Mezzogiorno, 19 maggio 2022 – 09:04 di Marco Demarco Poniamo che il Comune sia una ruota, meglio, un cerchione di bicicletta. E che le municipalità siano invece i raggi, cioè strutture fragilissime, eppure indispensabili al funzionamento dell’ingranaggio complessivo. La questione è questa: può, un sindaco che non si preoccupa del mozzo, cioè del punto di convergenza di tutti i raggi, far funzionare la bicicletta amministrativa? Risposta: sì che può, ma a una condizione. Dovrebbe fare come Moser e non come E.T. Dovrebbe inventarsi qualcosa di alternativo, di rivoluzionario, e non contare, come l’eroe di Spielberg, su poteri antigravitazionali che non ha: e va sottolineato purtroppo, perché se trasferiti alla cittadinanza, questi poteri potrebbero almeno agevolarla nel sorvolare buche e ingorghi stradali. Ma ecco cosa fece il campione trentino. Era il 1984 e sembrava impossibile strappare il record dell’ora a Eddy Merckx. Moser ci riuscì innovando il mondo del ciclismo, ovvero introducendo la ruota lenticolare, non più i raggi a collegare il mozzo al cerchio, ma un’unica struttura solida e leggera allo stesso tempo. Altro particolare: le scarpette erano direttamente avvitate ai pedali, per cui una volta in sella, Moser non avrebbe più potuto avere dubbi o ripensamenti. Infatti, non li ebbe e riuscì nell’impresa. Ora, non essendo un extraterrestre né un recordman della velocità su due ruote a trazione muscolare, cosa può fare Manfredi se non misurarsi con la cruda realtà? E la realtà è che nonostante tutto, nonostante il ricorso, suggerito dallo stesso sindaco, al manuale Cencelli, i partiti, nelle municipalità, continuano a non mettersi d’accordo sulla spartizione degli assessorati. Ciò vuol dire, non solo, che le municipalità ancora non funzionano, ma anche che il sindaco, pur essendo il capo della maggioranza che lo ha eletto, non ha alcun potere su di essa, non riesce a governarla politicamente. Di questo si è avuta conferma anche in occasione dell’ultimo Consiglio comunale, quando al momento della verifica, l’opposizione ha avuto buon gioco a dimostrare che non c’erano le presenze sufficienti per continuare, e dunque tutti a casa e addio discussione sui temi caldi della città. In più, il giorno dopo, Manfredi ha trovato conforto nella partecipazione all’assemblea di un’associazione che, avendo tra gli animatori anche il coordinatore delle deleghe sindacali, non può che essere il «pensatoio» di riferimento del sindaco. Qualcuno, in verità, si è spinto anche oltre, fino a vedere in questa iniziativa lo stato nascente di un partito del sindaco. Manfredi ha esplicitamente negato l’ipotesi. Ma non è questo il punto. Il punto è che la catena di governo di una grande città non può dipendere dalle bizzarrie del momento. A meno che non si pensi davvero che sia tutto inutile – pura scena, pura retorica democratica – e che possano invece bastare un buon sindaco e una ristretta e fidata squadra di tecnici. Qualche esempio per capirci. Le municipalità sono un orpello, un barocchismo del sistema partecipativo? Allora bisognava dirlo prima. Ora c’è solo da farle funzionare, e bene, perché chi non dà dignità alla rappresentanza «periferica» non è meno responsabile del vigile inadempiente o dell’impiegato assenteista. Ancora. Le deleghe concentrate nelle mani del sindaco sono troppo? Non serve che qualcuno le coordini, cosa che ha del paradossale, se solo ci si pensa. Serve, semmai, nominare qualche assessore in più. E così, se si dà vita a «pensatoi» per irrobustire il senso civico, dovrà essere assolutamente evitato ogni equivoco circa una loro funzione «sostitutiva» degli organismi istituzionali primari. Infine, la maggioranza manfrediana – della cui forza ci si è vantati alle elezioni – già non è più in grado, a sette mesi dal voto, di far funzionare il Consiglio comunale? Non è una bazzecola. È un pessimo segnale, e come tale va colto. Insomma, la massima trasparenza su chi decide e come è la vera e unica ruota di Moser di cui Napoli ha bisogno. 