Negli ultimi dieci anni, le scuole italiane hanno registrato un aumento dei disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa). Secondo i dati dell’Ufficio scolastico regionale di Bologna, quasi 7 studenti su 100 sono stati diagnosticati con Dsa, portando il totale a 6.476 ragazzi nell’ultimo anno scolastico. Questa crescita è particolarmente evidente nelle scuole superiori, dove le diagnosi hanno visto un aumento del 500%.
Al Corriere della Sera, Simona Chiodo, direttrice della Neuropsichiatra infantile dell’Ausl, sottolinea l’importanza di considerare l’effetto della didattica a distanza come uno dei possibili fattori dietro questo aumento. La didattica online ha cambiato il modo in cui gli studenti interagiscono con i loro insegnanti, rendendo più difficile per loro ricevere feedback immediato sulle lacune nel loro apprendimento.
Tuttavia, la didattica a distanza potrebbe non essere l’unico colpevole. Chiodo sottolinea che c’è stata una crescente consapevolezza dei Dsa tra le istituzioni scolastiche e le famiglie. Molti genitori, che in passato avrebbero potuto scartare le difficoltà di apprendimento dei loro figli come semplice svogliatezza, ora cercano diagnosi e supporto professionale. Questo aumento della consapevolezza ha portato a un aumento delle diagnosi.
Inoltre, Chiodo ha osservato un aumento dei disturbi del linguaggio nei bambini più piccoli, come i parlatori tardivi, che sono noti per essere precursori dei Dsa. Questa tendenza suggerisce che potrebbero esserci fattori di base, come i cambiamenti nello sviluppo del linguaggio, che stanno guidando l’aumento delle diagnosi.
Nonostante l’attuale trend in aumento, Chiodo è ottimista sul futuro. L’Ausl ha avviato un progetto con le scuole per identificare e sostenere gli studenti “più fragili” durante i primi due anni delle scuole elementari. Questo approccio preventivo mira a fornire un supporto precoce, permettendo ai bambini di superare le loro difficoltà senza l’etichetta di una diagnosi medica.
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