Il sindaco di Zaporizhzhia: «I nemici nella centrale e i loro missili che la sorvolano, i rischi sono enormi»

Il sindaco di Zaporizhzhia: «I nemici nella centrale e i loro missili che la sorvolano, i rischi sono enormi»

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di Lorenzo Cremonesi, inviato a Zaporizhzhia

Anatolii Kurtiev, 46 anni e da sette mesi primo cittadino: «Non abbiamo contatti, temiamo incidenti»

«Certo che siamo preoccupati, molto preoccupati. Non abbiamo il controllo della centrale nucleare di Energodar qui a trenta chilometri dalla nostra città e i russi boicottano ogni forma di cooperazione», dice Anatolii Kurtiev, 46 anni e da sette mesi sindaco di Zaporizhzhia. Lo incontriamo nel suo ufficio poche ore dopo che il direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, Rafael Grossi, ha chiesto con urgenza l’accesso degli ispettori, facendo capire che la situazione sta degenerando e che la centrale necessita di «riparazioni urgenti».

Sindaco, dopo avere incontrato il presidente Zelensky a Kiev, come valuta il pericolo di un incidente nucleare?

«La situazione è grave. Per ora ancora sotto controllo, ma potenzialmente drammatica. Questa è la centrale nucleare più grande d’Europa, i soldati russi la occupano dai primi di marzo e da allora sono loro a dettare le regole, noi possiamo fare ben poco».

Ma sul posto non sono rimasti i tecnici ucraini?

«Sì, è vero sono rimasti alcuni nostri tecnici del gruppo originario, ma tanti se ne sono andati con le famiglie. Per quelli sul posto è molto difficile lavorare, hanno il fucile puntato alle spalle, i soldati russi sono armati e si comportano come un esercito d’occupazione. Inoltre, il loro numero non è sufficiente per monitorare l’intero impianto, sono costretti a turni massacranti, non hanno il tempo di riposare».

Cosa si può fare?

«Non ho le conoscenze tecniche per dirlo. So soltanto che ieri (due giorni fa, ndr) cadeva il 36esimo anniversario dell’incidente di Chernobyl, una catastrofe che ha stravolto le esistenze di tante persone, ancora oggi c’è chi muore di tumore generato da quelle radiazioni. Energodar è molto più potente di Chernobyl, le conseguenze di un problema ai reattori, dunque, sarebbero molto più gravi».

I russi hanno posto nelle vicinanze armi pesanti?

«Sappiamo che hanno posizionato artiglierie e batterie di missili Grad. Ultimamente i loro missili sono passati nello spazio aereo della centrale e anche questa mi sembra un’azione grave e sconsiderata».

Ma riuscite a comunicare con i russi nella centrale?

«Impossibile, ci vogliono annientare, come potremmo cooperare? Ai primi di marzo spararono addirittura contro i reattori, fu una follia! Che io sappia con loro oggi non c’è alcun dialogo».

Voi monitorate lo stato delle radiazioni?

«Lo facciamo ogni giorno da decenni, con un’attenzione particolare dall’inizio della guerra il 24 febbraio. Ogni mattina ormai io stesso posto su Telegram i dati della radioattività, che siano pubblici e accessibili ad ogni cittadino. La nostra città si trova a 30 chilometri in linea d’aria dai reattori».

Dunque?

«I valori sono sempre stati nella norma, dentro i parametri di sicurezza. Non abbiamo mai registrato fughe radioattive di una qualche rilevanza».

Avete piani d’emergenza nel caso?

«Ovvio, li abbiamo sempre avuti. La centrale venne costruita a partire dal 1980, quando l’Ucraina era parte dell’Urss e già allora vennero scavati giganteschi bunker in centro città per riparare la popolazione. Ma sappiamo anche bene che di fronte alle radiazioni la cosa migliore è la fuga, dunque abbiamo piani per le evacuazioni di massa».

Le linee avanzate russe si trovano a circa 30 chilometri da qui, quanti abitanti sono rimasti in città?

«Eravamo oltre 700.000, siamo rimasti in meno di 450.000, a cui si aggiungono i profughi che scappano dal sud e dal Donbass. Sono masse enormi di sfollati: ogni giorno dobbiamo accoglierli e sfamarli, circa 35.000 si sono piazzati nei centri di accoglienza municipali».

Pensa che Putin riuscirà a tenere a Mariupol la sfilata del 9 maggio per le celebrazioni dell’anniversario della «guerra patriottica»?

«Non sono un soldato. Non conosco la situazione militare, però mi sembra chiaro che i nostri combattenti accerchiati nelle acciaierie abbiano tutte le intenzioni di guastare la festa a Putin».

Ma cosa sa delle condizioni dei feriti e dei civili chiusi nei tunnel della Azovstal?

«So che è una situazione terribile là sotto e peggiora di giorno in giorno: mancano cibo, acqua, medicine… Noi speriamo nei corridoi umanitari per farli evacuare, qui li stiamo aspettando, però i russi li bloccano. Ma so anche che, se noi cedessimo, Putin rialzerebbe la posta: il suo vero obiettivo ultimo resta la presa di Kiev e la fine della nostra libertà, cedere significherebbe l’eclissi della nostra indipendenza nazionale».

27 aprile 2022 (modifica il 27 aprile 2022 | 23:17)

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, 2022-04-27 21:39:00, Anatolii Kurtiev, 46 anni e da sette mesi primo cittadino: «Non abbiamo contatti, temiamo incidenti», Lorenzo Cremonesi, inviato a Zaporizhzhia

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