di Marco CremonesiIl deputato del Carroccio esce definitivamente dall’indagine «spese pazze» dopo la condanna in primo grado e l’assoluzione della corte d’appello: riformare la magistratura
«Mi piacerebbe che ci fosse una grande spinta riformista dentro la magistratura. Per cambiare un sistema che non aiuta i tantissimi giudici che fanno il loro lavoro nel migliore dei modi». Edoardo Rixi, deputato della Lega e già viceministro, esce definitivamente dall’inchiesta sulle «spese pazze» dei consiglieri regionali liguri. E con lui, escono dalla stessa inchiesta altri 18 suoi colleghi: la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso contro l’assoluzione in secondo grado che era stato proposto dalla Procura generale di Genova. L’indagine, più o meno analoga a quella svolte da numerose altre Procure in tutta Italia, riguardava fatti compresi tra il 2010 e il 2012. Rixi non è sorpreso: «Diciamo che, dopo la sentenza di assoluzione di secondo grado, mi ero un po’ rasserenato. Però, in un procedimento non sai mai che cosa può accadere». La cosa che ha semmai sorpreso il deputato è stato proprio «il ricorso in Cassazione fatto dalla Procura contro la nostra assoluzione. Perché una cosa sono le indagini, che sono giuste e doverose se ne esistono i presupposti. Cosa diversa è l’accanimento».
Quando fu condannato in primo grado, nel maggio 2019, Rixi diede immediatamente le dimissioni da vice ministro alle infrastrutture: «Ma certo. Ma mi diede fastidio che la sentenza di condanna era stata annunciata con una conferenza stampa dalla Procura di Genova. Fui dipinto come chissà quale furbo e fu richiesta una condanna che sarebbe stata pesante e sproporzionata anche se avessi commesso il reato da poche migliaia di euro per il quale ero stato imputato: tre anni e mezzo e interdizione perpetua dai pubblici uffici». Insomma: «Una richiesta del genere mi era sembrata un modo per impedirmi di compiere la mia attività politica. E in parte lo è stato. Oltre alle dimissioni da vice ministro, la condanna mi impedì di assumere incarichi nella giunta regionale ligure. Per non parlare della mia vita personale. Per dire: ho fatto fatica ad accendere un mutuo per la prima casa. Se non mi avessero dato una mano i miei genitori, avrei anche perso i soldi della caparra che avevo dato in vista dell’acquisto».
Le inchieste per le spese dei consiglieri regionali riguardarono praticamente tutta Italia. Il problema, prosegue Rixi, è che in Liguria «tutti sono stati dichiarati innocenti, a tutti è costato qualcosa come 100mila euro in spese, a tutti è cambiata la vita per dieci anni, a qualcuno per sempre. Mi pare che qualcosa non funzioni. Ma, devo dire, non tanto tra i singoli giudici, tutti all’altezza. Semmai è la Procura: io credo che per un magistrato la riservatezza dovrebbe essere il primo requisito». Più in generale, l’ordinamento ora va a scapito anche dei «tantissimi giudici in gamba che rischiano di rimanere schiacciati da un sistema che premia le tesi pre confezionate». Il rammarico di Rixi riguarda i referendum promossi dalla Lega e dai Radicali: «La responsabilità civile dei magistrati sarebbe stata cosa buona e giusta, spiace che la Consulta non abbia avuto il coraggio di sottoporla a referendum». Quanto alla legge Severino, che impedisce l’attività politica anche con una condanna soltanto in primo grado, è «ingiusta. Peccato che Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia non lo abbiano capito».
16 marzo 2022 (modifica il 16 marzo 2022 | 21:48)
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, 2022-03-16 20:50:00, Il deputato del Carroccio esce definitivamente dall’indagine «spese pazze» dopo la condanna in primo grado e l’assoluzione della corte d’appello: riformare la magistratura, Marco Cremonesi
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