Perché la prevenzione  in Italia è solo un sogno

Perché la prevenzione  in Italia è solo un sogno

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Caro Direttore,
A cavallo fra ottocento e novecento Giustino Fortunato defin alcune terre meridionali uno sfasciume pendulo sul mare: se osserviamo una carta fisica dell’Italia ci rendiamo conto che la definizione pu estendersi a tutta la Penisola che — se non pendula sul mare — comunque aggettante su vallate o valloni attraversati da fiumi e corsi d’acqua di minore portata ma, ogni anno, ingrossati dalle piene autunnali ed invernali. Sul dissesto idrogeologico, sulle frane, sull’abusivismo edilizio pi o meno tollerato da sindaci di tutti i colori, in questi giorni si scrive e si dibatte molto, ma di fiumi ed esondazioni ora non si discute, poi lo si far alla ennesima tragica notizia . Ma gli alvei dei fiumi chi li pulisce? Di chi la competenza ? Dei comuni? Hanno le risorse tecniche e finanziarie? La gran parte dei piccoli comuni dell’ Appennino e delle Vallate alpine si affaccia da millenni su valloni (a volte tombati da successivi interventi pubblici) perch fino a un secolo fa i corsi d’acqua venivano deviati in piccole condotte forzate per muovere frantoi e mulini: l’unica forza motrice era l’ acqua dei torrenti! Resta un’unica possibilit di rimuovere i detriti alluvionali dal greto dei torrenti e dai fiumi per prevenire i tracimamenti. I soldi sprecati a posteriori potrebbero essere impiegati direttamente dallo Stato (non dagli Enti Locali perch non riescono a spenderli) per assumere qualche migliaio di vigili del Fuoco specialisti in dragaggio dotandoli di idonee attrezzature (in parte gi presenti nelle loro rimesse) e impiegandoli in una capillare opera di pulizia.
Vito Pindozzi

Caro signor Pindozzi,
Il suo ragionamento corretto e pieno di buon senso. Ma il buon senso in Italia non va di moda. Intanto aiuterebbe a rispondere a questa domanda: perch, in proporzione, spendiamo un euro per la prevenzione a fronte di 4 euro per rimediare ai danni e affrontare le emergenze? E ancora: sappiamo che se gli alvei non vengono ripuliti l’acqua e il fango esondano travolgendo e distruggendo tutto quello che c’ intorno. Ne erano consapevoli anche tutti coloro che a Ischia avevano dovuto affrontare le precedenti tragedie. Perch sono rimasti immobili salvo parlare degli alvei a tragedia avvenuta? Lo stesso discorso vale per tutti gli altri aspetti: prevenzione delle frane, abusivismo edilizio, difesa delle coste. Credo che la questione non sia solo della mancanza di finanziamenti (che quando ci sono spesso non vengono neppure spesi) ma dell’assenza di una cultura della prevenzione. Latita il senso di responsabilit: fino a quando non arriva il disastro, le buone pratiche vengono messe in secondo piano rispetto ad altre pi utili elettoralmente. Ci sono poi la burocrazia, il rimpallo delle responsabilit, l’assenza di un’indicazione chiara su chi deve prendere le decisioni. Lei suggerisce di affidare tutto ai vigili del fuoco, un corpo dello Stato, che lavora benissimo. un’idea. Penso che il punto decisivo sia capire che l’emergenza ambientale la vera priorit: bisogna organizzare un sistema chiaro, con responsabilit ben definite, che si occupi di prevedere e intervenire con cura prima che sia tardi.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

, 2022-12-04 23:30:00,

Caro Direttore,
A cavallo fra ottocento e novecento Giustino Fortunato defin alcune terre meridionali uno sfasciume pendulo sul mare: se osserviamo una carta fisica dell’Italia ci rendiamo conto che la definizione pu estendersi a tutta la Penisola che — se non pendula sul mare — comunque aggettante su vallate o valloni attraversati da fiumi e corsi d’acqua di minore portata ma, ogni anno, ingrossati dalle piene autunnali ed invernali. Sul dissesto idrogeologico, sulle frane, sull’abusivismo edilizio pi o meno tollerato da sindaci di tutti i colori, in questi giorni si scrive e si dibatte molto, ma di fiumi ed esondazioni ora non si discute, poi lo si far alla ennesima tragica notizia . Ma gli alvei dei fiumi chi li pulisce? Di chi la competenza ? Dei comuni? Hanno le risorse tecniche e finanziarie? La gran parte dei piccoli comuni dell’ Appennino e delle Vallate alpine si affaccia da millenni su valloni (a volte tombati da successivi interventi pubblici) perch fino a un secolo fa i corsi d’acqua venivano deviati in piccole condotte forzate per muovere frantoi e mulini: l’unica forza motrice era l’ acqua dei torrenti! Resta un’unica possibilit di rimuovere i detriti alluvionali dal greto dei torrenti e dai fiumi per prevenire i tracimamenti. I soldi sprecati a posteriori potrebbero essere impiegati direttamente dallo Stato (non dagli Enti Locali perch non riescono a spenderli) per assumere qualche migliaio di vigili del Fuoco specialisti in dragaggio dotandoli di idonee attrezzature (in parte gi presenti nelle loro rimesse) e impiegandoli in una capillare opera di pulizia.
Vito Pindozzi

Caro signor Pindozzi,
Il suo ragionamento corretto e pieno di buon senso. Ma il buon senso in Italia non va di moda. Intanto aiuterebbe a rispondere a questa domanda: perch, in proporzione, spendiamo un euro per la prevenzione a fronte di 4 euro per rimediare ai danni e affrontare le emergenze? E ancora: sappiamo che se gli alvei non vengono ripuliti l’acqua e il fango esondano travolgendo e distruggendo tutto quello che c’ intorno. Ne erano consapevoli anche tutti coloro che a Ischia avevano dovuto affrontare le precedenti tragedie. Perch sono rimasti immobili salvo parlare degli alvei a tragedia avvenuta? Lo stesso discorso vale per tutti gli altri aspetti: prevenzione delle frane, abusivismo edilizio, difesa delle coste. Credo che la questione non sia solo della mancanza di finanziamenti (che quando ci sono spesso non vengono neppure spesi) ma dell’assenza di una cultura della prevenzione. Latita il senso di responsabilit: fino a quando non arriva il disastro, le buone pratiche vengono messe in secondo piano rispetto ad altre pi utili elettoralmente. Ci sono poi la burocrazia, il rimpallo delle responsabilit, l’assenza di un’indicazione chiara su chi deve prendere le decisioni. Lei suggerisce di affidare tutto ai vigili del fuoco, un corpo dello Stato, che lavora benissimo. un’idea. Penso che il punto decisivo sia capire che l’emergenza ambientale la vera priorit: bisogna organizzare un sistema chiaro, con responsabilit ben definite, che si occupi di prevedere e intervenire con cura prima che sia tardi.

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, Luciano Fontana

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