19 maggio 2022 | 09:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-19 07:04:00, Mezzogiorno, 19 maggio 2022 – 09:04 di Marco Demarco Poniamo che il Comune sia una ruota, meglio, un cerchione di bicicletta. E che le municipalità siano invece i raggi, cioè strutture fragilissime, eppure indispensabili al funzionamento dell’ingranaggio complessivo. La questione è questa: può, un sindaco che non si preoccupa del mozzo, cioè del punto di convergenza di tutti i raggi, far funzionare la bicicletta amministrativa? Risposta: sì che può, ma a una condizione. Dovrebbe fare come Moser e non come E.T. Dovrebbe inventarsi qualcosa di alternativo, di rivoluzionario, e non contare, come l’eroe di Spielberg, su poteri antigravitazionali che non ha: e va sottolineato purtroppo, perché se trasferiti alla cittadinanza, questi poteri potrebbero almeno agevolarla nel sorvolare buche e ingorghi stradali. Ma ecco cosa fece il campione trentino. Era il 1984 e sembrava impossibile strappare il record dell’ora a Eddy Merckx. Moser ci riuscì innovando il mondo del ciclismo, ovvero introducendo la ruota lenticolare, non più i raggi a collegare il mozzo al cerchio, ma un’unica struttura solida e leggera allo stesso tempo. Altro particolare: le scarpette erano direttamente avvitate ai pedali, per cui una volta in sella, Moser non avrebbe più potuto avere dubbi o ripensamenti. Infatti, non li ebbe e riuscì nell’impresa. Ora, non essendo un extraterrestre né un recordman della velocità su due ruote a trazione muscolare, cosa può fare Manfredi se non misurarsi con la cruda realtà? E la realtà è che nonostante tutto, nonostante il ricorso, suggerito dallo stesso sindaco, al manuale Cencelli, i partiti, nelle municipalità, continuano a non mettersi d’accordo sulla spartizione degli assessorati. Ciò vuol dire, non solo, che le municipalità ancora non funzionano, ma anche che il sindaco, pur essendo il capo della maggioranza che lo ha eletto, non ha alcun potere su di essa, non riesce a governarla politicamente. Di questo si è avuta conferma anche in occasione dell’ultimo Consiglio comunale, quando al momento della verifica, l’opposizione ha avuto buon gioco a dimostrare che non c’erano le presenze sufficienti per continuare, e dunque tutti a casa e addio discussione sui temi caldi della città. In più, il giorno dopo, Manfredi ha trovato conforto nella partecipazione all’assemblea di un’associazione che, avendo tra gli animatori anche il coordinatore delle deleghe sindacali, non può che essere il «pensatoio» di riferimento del sindaco. Qualcuno, in verità, si è spinto anche oltre, fino a vedere in questa iniziativa lo stato nascente di un partito del sindaco. Manfredi ha esplicitamente negato l’ipotesi. Ma non è questo il punto. Il punto è che la catena di governo di una grande città non può dipendere dalle bizzarrie del momento. A meno che non si pensi davvero che sia tutto inutile – pura scena, pura retorica democratica – e che possano invece bastare un buon sindaco e una ristretta e fidata squadra di tecnici. Qualche esempio per capirci. Le municipalità sono un orpello, un barocchismo del sistema partecipativo? Allora bisognava dirlo prima. Ora c’è solo da farle funzionare, e bene, perché chi non dà dignità alla rappresentanza «periferica» non è meno responsabile del vigile inadempiente o dell’impiegato assenteista. Ancora. Le deleghe concentrate nelle mani del sindaco sono troppo? Non serve che qualcuno le coordini, cosa che ha del paradossale, se solo ci si pensa. Serve, semmai, nominare qualche assessore in più. E così, se si dà vita a «pensatoi» per irrobustire il senso civico, dovrà essere assolutamente evitato ogni equivoco circa una loro funzione «sostitutiva» degli organismi istituzionali primari. Infine, la maggioranza manfrediana – della cui forza ci si è vantati alle elezioni – già non è più in grado, a sette mesi dal voto, di far funzionare il Consiglio comunale? Non è una bazzecola. È un pessimo segnale, e come tale va colto. Insomma, la massima trasparenza su chi decide e come è la vera e unica ruota di Moser di cui Napoli ha bisogno. 19 maggio 2022 | 09:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA ,