Mussolini, Roosevelt, Montanelli  Ritratto di Margherita Sarfatti

Mussolini, Roosevelt, Montanelli  Ritratto di Margherita Sarfatti

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GIOVED 15 DICEMBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
tra le tante amanti del Duce c’ stata Margherita Sarfatti. Di famiglia ebraica, Margherita fu critica dell’arte e figura di spicco dei salotti milanesi, incluso quello di Anna Kuliscioff e Filippo Turati. Anche lei, come il Duce, all’inizio era socialista. Fu la musa ispiratrice di Mussolini, tanto da sostenere e finanziare la marcia su Roma. Verr poi ripudiata dal Duce nel 1938 con le leggi razziali. La Sarfatti si schier fortemente contro l’alleanza con Hitler. Fu forse quella che predisse meglio e prima di tutti la fine che avrebbe fatto Mussolini quando perse la testa dopo la vittoria in Etiopia e l’alleanza con i nazisti. Che italiana fu Margherita Sarfatti?
Flavio Maria Coticoni

Caro Flavio Maria,
Margherita Sarfatti fu senza dubbio u n personaggio eccezionale, e non sarebbe giusto appiattirla sul Duce. Anche se non avesse incontrato Mussolini, sarebbe comunque emersa come prima grande critica d’arte europea. Fu importante per i futuristi — Umberto Boccioni, Gino Severini —, Mario Sironi e ovviamente per il movimento da lei fondato, Novecento. E il bello che a Mussolini i vari Achille Funi, Leonardo Dudreville, Ubaldo Oppi non piacevano (quelle manone, quei piedoni). Contrariamente a quel che si pensa, il Duce non amava l’arte del suo tempo, neppure quella di pittori che lo adoravano. A casa aveva croste post-romantiche, quadri veristi, ritratti di stile accademico e passatista. Quando la Sarfatti vide la modestia della collezione del suo uomo, gli scrisse una lettera di fuoco: Avresti potuto ricordarti che, quando si a capo del governo, le proprie espansioni ammirative devono essere dettate da criteri meno personali e pi severi. Insomma, Margherita era tra i pochissimi italiani che osavano contraddire il Duce. E lo fece su un tema ancora pi importante: la politica estera. Il suo prestigio era tale che in America, dove scriveva su Time e Life, fu ricevuta dal presidente Roosevelt, che ovviamente conosceva il suo rapporto con Mussolini, e le affid un messaggio per lui: L’America non nemica dell’Italia, purch non si getti tra le braccia di Hitler. La Sarfatti, figlia di una grande famiglia ebraica veneziana, i Grassini (Sarfatti era il nome del marito, anch’egli ebreo), detestava Hitler. Quando rifer il messaggio di Roosevelt al Duce, lui scroll le spalle: L’America non conta. vero che la Sarfatti costru il suo mito, con l’agiografia Dux, long-seller internazionale. Ma pochi citano il libro scritto in esilio, intitolato Mea culpa, My fault nell’edizione inglese. Il suo errore era stato appunto creare l’uomo che l’aveva distrutta. Margherita Sarfatti si salv dalle leggi razziali e dalla persecuzione nazifascista fuggendo in Sud America; sua sorella mor ad Auschwitz. Nell’Italia del dopoguerra fu dimenticata, talora osteggiata. Indro Montanelli ha scritto di essersi trovato alla Biennale su un pullmino di critici d’arte, mal disposti verso la pi grande di loro, per via dei suoi trascorsi politici. Lei scese. Montanelli le offr il braccio, e scese con lei.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

