Lo spot con l’Ultima Cena  un’offesa al buon gusto

Lo spot con l’Ultima Cena  un’offesa al buon gusto

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GIOVEDÌ 22 SETTEMBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

non sono un bigotto, ma non posso trattenermi dal giudicare indecoroso lo spot che da giorni viene trasmesso in tv. Viene usata una versione animata dell’Ultima Cena di Leonardo e presentando Gesù e gli apostoli come avventori da strapazzo in una degradata bettola riducendoli al ruolo di scadenti comparse. Strano che i pubblicitari non abbiano insozzato ancora di più la scenografia dello spot usando suore e sante in minigonna mescendo vino. Se è questo lo specchio dei tempi, io non ci sto. C’era una volta sulla bocca di tutti il detto «Scherza con i fanti ma lascia stare i santi!» Personalmente ai pubblicitari offro l’altra mia guancia

Raffaele Pisani

Da cristiano cattolico trovo questo spot un modo di giocare con gli spettatori alludendo a un avvenimento noto a tutti, per il quale si offre una rappresentazione ironica al limite della canzonatura, e la riduzione di un racconto evangelico che gioca un ruolo chiave nella religione cristiana a semplice «magnata tra amici e un povero capogruppo» con i personaggi che strappano la carne con la bocca a mo’ di straccioni affamati. Lo trovo irriverente e irrispettoso nei confronti dei credenti. Si parla tanto di stato laico che è cosa sacrosanta, ma ciò non significa ridurre la religione a macchietta o a favoletta, soprattutto per rispetto di chi si ispira e crede nei valori della religione.

Antonio Schiatti, Mantova

Cari lettori,

Quello spot ha indignato molti di voi. Vi lascio voce perché di rado ho riscontrato un coro così unanime. Anch’io lo considero una caduta di stile che neppure un mondo degradato come quello di oggi dovrebbe consentire. Al di là dell’atteggiamento degli attori, colpisce quel voler attribuire a Gesù e agli apostoli l’accento romanesco, come a strizzare l’occhio al pubblico. Ci siamo detti più volte che l’industria italiana dello spettacolo in romanesco pensa e in romanesco parla. Ma una volta avevamo Alberto Sordi e Nino Manfredi. Adesso abbiamo questi esempi che sono fin troppo volgari per essere davvero blasfemi. Non è un’offesa alla religione, ma al buon gusto.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Il voto assistito di mio padre disabile: sarà un’odissea»

Mio padre, 92 anni, è colto, curioso, segue da sempre le vicende del nostro Paese. Si muove con l’ausilio di un deambulatore in casa, e fuori in carrozzina. Ha manifestato il desiderio di esprimere il voto, non solo per dovere civico ma per sentirsi vivo. Serve quindi richiedere il «voto assistito», affinché lo si possa accompagnare nella cabina elettorale e aiutarlo a scrivere sulla scheda, e avere accesso a una sezione elettorale priva di barriere architettoniche (la sua non lo è). Con il certificato medico che attesta che mio padre è ipovedente, e con la dichiarazione che è limitato nei movimenti e si sposta in carrozzina, ho fatto richiesta prima all’Ufficio Elettorale della città di residenza, poi all’Azienda Sanitaria Provinciale per ottenere le autorizzazioni. La risposta: «Riguardo alla possibilità del voto assistito per la condizione di ipovedente, il certificato medico in possesso, deve essere validato in presenza di suo padre, da un nostro dirigente medico preposto che sarà di servizio nella giornata elettorale del 25 settembre dalle 8 alle 23. Il sanitario rilascerà al termine della valutazione un certificato da consegnare al presidente del seggio, al momento del voto. Riguardo all’eventuale assegnazione di un seggio privo di barriere architettoniche, tale richiesta deve essere preventivamente autorizzata dalla medicina legale, la certificazione che verrà rilasciata dal dirigente dopo aver constatato la reale limitazione e visionato gli atti a essa relativi, deve essere inoltrata al Comune di residenza che dovrà avere il tempo di variare la sede voto». Quindi per consentire a mio padre di votare devo portarlo in giro per gli uffici comunali. Che sconforto!

