MERCOLEDÌ 30 NOVEMBRE 2022
risponde Aldo Cazzullo
Caro Aldo,
l’esplosione di violenza a Bruxelles dopo Belgio Marocco ha una chiave di lettura che una semplice partita di calcio ha messo a nudo in tutta la sua drammaticità. Le immagini viste testimoniano un totale fallimento di un vero «inserimento» degli immigrati nel Paese ospitante e il concetto di «vivre ensemble» tanto auspicato dalla classe politica rimane splendida teoria. Infatti, in un Paese come il Belgio dove vi sono circa 600.000 immigrati di origine marocchina su 12 milioni di abitanti, non vi è stata integrazione con gli abitanti locali e la tendenza a mantenere in pieno usi e costumi propri ha evidenziato una coesione mai realizzata che alla prima occasione è sfociata in «conflitto». È evidente che i modelli di integrazione degli immigrati vanno rivisti probabilmente in tutta la Ue.
Luca Testera Pardi
Caro Luca,
La rivolta dei marocchini di Bruxelles ha colpito molti lettori. Alcuni chiedono: ma perché insorgere per una vittoria, anziché contro una sconfitta? Questo però è tipico della mentalità dei tifosi, e in genere dei clan, che sono più umani quando perdono che non quando vincono. Lo sperimentai nella finale di andata della Coppa Uefa del 1990: gli ultras della Fiorentina invasero i distinti dello stadio Comunale di Torino, costringendo noi fessi che avevamo pagato il biglietto in un angolino. Quando prevaleva la Juve, gli ultras stavano tranquilli. Ma quando prevaleva la Fiorentina, gli ultras ringalluzziti lanciavano insulti e lattine. Segnò per prima la Juve, e si calmarono. Ma sul pareggio della Viola improvvisarono una carica, che ridusse ulteriormente il nostro spazio vitale. Per fortuna i bianconeri fecero altri due gol, ammansendo i tifosi avversari. Ovviamente i fatti ben più seri di Bruxelles riguardano fino a un certo punto lo sport. La vittoria del Marocco sul Belgio ai Mondiali è la scintilla che ha acceso la miccia. Che la loro nazione d’origine abbia battuto la nazione d’adozione è stato per i giovani marocchini motivo di orgoglio e di riscatto, che ha preso forme tanto più violente quanto più era forte la rabbia a lungo repressa. Questo ovviamente non giustifica, ma aiuta a capire. Dietro la logica dell’accoglienza si nasconde una gigantesca ipocrisia. Dei migranti abbiamo bisogno, certo; perché non facciamo più figli, e non abbiamo più voglia di fare lavori duri, spesso umili. Così importiamo giovani che vengono sovente trattati come schiavi, o comunque come figli di un dio minore: un meccanismo perfettamente descritto da Luca Ricolfi nel suo saggio La società signorile di massa. E mentre gli immigrati di prima generazione sono pronti a ogni sacrificio, i loro figli si ribellano a un destino che pare già segnato. Per uno che riesce a infrangere lo schema, ce ne sono nove che lo confermano. E non possiamo pretendere che ne siano contenti. Quei ragazzi ribelli di Bruxelles, all’evidenza, non sono diventati europei; sono marocchini in esilio.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
L’ingiustizia
«Io, ex magistrato, non so nulla della mia pensione»
Sono un magistrato, o meglio un ex magistrato che ha scelto di andare in pensione a 67 anni dopo 43 di lavoro. Cerco di essere sintetica perché sono cose noiosissime: il 14 marzo 2022 ho presentato a Caf di Roma (dove vivo e lavoro) domanda di pensione (tecnicamente dimissioni perché non ho 70 anni); il 3 agosto 2022 ho firmato per avvenuta notifica il decreto del Ministro della Giustizia che accetta le mie dimissioni dall’1 ottobre 2022. Questo atto doveva essere trasmesso con Pec al Ministero della Giustizia e da lì a Inps per pensione e liquidazione. Solo il 26 settembre mi chiamano dal Ministero della Giustizia per sollecitare la mia ricevuta/notifica, mai loro inviata. Da qualche parte, nei mesi di agosto e settembre, nessuno ha trasmesso la mia pratica, vuoi nel Ministero della Giustizia, oppure vuoi nella mia amministrazione presso la Presidenza della Corte di appello di Roma: l’Inps di Roma non ha mai risposto alle mie mail, Pec, solo una risposta elettronica formale. Poiché il mio compleanno è nel mese di settembre (compimento di 67 anni oltre a riscatto della laurea), sono rimasta penalizzata dalle ferie di qualcuno al ministero o corte o chissà dove, che non ha mai letto la mia pratica. La pratica della mia pensione giace in qualche computer e non so quando mi sarà mai pagata (sono sola, non ho pensione o stipendio in aiuto). Tutto avvilente, ancor di più da quando ho letto sul Corriere del caso del cardiologo Volpin. Per carità, non sono una diseredata, ma caspita, ho lavorato tanto e pagato tanto…
Giuseppina D’Antonio Roma
-
ADANI
«Un modo criticabile di commentare le partite di calcio»
Roberto Milone , Catania;
-
SANZIONI
«Ho un debito con lo Stato, faccio bene a pagarlo?»
GianMarco Freschi
-
MUTUI
«Tassi in crescita, meglio sospendere le rate per qualche mese»
Joselucia Bidin
INVIATECI LE VOSTRE LETTERE
Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI – IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO
Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai.
GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA
Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica
VENERDI -L’AMORE
Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita.
SABATO -L’ADDIO
Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno.
DOMENICA – LA STORIA
Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia.
LA FOTO DEL LETTORE
Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.
Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere
, 2022-11-29 23:56:00,
MERCOLEDÌ 30 NOVEMBRE 2022
risponde Aldo Cazzullo
Caro Aldo,
l’esplosione di violenza a Bruxelles dopo Belgio Marocco ha una chiave di lettura che una semplice partita di calcio ha messo a nudo in tutta la sua drammaticità. Le immagini viste testimoniano un totale fallimento di un vero «inserimento» degli immigrati nel Paese ospitante e il concetto di «vivre ensemble» tanto auspicato dalla classe politica rimane splendida teoria. Infatti, in un Paese come il Belgio dove vi sono circa 600.000 immigrati di origine marocchina su 12 milioni di abitanti, non vi è stata integrazione con gli abitanti locali e la tendenza a mantenere in pieno usi e costumi propri ha evidenziato una coesione mai realizzata che alla prima occasione è sfociata in «conflitto». È evidente che i modelli di integrazione degli immigrati vanno rivisti probabilmente in tutta la Ue.
Luca Testera Pardi
Caro Luca,
La rivolta dei marocchini di Bruxelles ha colpito molti lettori. Alcuni chiedono: ma perché insorgere per una vittoria, anziché contro una sconfitta? Questo però è tipico della mentalità dei tifosi, e in genere dei clan, che sono più umani quando perdono che non quando vincono. Lo sperimentai nella finale di andata della Coppa Uefa del 1990: gli ultras della Fiorentina invasero i distinti dello stadio Comunale di Torino, costringendo noi fessi che avevamo pagato il biglietto in un angolino. Quando prevaleva la Juve, gli ultras stavano tranquilli. Ma quando prevaleva la Fiorentina, gli ultras ringalluzziti lanciavano insulti e lattine. Segnò per prima la Juve, e si calmarono. Ma sul pareggio della Viola improvvisarono una carica, che ridusse ulteriormente il nostro spazio vitale. Per fortuna i bianconeri fecero altri due gol, ammansendo i tifosi avversari. Ovviamente i fatti ben più seri di Bruxelles riguardano fino a un certo punto lo sport. La vittoria del Marocco sul Belgio ai Mondiali è la scintilla che ha acceso la miccia. Che la loro nazione d’origine abbia battuto la nazione d’adozione è stato per i giovani marocchini motivo di orgoglio e di riscatto, che ha preso forme tanto più violente quanto più era forte la rabbia a lungo repressa. Questo ovviamente non giustifica, ma aiuta a capire. Dietro la logica dell’accoglienza si nasconde una gigantesca ipocrisia. Dei migranti abbiamo bisogno, certo; perché non facciamo più figli, e non abbiamo più voglia di fare lavori duri, spesso umili. Così importiamo giovani che vengono sovente trattati come schiavi, o comunque come figli di un dio minore: un meccanismo perfettamente descritto da Luca Ricolfi nel suo saggio La società signorile di massa. E mentre gli immigrati di prima generazione sono pronti a ogni sacrificio, i loro figli si ribellano a un destino che pare già segnato. Per uno che riesce a infrangere lo schema, ce ne sono nove che lo confermano. E non possiamo pretendere che ne siano contenti. Quei ragazzi ribelli di Bruxelles, all’evidenza, non sono diventati europei; sono marocchini in esilio.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
L’ingiustizia
«Io, ex magistrato, non so nulla della mia pensione»
Sono un magistrato, o meglio un ex magistrato che ha scelto di andare in pensione a 67 anni dopo 43 di lavoro. Cerco di essere sintetica perché sono cose noiosissime: il 14 marzo 2022 ho presentato a Caf di Roma (dove vivo e lavoro) domanda di pensione (tecnicamente dimissioni perché non ho 70 anni); il 3 agosto 2022 ho firmato per avvenuta notifica il decreto del Ministro della Giustizia che accetta le mie dimissioni dall’1 ottobre 2022. Questo atto doveva essere trasmesso con Pec al Ministero della Giustizia e da lì a Inps per pensione e liquidazione. Solo il 26 settembre mi chiamano dal Ministero della Giustizia per sollecitare la mia ricevuta/notifica, mai loro inviata. Da qualche parte, nei mesi di agosto e settembre, nessuno ha trasmesso la mia pratica, vuoi nel Ministero della Giustizia, oppure vuoi nella mia amministrazione presso la Presidenza della Corte di appello di Roma: l’Inps di Roma non ha mai risposto alle mie mail, Pec, solo una risposta elettronica formale. Poiché il mio compleanno è nel mese di settembre (compimento di 67 anni oltre a riscatto della laurea), sono rimasta penalizzata dalle ferie di qualcuno al ministero o corte o chissà dove, che non ha mai letto la mia pratica. La pratica della mia pensione giace in qualche computer e non so quando mi sarà mai pagata (sono sola, non ho pensione o stipendio in aiuto). Tutto avvilente, ancor di più da quando ho letto sul Corriere del caso del cardiologo Volpin. Per carità, non sono una diseredata, ma caspita, ho lavorato tanto e pagato tanto…
Giuseppina D’Antonio Roma
-
ADANI
«Un modo criticabile di commentare le partite di calcio»
Roberto Milone , Catania;
-
SANZIONI
«Ho un debito con lo Stato, faccio bene a pagarlo?»
GianMarco Freschi
-
MUTUI
«Tassi in crescita, meglio sospendere le rate per qualche mese»
Joselucia Bidin
INVIATECI LE VOSTRE LETTERE
Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI – IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO
Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai.
GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA
Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica
VENERDI -L’AMORE
Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita.
SABATO -L’ADDIO
Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno.
DOMENICA – LA STORIA
Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia.
LA FOTO DEL LETTORE
Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.
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, Aldo Cazzullo