GIOVED 2 FEBBRAIO 2023
risponde Aldo Cazzullo
Caro Aldo,
ora la gente non socializza pi. Ora si reca in pellegrinaggio verso le cattedrali del commercio e alla sera si rinchiude nel proprio loculo familiare davanti alla tv rischiarata dalla luce votiva dove nell’intervallo tra uno spot pubblicitario e l’altro, se non si addormenta forse riesce a vedere il film intero. Meno male che esiste ancora una minoranza di persone che rifiutano questo scempio culturale e vanno avanti ancora a muso duro senza condizionamenti della societ dei consumi.
Aldo Passarella
Caro Passarella,
Il centro commerciale e la tv hanno segnato la vita delle generazioni precedenti. Oggi la vera rivoluzione il telefonino, che cambier l’essere umano e le sue relazioni pi del fuoco e della ruota. Non si lasci ingannare dai capannelli fuori dai bar con il bicchiere in mano. Oggi i ragazzi sono drammaticamente soli. Faticano a trasformare i rapporti virtuali in rapporti reali. Hanno paura della fisicit. Per una minoranza che affronta il sesso in modo compulsivo, con mentalit da collezionista e senza coinvolgimenti sentimentali o almeno emotivi, ci sono moltissimi giovani che non riescono a trovare un partner o anche solo un amico. Il degrado dei rapporti umani era cominciato prima della rivoluzione digitale. Quante persone nuove conosciamo ogni anno? Quante persone lasciamo entrare nella nostra vita? Poche, temo. Ormai, oltre una certa et, la vita ce la siamo giocata. Ma chi invece la vita, la famiglia, il futuro se lo deve ancora costruire? Sul Corriere Walter Veltroni ha scritto della solitudine come dimensione esistenziale di quella che si autodefinisce l’ultima generazione. Leonard Berberi ha scritto tre mesi fa un’inchiesta sugli amori nati su Tinder, che non serve solo a organizzare incontri casuali ma a costruire storie che durano nel tempo. La Rete rappresenta senz’altro una grande opportunit, certo pi rapida delle antiche agenzie matrimoniali. Per l’impoverimento della vita reale una delle cause del disagio psicologico che segna le giovani generazioni.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
Storia
Quando Sonia Gandhi tornava nel nostro Piemonte
I l nome Gandhi evoca per me molti ricordi personali legati al ramo per cos dire italiano. A Sonia Gandhi, la donna che stata per molti anni leader del Partito del Congresso. E il cui figlio, Rahul, che ho conosciuto quando stato a Giaveno, comune di cui sono stato sindaco per molti anni. Perch a Giaveno? Perch nella mia cittadina ha frequentato le scuole medie sua madre, Sonia. Era iscritta all’istituto Maria Ausiliatrice. Arrivava ogni giorno con la corriera. La sua famiglia viveva infatti a Orbassano, non lontano dal mio comune. L il pap, il sig. Maino, aveva un’impresa edile. Prima che diventasse un’importante leader politica, andai un paio di volte a trovarla a Nuova Delhi, ricevendomi dopo aver chiesto un appuntamento attraverso la mamma e la sorella, proprietaria di un negozio di oggettistica a Rivalta. Mi ricevette, con altri giavenesi, senza troppe formalit. Ricordava tutti i suoi compagni di scuola chiedendomi notizie di loro. Il figlio Rahul, in occasione della sua venuta ad Orbassano per far visita ai nonni, mi aveva cercato perch voleva visitare Giaveno dove la madre aveva studiato. L’ho portato a visitare la citt e insieme abbiamo consumato una frugale colazione in un bar. Le relazioni con i giavenesi si allentarono inevitabilmente una volta diventata premier. Per le radici italiane si facevano sentire nella vita quotidiana di Sonia. L’italiano la lingua parlata dal figlio e all’Italia spesso si rivolge il pensiero di Sonia e di Rahul, perch la cultura e le radici della nostra vita le portiamo sempre con noi. Anche se, per ragioni politiche, nelle occasioni pubbliche la famiglia Gandhi evita accuratamente di parlare l’italiano perch sarebbe penalizzante sul piano politico.
Osvaldo Napoli
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Caos, code e tempi lunghi in aeroporto
Michele Calcaterra
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Si dia ai privati la possibilit di detrarre le fatture dei servizi
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LICEO MANZONI
Giusto che tutti gli studenti paghino per l’imbiancatura
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La mia proposta per reclutare personale nel comparto giustizia
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INVIATECI LE VOSTRE LETTERE
Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI – IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO
Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai.
GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA
Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica
VENERDI -L’AMORE
Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita.
SABATO -L’ADDIO
Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno.
DOMENICA – LA STORIA
Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia.
LA FOTO DEL LETTORE
Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.
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