Silvia Florio, Cosenza

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-09-21 21:13:00,

GIOVEDÌ 22 SETTEMBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

non sono un bigotto, ma non posso trattenermi dal giudicare indecoroso lo spot che da giorni viene trasmesso in tv. Viene usata una versione animata dell’Ultima Cena di Leonardo e presentando Gesù e gli apostoli come avventori da strapazzo in una degradata bettola riducendoli al ruolo di scadenti comparse. Strano che i pubblicitari non abbiano insozzato ancora di più la scenografia dello spot usando suore e sante in minigonna mescendo vino. Se è questo lo specchio dei tempi, io non ci sto. C’era una volta sulla bocca di tutti il detto «Scherza con i fanti ma lascia stare i santi!» Personalmente ai pubblicitari offro l’altra mia guancia

Raffaele Pisani

Da cristiano cattolico trovo questo spot un modo di giocare con gli spettatori alludendo a un avvenimento noto a tutti, per il quale si offre una rappresentazione ironica al limite della canzonatura, e la riduzione di un racconto evangelico che gioca un ruolo chiave nella religione cristiana a semplice «magnata tra amici e un povero capogruppo» con i personaggi che strappano la carne con la bocca a mo’ di straccioni affamati. Lo trovo irriverente e irrispettoso nei confronti dei credenti. Si parla tanto di stato laico che è cosa sacrosanta, ma ciò non significa ridurre la religione a macchietta o a favoletta, soprattutto per rispetto di chi si ispira e crede nei valori della religione.

Antonio Schiatti, Mantova

Cari lettori,

Quello spot ha indignato molti di voi. Vi lascio voce perché di rado ho riscontrato un coro così unanime. Anch’io lo considero una caduta di stile che neppure un mondo degradato come quello di oggi dovrebbe consentire. Al di là dell’atteggiamento degli attori, colpisce quel voler attribuire a Gesù e agli apostoli l’accento romanesco, come a strizzare l’occhio al pubblico. Ci siamo detti più volte che l’industria italiana dello spettacolo in romanesco pensa e in romanesco parla. Ma una volta avevamo Alberto Sordi e Nino Manfredi. Adesso abbiamo questi esempi che sono fin troppo volgari per essere davvero blasfemi. Non è un’offesa alla religione, ma al buon gusto.

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Storia

«Il voto assistito di mio padre disabile: sarà un’odissea»

Mio padre, 92 anni, è colto, curioso, segue da sempre le vicende del nostro Paese. Si muove con l’ausilio di un deambulatore in casa, e fuori in carrozzina. Ha manifestato il desiderio di esprimere il voto, non solo per dovere civico ma per sentirsi vivo. Serve quindi richiedere il «voto assistito», affinché lo si possa accompagnare nella cabina elettorale e aiutarlo a scrivere sulla scheda, e avere accesso a una sezione elettorale priva di barriere architettoniche (la sua non lo è). Con il certificato medico che attesta che mio padre è ipovedente, e con la dichiarazione che è limitato nei movimenti e si sposta in carrozzina, ho fatto richiesta prima all’Ufficio Elettorale della città di residenza, poi all’Azienda Sanitaria Provinciale per ottenere le autorizzazioni. La risposta: «Riguardo alla possibilità del voto assistito per la condizione di ipovedente, il certificato medico in possesso, deve essere validato in presenza di suo padre, da un nostro dirigente medico preposto che sarà di servizio nella giornata elettorale del 25 settembre dalle 8 alle 23. Il sanitario rilascerà al termine della valutazione un certificato da consegnare al presidente del seggio, al momento del voto. Riguardo all’eventuale assegnazione di un seggio privo di barriere architettoniche, tale richiesta deve essere preventivamente autorizzata dalla medicina legale, la certificazione che verrà rilasciata dal dirigente dopo aver constatato la reale limitazione e visionato gli atti a essa relativi, deve essere inoltrata al Comune di residenza che dovrà avere il tempo di variare la sede voto». Quindi per consentire a mio padre di votare devo portarlo in giro per gli uffici comunali. Che sconforto!

Silvia Florio, Cosenza

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, Aldo Cazzullo

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