Caro Aldo,
sulla Verità ho letto un articolo di Giancarlo Perna che proponeva di consegnare Mussolini alla storia d’Italia, come i francesi hanno fatto con Napoleone, «eroe collettivo». Lei cosa ne pensa?
Alessandro Parenti, Milano
Caro Alessandro,
La tesi di Giancarlo Perna è molto interessante, oltre che molto bene argomentata (l’autore del resto scrive magistralmente, è una delle firme storiche del giornalismo italiano). Però, lo dico con il massimo rispetto, è una tesi che non mi convince. In Francia Napoleone non è un «eroe collettivo». È un personaggio divisivo. C’è una destra nazionalista che lo adora, ma c’è una destra cattolica e legittimista che vede in lui un persecutore della Chiesa e degli aristocratici. C’è una sinistra laica che lo venera come il generale della rivoluzione francese, e c’è una sinistra radicale che lo considera imperialista, colonialista, schiavista (in effetti ripristinò la schiavitù abolita dalla Convenzione), guerrafondaio. L’anno scorso Emmanuel Macron ha commemorato i duecento anni della morte, ma una sua ministra, Elisabeth Moreno, l’ha definito «uno dei più grandi misogini della storia». L’ultimo presidente a rendere onore a Napoleone era stato Georges Pompidou nel 1969, per il bicentenario della nascita. L’ex primo ministro Dominique de Villepin ha dedicato a Bonaparte libri entusiasti; il suo rivale Nicolas Sarkozy l’aveva in gran dispitto, se non altro perché lo chiamavano il piccolo Napoleone. Napoleone, quello vero, ha in effetti commesso gli «immensi crimini» che ricorda giustamente Perna, gettando milioni di vite nella fornace della guerra — una guerra scatenata all’origine dalle potenze dell’Ancien Règime contro la Francia rivoluzionaria —, depredando tesori d’arte, piazzando sui troni d’Europa i parenti. Eppure resta, nel bene come nel male, uno dei più grandi uomini mai esistiti. Distrusse l’esercito austriaco ad Austerlitz e quello prussiano a Jena. In un’armata usa a essere comandata da principi e marchesi, disse che ogni soldato portava nello zaino il bastone da maresciallo. Diffuse in Europa le libertà civili della Rivoluzione, destinate a germinare pure dopo la Restaurazione. Risvegliò l’interesse degli studiosi e del mondo per la civiltà dell’Antico Egitto. Certo, la sua parabola si concluse con una rovinosa sconfitta. Insomma, potremmo discutere di Napoleone per giorni; e in effetti i francesi lo fanno da duecento anni. Mussolini ha lasciato agli italiani macerie: due milioni di vani distrutti nella guerra, un milione danneggiato; i risparmi non valevano più nulla; le forze armate furono sconfitte su tutti i fronti; il nostro Paese divenne un campo di battaglia. Il primo a definirlo «un capobanda» fu Turati, che lo conosceva bene; l’ultimo fu Bottai, che lo conosceva benissimo. E nei giorni cupi della guerra Leo Longanesi, che non era certo un antifascista, annotò: «Mussolini regola tutto in rapporto alle sue ambizioni personali, meschine e sconfinate».
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
Storia
«Quei duemila carabinieri deportati nei lager nazisti»
Caro Aldo, nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 1943 il Generale Rodolfo Graziani, Ministro per la difesa nazionale della Repubblica sociale italiana, emanava l’ordine di «Disarmo dei Carabinieri in Roma». «… Entro questa notte tutti i Carabinieri reali siano disarmati… a cura della P.A.I.». «Gli ufficiali resteranno nei rispettivi alloggiamenti sotto pena, in caso di disobbedienza, di esecuzione sommaria e di arresto delle rispettive famiglie». Molti di essi furono avvertiti: circa seimila carabinieri riuscirono a sottrarsi alla cattura e vennero organizzati nel Fronte militare clandestino dei carabinieri, che operò con il Fronte militare della resistenza del Colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo. Nello stesso tempo, purtroppo, oltre duemila carabinieri vennero deportati nei campi di concentramento nazisti in Germania e Polonia e più di seicento vennero uccisi, o non sopravvissero e morirono di stenti. Anna Maria Casavola ha scritto un importante libro di ricerca storica: «Carabinieri tra Resistenza e Deportazioni» (editore Studium). Proprio ieri 7 ottobre, la deportazione dei carabinieri nei lager nazisti è stata ricordata con un convegno presso il Museo storico della Liberazione a Roma, alla quale hanno partecipato la scrittrice Anna Maria Casavola, il generale Giancarlo Barbonetti e Antonio Parisella.
Paolo de Carolis
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SANITÀ
«Grazie ai medici che hanno salvato mia madre»
Franco Chiavatti , Perugia;
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FLAT TAX
«Ne abbiamo altre che sono applicate senza tener conto dei redditi»
Manuel Fantini
-
ANNIVERSARIO
«Noi fortunati, festeggiamo 54 anni di matrimonio»
P. A.
INVIATECI LE VOSTRE LETTERE
Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI – IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO
Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai.
GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA
Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica
VENERDI -L’AMORE
Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita.
SABATO -L’ADDIO
Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno.
DOMENICA – LA STORIA
Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia.
LA FOTO DEL LETTORE
Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.
Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere
, 2022-10-07 22:31:00,
Caro Aldo,
sulla Verità ho letto un articolo di Giancarlo Perna che proponeva di consegnare Mussolini alla storia d’Italia, come i francesi hanno fatto con Napoleone, «eroe collettivo». Lei cosa ne pensa?
Alessandro Parenti, Milano
Caro Alessandro,
La tesi di Giancarlo Perna è molto interessante, oltre che molto bene argomentata (l’autore del resto scrive magistralmente, è una delle firme storiche del giornalismo italiano). Però, lo dico con il massimo rispetto, è una tesi che non mi convince. In Francia Napoleone non è un «eroe collettivo». È un personaggio divisivo. C’è una destra nazionalista che lo adora, ma c’è una destra cattolica e legittimista che vede in lui un persecutore della Chiesa e degli aristocratici. C’è una sinistra laica che lo venera come il generale della rivoluzione francese, e c’è una sinistra radicale che lo considera imperialista, colonialista, schiavista (in effetti ripristinò la schiavitù abolita dalla Convenzione), guerrafondaio. L’anno scorso Emmanuel Macron ha commemorato i duecento anni della morte, ma una sua ministra, Elisabeth Moreno, l’ha definito «uno dei più grandi misogini della storia». L’ultimo presidente a rendere onore a Napoleone era stato Georges Pompidou nel 1969, per il bicentenario della nascita. L’ex primo ministro Dominique de Villepin ha dedicato a Bonaparte libri entusiasti; il suo rivale Nicolas Sarkozy l’aveva in gran dispitto, se non altro perché lo chiamavano il piccolo Napoleone. Napoleone, quello vero, ha in effetti commesso gli «immensi crimini» che ricorda giustamente Perna, gettando milioni di vite nella fornace della guerra — una guerra scatenata all’origine dalle potenze dell’Ancien Règime contro la Francia rivoluzionaria —, depredando tesori d’arte, piazzando sui troni d’Europa i parenti. Eppure resta, nel bene come nel male, uno dei più grandi uomini mai esistiti. Distrusse l’esercito austriaco ad Austerlitz e quello prussiano a Jena. In un’armata usa a essere comandata da principi e marchesi, disse che ogni soldato portava nello zaino il bastone da maresciallo. Diffuse in Europa le libertà civili della Rivoluzione, destinate a germinare pure dopo la Restaurazione. Risvegliò l’interesse degli studiosi e del mondo per la civiltà dell’Antico Egitto. Certo, la sua parabola si concluse con una rovinosa sconfitta. Insomma, potremmo discutere di Napoleone per giorni; e in effetti i francesi lo fanno da duecento anni. Mussolini ha lasciato agli italiani macerie: due milioni di vani distrutti nella guerra, un milione danneggiato; i risparmi non valevano più nulla; le forze armate furono sconfitte su tutti i fronti; il nostro Paese divenne un campo di battaglia. Il primo a definirlo «un capobanda» fu Turati, che lo conosceva bene; l’ultimo fu Bottai, che lo conosceva benissimo. E nei giorni cupi della guerra Leo Longanesi, che non era certo un antifascista, annotò: «Mussolini regola tutto in rapporto alle sue ambizioni personali, meschine e sconfinate».
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Caro Aldo, nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 1943 il Generale Rodolfo Graziani, Ministro per la difesa nazionale della Repubblica sociale italiana, emanava l’ordine di «Disarmo dei Carabinieri in Roma». «… Entro questa notte tutti i Carabinieri reali siano disarmati… a cura della P.A.I.». «Gli ufficiali resteranno nei rispettivi alloggiamenti sotto pena, in caso di disobbedienza, di esecuzione sommaria e di arresto delle rispettive famiglie». Molti di essi furono avvertiti: circa seimila carabinieri riuscirono a sottrarsi alla cattura e vennero organizzati nel Fronte militare clandestino dei carabinieri, che operò con il Fronte militare della resistenza del Colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo. Nello stesso tempo, purtroppo, oltre duemila carabinieri vennero deportati nei campi di concentramento nazisti in Germania e Polonia e più di seicento vennero uccisi, o non sopravvissero e morirono di stenti. Anna Maria Casavola ha scritto un importante libro di ricerca storica: «Carabinieri tra Resistenza e Deportazioni» (editore Studium). Proprio ieri 7 ottobre, la deportazione dei carabinieri nei lager nazisti è stata ricordata con un convegno presso il Museo storico della Liberazione a Roma, alla quale hanno partecipato la scrittrice Anna Maria Casavola, il generale Giancarlo Barbonetti e Antonio Parisella.
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-
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-
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P. A.
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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI – IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
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GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA
Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica
VENERDI -L’AMORE
Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita.
SABATO -L’ADDIO
Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno.
DOMENICA – LA STORIA
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, Aldo Cazzullo