto incombe e la Romania è scossa come una barca nell’oceano degli opposti estremismi. Il nazismo che preme da occidente, il bolscevismo dalla parte opposta. Sbranata e lasciata senza fiato. I nuovi padroni comunisti non fanno prigionieri. Le gerarchie si capovolgono. La famiglia di Nina sballottata ma mai doma. Costretta a pagare il retaggio borghese, e non resta che la fuga. Per una nuova vita, un nuovo mondo. Con un filo che resta. Dietro rimane la nostalgia che è più di un ricordo sbiadito. Un passato da conservare anche quando tutto è perduto. Per dare senso a qualcosa che deve ancora compiersi.
Lo scrigno che ha aperto Cristina Stanescu con le lettere della nonna illumina una storia che non potrebbe essere di tutti. Anche se tutti ci riconosciamo. Nina ci ha camminato sopra, ha visto contaminarsi popoli che ci vuole ancora tanta ostinazione per metterli insieme, ha conosciuto le ragioni dei tanti confondersi con i torti dei pochi. Ha guardato senza giudicare ma scegliendo sempre. Si è fatta guidare e ha trovato la strada da sola. Ha tenuto dentro il cuore della sua Romania anche quando la vedeva lontana e non la riconosceva più. E le ha dato un nome nuovo, identico a quello che aveva.
3 giugno 2022 (modifica il 3 giugno 2022 | 20:43)
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, 2022-06-03 18:45:00, «La linea della vita», pubblicato da Sem: volti, nomi e luoghi di un’intensa saga familiare. E lo squarcio di un mondo che non c’è più , CARLO BARONI