Governo, ultimatum della Lega a Meloni: appoggio esterno se Salvini non avrà il Viminale

Governo, ultimatum della Lega a Meloni: appoggio esterno se Salvini non avrà il Viminale

Spread the love

di Paola Di Caro

Un’ora di faccia a faccia tra i due alleati non scioglie i nodi. La leader: «Ottimista io? Sempre. E sono arrivata fin qui». E avrà presto un confronto anche con Berlusconi

Alla fine di un’altra giornata di lavoro a testa bassa — tra incontri, telefonate, vertici ristrettissimi e studio dei dossier economici che le fanno tremare le vene ai polsi — Giorgia Meloni esce dal suo studio alla Camera e concede un’unica battuta ai cronisti: «Ottimista io? Sempre. Sono arrivata fin qui…».

E però la leader di Fratelli d’Italia sa che avrà una bella montagna da scalare. Quella della formazione del governo, un puzzle complicato soprattutto perché al momento non è ancora sciolto il grande nodo del ruolo che Matteo Salvini dovrà (e vuole) avere nell’esecutivo. Non è bastato l’incontro ieri tra la stessa Meloni e il leader leghista — un’ora di faccia a faccia nell’ufficio della premier in pectore — per superare quello che appare uno scoglio pericoloso. Perché il segretario del Carroccio, che già prima dell’incontro aveva ribadito quanto ci tenga al Viminale — «Ci vuole qualcuno che torni a difendere e proteggere confini, leggi, forze dell’ordine e sicurezza in Italia. Qualche idea ce l’abbiamo» — non ha fatto certo marcia indietro nel colloquio, pur sapendo che la Meloni è molto fredda al riguardo.

La nota finale in realtà è conciliante: «Il colloquio si è svolto in un clima di grande collaborazione e unità di intenti» e «entrambi i leader hanno ribadito il grande senso di responsabilità» che la vittoria alle elezioni comporta. Non si fa cenno a trattative sulla compagine di governo, ma in serata fonti ufficiali di FdI hanno comunicato che «non si è parlato né oggi e né in questi giorni di nomi, incarichi, attribuzioni di deleghe né separazioni di ministeri e sono prive di fondamento retroscena di stampa su presunti veti, così come le notizie già smentite da Palazzo Chigi su un “patto” Meloni-Draghi». Smentite che erano arrivate già in mattinata, su «virgolettati» a lei attribuiti molto duri nei confronti dell’alleato.

Però, a fronte del «nessun veto» che anche nell’incontro Meloni avrebbe assicurato a Salvini, pur spiegando che serve tempo per arrivare a un accordo complessivo che tenga conto della necessità di formare un governo «autorevole e competente», resta nell’aria la tensione. Sia in FI che in FdI si racconta di «messaggi» recapitati dagli sherpa leghisti agli omologhi dei due partiti con tono piuttosto minaccioso: se Salvini non avrà il Viminale , il partito potrebbe limitarsi all’appoggio esterno.

Una eventualità che difficilmente Salvini può aver prospettato a Meloni nel colloquio, ma voci e racconti che dicono molto di come la questione sia delicata e al momento blocchi tutta la formazione del governo, nonché le decisioni sulle presidenze delle Camere (l’ipotesi di concedere una Camera all’opposizione, accarezzata da Meloni, vede il no degli alleati). D’altra parte, sembra proprio che per la futura premier avere Salvini al governo in un ministero così cruciale sia problematico sia per i suoi trascorsi al Viminale (il processo Open Arms è in corso), sia per l’effervescenza del collega che potrebbe — dicono da FdI — creare «un caso al giorno, mentre lei «vuole un governo serio e inattaccabile sotto ogni profilo, in casa e all’estero».

Che fare dunque? C’è chi conta su uno stop dal Quirinale, chi spera che Salvini possa «accontentarsi» della presidenza del Senato, come alcuni fra i suoi («Quelli che vogliono farlo fuori dal partito», dice maliziosamente un big di FdI) gli suggeriscono, chi che alla fine possa decidere lui stesso di farsi da parte se la situazione si facesse troppo difficile. E c’è sempre sullo sfondo l’ipotesi vice premier che però, aveva avvertito Tajani nel colloquio non facile con Meloni il giorno prima, a quel punto «dovrebbe prevedere un vice premier anche per noi», e in ogni caso una parità di ministeri tra Lega e FI, con almeno un ministro di peso per gli azzurri (Esteri il dicastero preferito).

Meloni ne parlerà a breve con Silvio Berlusconi, se è vero che secondo Licia Ronzulli «si vedranno presto», ma una cosa è certa: il percorso, dicono i suoi è «ancora lungo». E tortuoso. Nel frattempo, c’è da preparare una manovra con margini di spesa minimi, il tutto in tempi strettissimi: c’è addirittura chi non esclude che i passaggi per il giuramento potrebbero essere molto abbreviati, anche una settimana dopo la prima riunione delle Camere, il 13 ottobre. Meloni non ha tempo da perdere, ma non può sbagliare una mossa. E lo sa.

29 settembre 2022 (modifica il 29 settembre 2022 | 07:34)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-09-29 05:37:00, Un’ora di faccia a faccia tra i due alleati non scioglie i nodi. La leader: «Ottimista io? Sempre. E sono arrivata fin qui». E avrà presto un confronto anche con Berlusconi, Paola Di Caro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.