Il cardinal Martini  un santo per Milano

DOMENICA 2 OTTOBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
la sua risposta al lettore Masino è, per me, quasi condivisibile. Il quasi si riferisce al suo «sussurro dall’ultimo banco», ovvero alla proposta per la santificazione del cardinale Carlo Maria Martini. Nulla da eccepire sulla statura morale e culturale del cardinale, ma ricordo che proprio nel periodo «caldo» del suo mandato scoppiò Mani pulite che portò alla fuga in Tunisia del dirimpettaio del cardinale. A Milano quasi tutti più o meno sapevano di come andavano le cose, ma fino alle prime esequie il cardinale, almeno ufficialmente, non disse nulla. Correva voce che alle sue umane, non nascoste, aspirazioni papali, papa Wojtyla abbia commentato «… difficile che un Martini rosso si trasformi in un Martini bianco». Insomma un possibile santo molto «umano».
Gino Codella, Seriate (Bg)

Caro Gino,
Fare i santi è un mestiere che spetta al Papa e agli uomini di Chiesa da lui delegati. Tuttavia, siccome in questa pagina si discute liberamente di tutto, a tanti lettori non solo milanesi l’idea di Martini santo piacerebbe molto. Altri hanno espresso perplessità sull’ipotesi che alti prelati investiti di un ruolo e quindi di potere possano avere l’umiltà dei santi; e in effetti un Papa è anche un sovrano assoluto. Ma Martini Papa non lo diventò, né lo voleva diventare. Lei, gentile signor Codella, chiama in causa Tangentopoli e la fuga di Craxi. Ma cosa c’entra Martini? Sua sorella ha ricordato sorridendo quando lo prendeva un po’ in giro: «Tu fai le tue prediche, ma poi i tuoi parroci fanno votare Lega…». In realtà, la Chiesa non ha più il peso politico di un tempo. L’arcivescovo di Milano era un uomo molto influente. Se lei va a Trento, vedrà che il Duomo e il palazzo da cui il principe vescovo dominava la città sono uniti e formano come una fortezza. Di Martini, però, conservo il ricordo di una persona dolcissima. Consapevole della propria statura intellettuale, e nel contempo umile. Non solo quando stava morendo a Gallarate, ma anche quando mi ricevette a Gerusalemme, alla vigilia del conclave del 2005, dove tutti sapevano che avrebbe avuto un ruolo; eppure la prima cosa che mi disse fu che il Parkinson non gli dava tregua. Non aveva insomma timore di mostrarsi nudo e fragile di fronte a un giornalista che conosceva appena. Questo era l’uomo. A bene indagare, poi, si troverà che ha compiuto pure qualche miracolo. La sorella dice che fece apparire il padre, la madre e il fratello morti. Ma anche farsi consegnare dai terroristi le armi nascoste fu un miracolo non da poco. E in fondo la diocesi di Milano, da Sant’Ambrogio a San Carlo, ha una bella tradizione di vescovi santi.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Noi docenti siamo sempre quelli con tante vacanze»

Sono un’insegnante di scuola primaria, ho dedicato una vita alla scuola pubblica. Un insegnante trasforma il proprio lavoro in passione perché la scuola ti fa questo effetto, malgrado tutto. Abbiamo imparato ad affrontare con flessibilità e senso di responsabilità tutte le novità e gli imprevisti che poi si sono tradotti in ulteriori carichi di lavoro. La tecnologia ci ha aiutato molto, ma ha richiesto e richiede continuo aggiornamento. Non si perde occasione per chiedere alla scuola di provvedere ad arginare i fenomeni che investono la società, come se potesse trovare la soluzione, e spesso la trova, a tutti i mali. Oltre ai piani di studio e ai curricula d’istituto, dobbiamo provvedere ad affrontare le problematiche del bullismo e cyberbullismo, l’educazione affettiva e sessuale, l’educazione alimentare, ambientale, alla salute, stradale. Purtroppo nell’immaginario collettivo gli insegnanti sono ancora coloro che sono occupati con la classe per 24 o 18 ore alla settimana e hanno tre mesi di vacanza. Invece le ore e ore di pianificazione, valutazione, esami, scrutini, commissioni di lavoro, riunioni, rapporti con le famiglie, adempimenti burocratici legati anche alla presenza massiccia di alunni e alunne con bisogni speciali o disturbi d’apprendimento, impegnano ampiamente le restanti parti del giorno e a volte della notte, ore che lo Stato considera come obblighi di servizio facenti parte di una imprecisata funzione docente dove impegno e tempo sono lasciati alla coscienza e alla sensibilità individuale. E per concludere con retribuzioni ferme da anni e che risultano le più basse in Europa. Mara Granvillani

