Crepet e Cristiano Ronaldo  due idee del narcisismo

Crepet e Cristiano Ronaldo  due idee del narcisismo

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DOMENICA 11 DICEMBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
su quel fenomeno che vuole scusare, Ronaldo, non ci sto. Albert Einstein, maestro di vita e di fisica, manifestava, in scritti e verbalit continua, la contrariet a tutti coloro che vogliono emergere squalificando i deboli, i meno capaci. Ronaldo, da buon narcisista, in tutte le squadre chiedeva espressamente di essere servito come un re sul campo verde.
Giuseppe Marcuzzi

Lei ha ragione su Ronaldo. Da un lato c’ il fuoriclasse, dall’altro l’uomo. Una cosa essere un giocatore originale e creativo, un’altra un uomo di valore. Che le cose vadano insieme eccezionale, e se come uomo non attrae per il suo ego smisurato, il fuoriclasse Ronaldo rimane.
Gianni Mereghetti

Cari lettori,
Partendo proprio da Cristiano Ronaldo, Paolo Crepet ha scritto un’interessante apologia del narcisismo sulla Stampa. Io stesso sono narcisista, e ci ho messo settant’anni ad accettarlo confida Crepet. Tuttavia mi parso che Paolo — un amico che stimo molto — usasse come sinonimi ambizione e narcisismo, che come Crepet sa bene sono cose diverse. L’ambizione muove il mondo; il narcisismo lo estingue. Tra l’ambizione e il narcisismo c’ un ulteriore stadio: l’egoismo. L’egoismo non l’attitudine migliore dell’essere umano; tuttavia pu produrre risultati straordinari. Ha costruito i grattacieli di Manhattan. Ha eretto capolavori d’arte, i cui committenti non erano mossi dal bene dell’umanit, ma dall’ansia di lasciare tracce di s, di non morire del tutto. Il narcisismo invece sterile per definizione. Narciso si innamora della propria immagine riflessa nell’acqua; e non potendo possedere s stesso, muore d’inedia. Esistono uomini e donne che attraverso altri esseri umani in realt fanno l’amore con se stessi. Se stai bene, il narciso sta male; se stai male, il narciso sta bene. Non dico che Ronaldo, grandissimo campione, appartenga a questa categoria (anche se lo sguardo buio quando il suo sostituto segna indurrebbe a pensarlo). Ma di sicuro il narcisismo il grande male del nostro tempo. E la rete ne l’amplificatore. Perch alla fine il calcio, come molti sport e come quasi tutti i mestieri, un lavoro di squadra. Che ha bisogno certo di ambiziosi, forse di egoisti, ma di sicuro non di narcisi.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

Io, figlio di ragazza madre, ce l’ho fatta da solo

Sono nato in un paese di campagna nel marzo del 1944 da una ragazza madre. In una famiglia con nonni e zii che mi hanno dato tutto il giusto possibile. E mia madre anche di pi: bracciante, mondina, colf, cuoca, operaia emigrante a Berna in una fabbrica dove diventa maestra. Non ho subito effetti di chiacchiericcio sulla mia condizione. Ricordo un solo episodio sgradevole tra i 7-8 anni. Si ammala la maestra e subentra una supplente che per passare il tempo propone: Sentiamo che lavoro fanno i vostri pap. Nei documenti del tempo la prassi era figlio di tal dei tali e di nn. Io me la cavo dicendo che il mio era morto (forse era pure vero). Mia madre conosce un altro uomo col quale ritorna in Italia intorno ai miei 9-10 anni e poi nasce mia sorella. I due mi spiegano di voler regolarizzare la mia posizione anagrafica e annunciano la cosa come un progresso per la mia condizione. Rispondo: Grazie, ma non mi serve e non mi interessa, anzi sarebbe una complicazione spiegare il cambio di cognome. Non ho ancora capito se questa mia risposta li abbia rasserenati oppure se sia stata considerata un’offesa. Del resto non ho mai domandato o indagato su chi fosse stato mio padre. Ho letto racconti e pure visto film con persone che di tale condizione hanno sofferto anche molto. Intorno ai dieci anni ho definito la cosa cos: Non si potr dire che sono un figlio di pap. La mia stata una vita soddisfacente come dirigente sindacale e ora come volontario di un’associazione di famiglie che combattono con il problema della non autosufficienza; un problema che tutti schivano come si fa con le pozzanghere.
Aldo Amoretti, presidente associazione Professione in Famiglia

