Inchiesta Covid, Alzano Lombardo e Nembro: discussioni e contrasti. Il Cts propose la zona rossa allunanimità

Inchiesta Covid, Alzano Lombardo e Nembro: discussioni e contrasti. Il Cts propose la zona rossa allunanimità

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di Adriana LogroscinoL’ordinanza non fu mai firmata dal premier. Lo stupore degli esperti inascoltati il 3 marzo 2020 e nonostante la discussione a tratti accesa, il Comitato tecnico-scientifico mette nero su bianco che la zona rossa, gi prevista per dieci Comuni del Lodigiano e per Vo’ Euganeo, deve essere estesa ad Alzano Lombardo e a Nembro. L’Rt sicuramente superiore a 1, il che costituisce un indicatore di alto rischio di ulteriore diffusione del contagio. Il Comitato propone di adottare le opportune misure restrittive previste nei Comuni della zona rossa, anche ad Alzano Lombardo e a Nembro, al fine di limitare la diffusione dell’infezione. Questo criterio oggettivo potr in futuro essere applicato in contesti analoghi, si legge nel verbale approvato all’unanimit. I dati dell’Istituto superiore di sanit relativi ai due Comuni, e il successivo colloquio telefonico con l’assessore e con il dirigente regionale alla Sanit lombarda, Giulio Gallera e Luigi Cajazzo, non lasciano spazio a dubbi. Cos il Cts muove quel passo, d un parere. Parere che per non si traduce in un decreto del governo: il provvedimento di estensione della zona rossa viene predisposto, ma resta una bozza. , quella, una delle pochissime volte in cui le indicazioni degli esperti non vengono recepite dal governo. Non ce l’aspettavamo. Tuttavia forse oggi non si ricorda pi quanto fossero forti in quei giorni le pressioni contro la zona rossa di una parte della politica e dell’impresa, ripercorre con la memoria uno dei componenti di quel Cts. I primi mesi del 2020 sono quelli di massimo caos: le notizie e gli allarmi si susseguono e vengono immediatamente sorpassati dall’input successivo. Medici e vertici delle istituzioni si trovano di fronte a un’emergenza di proporzioni planetarie, che nessuno pronto ad affrontare. Il 14 gennaio l’Organizzazione mondiale della sanit annuncia che il virus non si trasmette da uomo a uomo e che non ci sono le condizioni per l’attuazione di un piano pandemico. Il 21 gennaio sempre l’Oms documenta che i dati raccolti suggeriscono una trasmissione da uomo a uomo e d il via all’allerta pandemica. Il 31 gennaio viene dichiarata l’emergenza nazionale. Pur dovendo rincorrere le informazioni sul virus, gli organismi che governano la sanit in Italia tentano di individuare le contromisure in tempo reale. Tra queste, il 5 febbraio, l’istituzione del Cts. La sua funzione, scritto nel decreto di nomina, di consulenza e supporto alle attivit per il superamento dell’emergenza epidemiologica. Consulenza e supporto, appunto, come ribadiscono adesso i componenti: Le nostre erano indicazioni, a decidere era la politica, che anche sulla riapertura delle scuole non ci segu. Il riferimento ad aprile del 2021: il Cts emetteva un parere con il quale sconsigliava la riapertura delle scuole nelle zone gialle e arancioni, ma il governo, allora guidato da Draghi, disponeva il ritorno tra i banchi. A marzo 2020, mentre il Covid manifesta tutta la sua virulenza in Lombardia e la politica si divide sulle contromisure — sono i giorni della campagna Bergamo non si ferma — il Cts valuta le contromosse con riunioni quasi quotidiane. Il 3 marzo esamina l’estensione della zona rossa. Nel comitato, geriatri e pediatri manifestano dei dubbi: chiudere tutto e isolare i cittadini poteva esporre i pi fragili, anziani, bambini, malati cronici, ad altri rischi. Al termine della riunione, per, prevale la posizione di infettivologi e rappresentanti dei dirigenti ospedalieri, delle terapie intensive. Tuttavia quel parere non si trasformer mai in un provvedimento. E una settimana dopo per l’intero Paese sar lockdown. 4 marzo 2023 (modifica il 4 marzo 2023 | 00:19) © RIPRODUZIONE RISERVATA , , https://www.corriere.it/rss/politica.xml,

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