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-10-01 20:51:00,

DOMENICA 2 OTTOBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
la sua risposta al lettore Masino è, per me, quasi condivisibile. Il quasi si riferisce al suo «sussurro dall’ultimo banco», ovvero alla proposta per la santificazione del cardinale Carlo Maria Martini. Nulla da eccepire sulla statura morale e culturale del cardinale, ma ricordo che proprio nel periodo «caldo» del suo mandato scoppiò Mani pulite che portò alla fuga in Tunisia del dirimpettaio del cardinale. A Milano quasi tutti più o meno sapevano di come andavano le cose, ma fino alle prime esequie il cardinale, almeno ufficialmente, non disse nulla. Correva voce che alle sue umane, non nascoste, aspirazioni papali, papa Wojtyla abbia commentato «… difficile che un Martini rosso si trasformi in un Martini bianco». Insomma un possibile santo molto «umano».
Gino Codella, Seriate (Bg)

Caro Gino,
Fare i santi è un mestiere che spetta al Papa e agli uomini di Chiesa da lui delegati. Tuttavia, siccome in questa pagina si discute liberamente di tutto, a tanti lettori non solo milanesi l’idea di Martini santo piacerebbe molto. Altri hanno espresso perplessità sull’ipotesi che alti prelati investiti di un ruolo e quindi di potere possano avere l’umiltà dei santi; e in effetti un Papa è anche un sovrano assoluto. Ma Martini Papa non lo diventò, né lo voleva diventare. Lei, gentile signor Codella, chiama in causa Tangentopoli e la fuga di Craxi. Ma cosa c’entra Martini? Sua sorella ha ricordato sorridendo quando lo prendeva un po’ in giro: «Tu fai le tue prediche, ma poi i tuoi parroci fanno votare Lega…». In realtà, la Chiesa non ha più il peso politico di un tempo. L’arcivescovo di Milano era un uomo molto influente. Se lei va a Trento, vedrà che il Duomo e il palazzo da cui il principe vescovo dominava la città sono uniti e formano come una fortezza. Di Martini, però, conservo il ricordo di una persona dolcissima. Consapevole della propria statura intellettuale, e nel contempo umile. Non solo quando stava morendo a Gallarate, ma anche quando mi ricevette a Gerusalemme, alla vigilia del conclave del 2005, dove tutti sapevano che avrebbe avuto un ruolo; eppure la prima cosa che mi disse fu che il Parkinson non gli dava tregua. Non aveva insomma timore di mostrarsi nudo e fragile di fronte a un giornalista che conosceva appena. Questo era l’uomo. A bene indagare, poi, si troverà che ha compiuto pure qualche miracolo. La sorella dice che fece apparire il padre, la madre e il fratello morti. Ma anche farsi consegnare dai terroristi le armi nascoste fu un miracolo non da poco. E in fondo la diocesi di Milano, da Sant’Ambrogio a San Carlo, ha una bella tradizione di vescovi santi.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Noi docenti siamo sempre quelli con tante vacanze»

Sono un’insegnante di scuola primaria, ho dedicato una vita alla scuola pubblica. Un insegnante trasforma il proprio lavoro in passione perché la scuola ti fa questo effetto, malgrado tutto. Abbiamo imparato ad affrontare con flessibilità e senso di responsabilità tutte le novità e gli imprevisti che poi si sono tradotti in ulteriori carichi di lavoro. La tecnologia ci ha aiutato molto, ma ha richiesto e richiede continuo aggiornamento. Non si perde occasione per chiedere alla scuola di provvedere ad arginare i fenomeni che investono la società, come se potesse trovare la soluzione, e spesso la trova, a tutti i mali. Oltre ai piani di studio e ai curricula d’istituto, dobbiamo provvedere ad affrontare le problematiche del bullismo e cyberbullismo, l’educazione affettiva e sessuale, l’educazione alimentare, ambientale, alla salute, stradale. Purtroppo nell’immaginario collettivo gli insegnanti sono ancora coloro che sono occupati con la classe per 24 o 18 ore alla settimana e hanno tre mesi di vacanza. Invece le ore e ore di pianificazione, valutazione, esami, scrutini, commissioni di lavoro, riunioni, rapporti con le famiglie, adempimenti burocratici legati anche alla presenza massiccia di alunni e alunne con bisogni speciali o disturbi d’apprendimento, impegnano ampiamente le restanti parti del giorno e a volte della notte, ore che lo Stato considera come obblighi di servizio facenti parte di una imprecisata funzione docente dove impegno e tempo sono lasciati alla coscienza e alla sensibilità individuale. E per concludere con retribuzioni ferme da anni e che risultano le più basse in Europa. Mara Granvillani

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, Aldo Cazzullo

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