Caro Aldo,
il 15 ottobre si è celebrato un anniversario significativo, don Giussani nasceva 100 anni fa. È un anniversario che riporta all’attenzione di tutti un uomo che ha dato una svolta non solo al cattolicesimo, ma alla cultura in quanto tale, perché ha indicato con chiarezza ciò che sta all’origine di ogni gesto umano. Su questo don Giussani ha aiutato tutti a riconoscere che l’essere umano non è definito dalle sue idee o dai suoi comportamenti, ma dal cuore. Questa memoria della sua nascita è l’occasione per riscoprire nella confusione e nell’incertezza di oggi un punto sicuro, il cuore che fa riconoscere il vero.
Gianni Mereghetti
Caro Gianni,
Grazie per il bel ricordo di don Luigi Giussani, che nasceva cent’anni fa in questi stessi giorni, a Desio, il paese di Achille Ratti, che divenne Papa con il nome di Pio XI. Nell’epoca in cui anche molti giovani cattolici erano affascinati dal comunismo, in particolare dalla terrificante e genocida versione asiatica, don Giussani difendeva una visione tradizionale e nello stesso tempo innovativa della cristianità. L’idea che comunicò ai giovani ben prima del Sessantotto, fin da quando a metà degli anni 50 iniziò a insegnare al Berchet, storico liceo milanese, si può forse così sintetizzare: la religione non si esaurisce nella morale. Credere non significa essere tristi. Il cristianesimo non è incompatibile con le gioie della vita: l’arte, la natura, lo stare insieme, financo il cibo e l’amore. La fede non è una dimensione privata ma pubblica. Memorabile il suo primo incontro con Karol Wojtyla, appena eletto Papa: «È un leone, è un leone!» continuava a ripetere Giussani all’uscita. Alcuni dei suoi allievi presero fin troppo alla lettera la sua apertura al mondo, e la commistione con il potere e gli affari non ha sempre giovato a Comunione e Liberazione. Tuttavia la creatura del fondatore è più viva che mai, come dimostra ogni anno a Rimini. Conobbi don Giussani nel 1985 all’università di Torino, dove teneva un corso per noi matricole. Va riconosciuto che non lo capimmo. Continuava a metterci in guardia dal marxismo, che sulla mia generazione non esercitava alcun fascino. Questo è uno dei pochi vantaggi che abbiamo avuto rispetto alla generazione precedente: nessuno di noi ha inneggiato a Mao e a Pol Pot nelle piazze, per poi magari diventare reazionario. Noi vivevamo il riflusso, e gli avvertimenti di don Giussani ci parevano un po’ fuori tempo. Ciò non significa che non fossero giusti.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
L’addio
«Caro Roberto, sei stato generoso sin da bambino»
Non ricordo i loro nomi o forse non li ho mai saputi. Erano due fratellini che si facevano trovare puntuali davanti a un cancello ogni volta che andavamo a scuola. Potevo avere circa dodici anni e mio fratello Roberto una decina. Partivamo dalla Colombella e facevamo la stessa strada tutte le mattine, io per andare alle medie e lui all’ultimo anno di elementari. Era un po’ di tempo che Roberto, arrivati all’altezza del cancello, si attardava con quei ragazzini per poi riprendermi di corsa. Diceva che gli piaceva sentirli parlare. Non gli credetti, Roberto aveva l’abitudine di sparare balle. Così non volendo una sera mi accorsi che prese due monetine da 10 lire dal resto della spesa che nostra madre aveva poggiato sulla credenza. Ricordo che il taglio di quelle monete era di una leggerissima lega, talmente leggera che era facile scordarsele in tasca ma se le ritrovavi era quasi una festa. Roberto sapeva cosa farne. Il mattino successivo mi fermai anch’io. I fratellini erano già lì. Spettinati, assonnati e sorridenti che facevano capolino dal cancello verde. Si dissero poche parole poi Roberto si infilò la mano nella tasca del grembiule e posò nelle loro mani le due monete, una per uno. I fratellini ci regalarono un sorriso immenso scappando via. Quel giorno a scuola pensai molto a quel gesto. Da allora sono passati molti anni. A pochi giorni dalla sua morte, a soli 52 anni, Roberto in ospedale cadde per recarsi in bagno. Era debolissimo, lo aiutò prontamente un compagno di stanza. Si chiamava Giuseppe. Passarono buona parte di quell’ultima notte a parlare delle loro vite. Giuseppe era uno dei due bambini che Roberto aveva aiutato.
Tuo fratello Giancarlo
-
BARLETTA
«L’odissea per intitolare l’aula magna a due dirigenti scolastici»
Maria Vincenza Giorgio
-
MARIO SIRONI
«La sua adesione al fascismo non è trascurabile»
Bruno Faccini , Milano;
-
NAPOLI
«Quelle bare in bilico, che tristezza»
Carlo Radollovich
-
PALLONCINI
«Sono divertenti, ma inquinano»
Francesco Gramaticopolo , Brescia;
INVIATECI LE VOSTRE LETTERE
Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI – IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO
Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai.
GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA
Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica
VENERDI -L’AMORE
Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita.
SABATO -L’ADDIO
Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno.
DOMENICA – LA STORIA
Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia.
LA FOTO DEL LETTORE
Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.
Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere
, 2022-10-19 22:09:00,
Caro Aldo,
il 15 ottobre si è celebrato un anniversario significativo, don Giussani nasceva 100 anni fa. È un anniversario che riporta all’attenzione di tutti un uomo che ha dato una svolta non solo al cattolicesimo, ma alla cultura in quanto tale, perché ha indicato con chiarezza ciò che sta all’origine di ogni gesto umano. Su questo don Giussani ha aiutato tutti a riconoscere che l’essere umano non è definito dalle sue idee o dai suoi comportamenti, ma dal cuore. Questa memoria della sua nascita è l’occasione per riscoprire nella confusione e nell’incertezza di oggi un punto sicuro, il cuore che fa riconoscere il vero.
Gianni Mereghetti
Caro Gianni,
Grazie per il bel ricordo di don Luigi Giussani, che nasceva cent’anni fa in questi stessi giorni, a Desio, il paese di Achille Ratti, che divenne Papa con il nome di Pio XI. Nell’epoca in cui anche molti giovani cattolici erano affascinati dal comunismo, in particolare dalla terrificante e genocida versione asiatica, don Giussani difendeva una visione tradizionale e nello stesso tempo innovativa della cristianità. L’idea che comunicò ai giovani ben prima del Sessantotto, fin da quando a metà degli anni 50 iniziò a insegnare al Berchet, storico liceo milanese, si può forse così sintetizzare: la religione non si esaurisce nella morale. Credere non significa essere tristi. Il cristianesimo non è incompatibile con le gioie della vita: l’arte, la natura, lo stare insieme, financo il cibo e l’amore. La fede non è una dimensione privata ma pubblica. Memorabile il suo primo incontro con Karol Wojtyla, appena eletto Papa: «È un leone, è un leone!» continuava a ripetere Giussani all’uscita. Alcuni dei suoi allievi presero fin troppo alla lettera la sua apertura al mondo, e la commistione con il potere e gli affari non ha sempre giovato a Comunione e Liberazione. Tuttavia la creatura del fondatore è più viva che mai, come dimostra ogni anno a Rimini. Conobbi don Giussani nel 1985 all’università di Torino, dove teneva un corso per noi matricole. Va riconosciuto che non lo capimmo. Continuava a metterci in guardia dal marxismo, che sulla mia generazione non esercitava alcun fascino. Questo è uno dei pochi vantaggi che abbiamo avuto rispetto alla generazione precedente: nessuno di noi ha inneggiato a Mao e a Pol Pot nelle piazze, per poi magari diventare reazionario. Noi vivevamo il riflusso, e gli avvertimenti di don Giussani ci parevano un po’ fuori tempo. Ciò non significa che non fossero giusti.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
L’addio
«Caro Roberto, sei stato generoso sin da bambino»
Non ricordo i loro nomi o forse non li ho mai saputi. Erano due fratellini che si facevano trovare puntuali davanti a un cancello ogni volta che andavamo a scuola. Potevo avere circa dodici anni e mio fratello Roberto una decina. Partivamo dalla Colombella e facevamo la stessa strada tutte le mattine, io per andare alle medie e lui all’ultimo anno di elementari. Era un po’ di tempo che Roberto, arrivati all’altezza del cancello, si attardava con quei ragazzini per poi riprendermi di corsa. Diceva che gli piaceva sentirli parlare. Non gli credetti, Roberto aveva l’abitudine di sparare balle. Così non volendo una sera mi accorsi che prese due monetine da 10 lire dal resto della spesa che nostra madre aveva poggiato sulla credenza. Ricordo che il taglio di quelle monete era di una leggerissima lega, talmente leggera che era facile scordarsele in tasca ma se le ritrovavi era quasi una festa. Roberto sapeva cosa farne. Il mattino successivo mi fermai anch’io. I fratellini erano già lì. Spettinati, assonnati e sorridenti che facevano capolino dal cancello verde. Si dissero poche parole poi Roberto si infilò la mano nella tasca del grembiule e posò nelle loro mani le due monete, una per uno. I fratellini ci regalarono un sorriso immenso scappando via. Quel giorno a scuola pensai molto a quel gesto. Da allora sono passati molti anni. A pochi giorni dalla sua morte, a soli 52 anni, Roberto in ospedale cadde per recarsi in bagno. Era debolissimo, lo aiutò prontamente un compagno di stanza. Si chiamava Giuseppe. Passarono buona parte di quell’ultima notte a parlare delle loro vite. Giuseppe era uno dei due bambini che Roberto aveva aiutato.
Tuo fratello Giancarlo
-
BARLETTA
«L’odissea per intitolare l’aula magna a due dirigenti scolastici»
Maria Vincenza Giorgio
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MARIO SIRONI
«La sua adesione al fascismo non è trascurabile»
Bruno Faccini , Milano;
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NAPOLI
«Quelle bare in bilico, che tristezza»
Carlo Radollovich
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PALLONCINI
«Sono divertenti, ma inquinano»
Francesco Gramaticopolo , Brescia;
INVIATECI LE VOSTRE LETTERE
Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI – IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO
Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai.
GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA
Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica
VENERDI -L’AMORE
Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita.
SABATO -L’ADDIO
Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno.
DOMENICA – LA STORIA
Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia.
LA FOTO DEL LETTORE
Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.
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, Aldo Cazzullo