Il sindaco di Dnipro: «Meglio morire con le armi in mano che arrendersi ed essere uccisi lo stesso»

Il sindaco di Dnipro: «Meglio morire con le armi in mano che arrendersi ed essere uccisi lo stesso»

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L’intervista a Borys Albertovich Filatov: «Sono di sangue russo, ma il mio nemico è russo: è assurdo»

di Andrea Nicastro, inviato a Dnipro /
CorriereTv

L’intervista a Borys Albertovich Filatov, sindaco di Dnipro: «Io sono di etnia russo, mia madre e mio padre sono russi, io non ho neanche un goccio di sangue ucraino. E adesso le cose si sono messe purtroppo in modo che io sono costretto ad uccidere il nemico del mio Paese, per difendere la mia casa. Ma il mio nemico è russo. È assurdo. Non riesco a capire cosa pensava di fare Putin con la sua Armata e i suoi ufficiali quando ha messo in atto questa invasione, Forse pensava che lo aspettassimo con i fiori?

Questa situazione avrà conseguenze per decenni. In qualunque modo finisca questa guerra, Putin non sarà in grado di assorbire l’Ucraina, non ce la farà a digerire il popolo ucraino. Potrà anche andarsene la metà, ma nessuno sarà contento di restare sotto occupazione.

Voglio rispondere in due modi. Golda Meir, la premier israeliana che, a proposito è nata a Kiev, diceva che non si può parlare di pace con uno che ti vuole morto. Qui capiamo bene che Putin ha l’obiettivo di cancellare lo Stato ucraino e di sterminare il suo popolo, assimilare chi resta, costruire lager selettivi e fucilare il resto. Anche la tv russa parla di queste liste di persone da eliminare e io so per certo che c’è il mio nome sopra. Secondo, noi abbiamo capito che la cosa migliore è morire con le armi in mano piuttosto di arrendersi ed essere uccisi lo stesso. Per ogni soldato ucraino è un onore, morendo, portare con sé, due o tre soldati del nemico. Poi toccherà a Dio giudicare. Ultima cosa che volevo aggiungere è che noi ucraini siamo completamente diversi dai russi. Abbiamo conosciuto e appreso la democrazia. Siamo una nazione che ama la libertà, il popolo che si è abituato a votare con democrazia, e ha scelto per sé i valori dell’attuale mondo occidentale. Noi non vogliamo vivere nel mondo russo. Abbiamo fatto la scelta.

Come ha detto Dolores Ibarruri, meglio morire liberi con la testa alta, piuttosto che rimanere vivi in ginocchio».

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18 marzo 2022 – Aggiornata il 18 marzo 2022 , 08:00

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