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-12-10 23:22:00,

DOMENICA 11 DICEMBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
su quel fenomeno che vuole scusare, Ronaldo, non ci sto. Albert Einstein, maestro di vita e di fisica, manifestava, in scritti e verbalit continua, la contrariet a tutti coloro che vogliono emergere squalificando i deboli, i meno capaci. Ronaldo, da buon narcisista, in tutte le squadre chiedeva espressamente di essere servito come un re sul campo verde.
Giuseppe Marcuzzi

Lei ha ragione su Ronaldo. Da un lato c’ il fuoriclasse, dall’altro l’uomo. Una cosa essere un giocatore originale e creativo, un’altra un uomo di valore. Che le cose vadano insieme eccezionale, e se come uomo non attrae per il suo ego smisurato, il fuoriclasse Ronaldo rimane.
Gianni Mereghetti

Cari lettori,
Partendo proprio da Cristiano Ronaldo, Paolo Crepet ha scritto un’interessante apologia del narcisismo sulla Stampa. Io stesso sono narcisista, e ci ho messo settant’anni ad accettarlo confida Crepet. Tuttavia mi parso che Paolo — un amico che stimo molto — usasse come sinonimi ambizione e narcisismo, che come Crepet sa bene sono cose diverse. L’ambizione muove il mondo; il narcisismo lo estingue. Tra l’ambizione e il narcisismo c’ un ulteriore stadio: l’egoismo. L’egoismo non l’attitudine migliore dell’essere umano; tuttavia pu produrre risultati straordinari. Ha costruito i grattacieli di Manhattan. Ha eretto capolavori d’arte, i cui committenti non erano mossi dal bene dell’umanit, ma dall’ansia di lasciare tracce di s, di non morire del tutto. Il narcisismo invece sterile per definizione. Narciso si innamora della propria immagine riflessa nell’acqua; e non potendo possedere s stesso, muore d’inedia. Esistono uomini e donne che attraverso altri esseri umani in realt fanno l’amore con se stessi. Se stai bene, il narciso sta male; se stai male, il narciso sta bene. Non dico che Ronaldo, grandissimo campione, appartenga a questa categoria (anche se lo sguardo buio quando il suo sostituto segna indurrebbe a pensarlo). Ma di sicuro il narcisismo il grande male del nostro tempo. E la rete ne l’amplificatore. Perch alla fine il calcio, come molti sport e come quasi tutti i mestieri, un lavoro di squadra. Che ha bisogno certo di ambiziosi, forse di egoisti, ma di sicuro non di narcisi.

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Storia

Io, figlio di ragazza madre, ce l’ho fatta da solo

Sono nato in un paese di campagna nel marzo del 1944 da una ragazza madre. In una famiglia con nonni e zii che mi hanno dato tutto il giusto possibile. E mia madre anche di pi: bracciante, mondina, colf, cuoca, operaia emigrante a Berna in una fabbrica dove diventa maestra. Non ho subito effetti di chiacchiericcio sulla mia condizione. Ricordo un solo episodio sgradevole tra i 7-8 anni. Si ammala la maestra e subentra una supplente che per passare il tempo propone: Sentiamo che lavoro fanno i vostri pap. Nei documenti del tempo la prassi era figlio di tal dei tali e di nn. Io me la cavo dicendo che il mio era morto (forse era pure vero). Mia madre conosce un altro uomo col quale ritorna in Italia intorno ai miei 9-10 anni e poi nasce mia sorella. I due mi spiegano di voler regolarizzare la mia posizione anagrafica e annunciano la cosa come un progresso per la mia condizione. Rispondo: Grazie, ma non mi serve e non mi interessa, anzi sarebbe una complicazione spiegare il cambio di cognome. Non ho ancora capito se questa mia risposta li abbia rasserenati oppure se sia stata considerata un’offesa. Del resto non ho mai domandato o indagato su chi fosse stato mio padre. Ho letto racconti e pure visto film con persone che di tale condizione hanno sofferto anche molto. Intorno ai dieci anni ho definito la cosa cos: Non si potr dire che sono un figlio di pap. La mia stata una vita soddisfacente come dirigente sindacale e ora come volontario di un’associazione di famiglie che combattono con il problema della non autosufficienza; un problema che tutti schivano come si fa con le pozzanghere.
Aldo Amoretti, presidente associazione Professione in Famiglia

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, Aldo Cazzullo

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