di Giusi Fasano, nostra invita a Leopoli
Medici senza frontiere ha allestito una clinica mobile per portare i pazienti lontano dal fronte di guerra: circa 200 persone sono state già curate. Nuovo viaggio in corso
Una specie di trenino delle favole. Va dove serve che vada, devia percorso, si ferma ad aspettare chi è in ritardo, procede lento, a volte torna indietro, fa tappe non previste, si allunga e si accorcia… La sagoma esterna è quella del treno, d’accordo. Ma dentro è un’altra cosa: ci sono lettini, flebo, medici, infermieri, impianti per l’ossigeno, farmaci e attrezzature mediche di emergenza.
Medici senza frontiere, con Ferrovie e ministero della Salute ucraini, hanno sventrato quattro vagoni, hanno adattato l’ambiente alle esigenze mediche, hanno messo a punto il sistema elettrico necessario e hanno creato una clinica mobile che viaggia lungo la rotta ferroviaria del Paese per portare in salvo pazienti dalla linea del fronte. Un mini-treno da due a quattro carrozze, secondo i bisogni del momento, e nei prossimi giorni sarà operativo un nuovo vagone con la terapia intensiva.
Finora in cinque viaggi (un sesto è in corso) questo sistema ha consentito a circa duecento persone di raggiungere ospedali e cure lontano dalle zone dei combattimenti. L’ultimo trasferimento ha portato in salvo 16 bambini (in viaggio con le loro mamme) feriti dalle schegge nell’esplosione alla stazione di Kramatorsk. Nei viaggi precedenti c’era gente con il fisico e il cuore segnati dall’orrore di Bucha, Mariupol, Borodyanka: prelevati negli ospedali di Zaporizhzhia, Dnipro oppure a Kiev, e portati a Ovest, molti a Lviv, Leopoli. Sul treno-ospedale è salito anche qualcuno con problemi medici non legati alla guerra, spesso anziani rimasti senza più nessuno ma con il disperato bisogno di assistenza e cure. Enrico Vallaperta è un infermiere di Verona che lavora da sei anni con Medici Senza Frontiere dopo 20 passati in ospedale in Italia.
È stato sul treno accanto ai bambini feriti a Kramatorsk e dice di aver notato un dettaglio: «Nessuno di loro e men che meno le loro mamme guardavano fuori dal finestrino. Hanno tenuto le tendine abbassate per tutto il tempo, cioè più di venti ore, i piccoli abbracciati al pelouche o alla mamma e spaventati se lei si allontanava anche solo un minuto». Ha notato anche un’altra cosa, Enrico. Che «ciascuna famiglia, salendo, tendeva a creare un suo spazietto: mettere la coperta in un certo modo, sistemare il pelouche sempre sullo stesso lato, tenere ordinate quelle poche cose che avevano… Mi è sembrato che fosse il modo di ricreare un angolino della casa abbandonata in fretta chissà dove». Umanità in fuga. Vite in movimento verso un futuro incerto. Pensieri. E nessuna voglia di osservare l’Ucraina che scorre fuori dal finestrino.
14 aprile 2022 (modifica il 14 aprile 2022 | 23:59)
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, 2022-04-14 22:24:00, Medici senza frontiere ha allestito una clinica mobile per portare i pazienti lontano dal fronte di guerra: circa 200 persone sono state già curate. Nuovo viaggio in corso , Giusi Fasano, nostra invita a Leopoli