L’ingiustizia

Milano, citt modello, non chiuda l’asilo di via Spiga

Luned 12 dicembre il Comune di Milano ha comunicato con una email che nel giugno 2023 la Scuola per l’infanzia di via della Spiga chiuder. Entro sette giorni i genitori dovranno scegliere un’altra scuola per i figli. L’attenzione per l’educazione sin dai primissimi anni, almeno a Milano, ha favorito la fortuna di istituti privati italiani e stranieri, con costi in linea con quelle delle pi blasonate universit. Noi crediamo invece nel valore dell’educazione pubblica nella formazione di un futuro cittadino. In quella via del Quadrilatero della moda, insieme all’asilo, resiste un’altra realt di valore civico e simbolico, l’Istituto Comprensivo Statale, con elementari e medie, gemellate con il celebre Liceo classico Parini, in un contesto, per il resto, lontanissimo dalle esigenze primarie della gente. Nei locali della scuola elementare votano i residenti della zona 1 della citt, seggio che ha visto, anche negli ultimi anni, vincere il centrosinistra. Quasi la met dei 32 piccoli alunni dell’asilo sono stranieri, la cui prima lingua non l’inglese, il francese o il tedesco, bens il cingalese, l’hindi, l’arabo il tagalog, e gi parlano un italiano pi fluente di quello dei loro genitori, nostri concittadini che spesso lavorano nelle vicinanze. L’evidente integrazione dei bambini in classe — merito del personale educativo — fa bruciare ancora di pi la ferita per l’assenza di una legge sullo ius scholae. Come cittadini di una citt che vorrebbe essere di esempio per l’Italia ci sdegna che il Comune non riesca a cogliere le potenzialit di questa scuola: andrebbe aperta ad altri bambini, con attivit integrative come l’inglese, l’ecologia, cos da attrarre anche le famiglie milanesi che preferiscono sempre di pi le scuole private.
Linda Fregni e Leonardo Passarelli, Milano

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-12-14 23:20:00,

GIOVED 15 DICEMBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
tra le tante amanti del Duce c’ stata Margherita Sarfatti. Di famiglia ebraica, Margherita fu critica dell’arte e figura di spicco dei salotti milanesi, incluso quello di Anna Kuliscioff e Filippo Turati. Anche lei, come il Duce, all’inizio era socialista. Fu la musa ispiratrice di Mussolini, tanto da sostenere e finanziare la marcia su Roma. Verr poi ripudiata dal Duce nel 1938 con le leggi razziali. La Sarfatti si schier fortemente contro l’alleanza con Hitler. Fu forse quella che predisse meglio e prima di tutti la fine che avrebbe fatto Mussolini quando perse la testa dopo la vittoria in Etiopia e l’alleanza con i nazisti. Che italiana fu Margherita Sarfatti?
Flavio Maria Coticoni

Caro Flavio Maria,
Margherita Sarfatti fu senza dubbio u n personaggio eccezionale, e non sarebbe giusto appiattirla sul Duce. Anche se non avesse incontrato Mussolini, sarebbe comunque emersa come prima grande critica d’arte europea. Fu importante per i futuristi — Umberto Boccioni, Gino Severini —, Mario Sironi e ovviamente per il movimento da lei fondato, Novecento. E il bello che a Mussolini i vari Achille Funi, Leonardo Dudreville, Ubaldo Oppi non piacevano (quelle manone, quei piedoni). Contrariamente a quel che si pensa, il Duce non amava l’arte del suo tempo, neppure quella di pittori che lo adoravano. A casa aveva croste post-romantiche, quadri veristi, ritratti di stile accademico e passatista. Quando la Sarfatti vide la modestia della collezione del suo uomo, gli scrisse una lettera di fuoco: Avresti potuto ricordarti che, quando si a capo del governo, le proprie espansioni ammirative devono essere dettate da criteri meno personali e pi severi. Insomma, Margherita era tra i pochissimi italiani che osavano contraddire il Duce. E lo fece su un tema ancora pi importante: la politica estera. Il suo prestigio era tale che in America, dove scriveva su Time e Life, fu ricevuta dal presidente Roosevelt, che ovviamente conosceva il suo rapporto con Mussolini, e le affid un messaggio per lui: L’America non nemica dell’Italia, purch non si getti tra le braccia di Hitler. La Sarfatti, figlia di una grande famiglia ebraica veneziana, i Grassini (Sarfatti era il nome del marito, anch’egli ebreo), detestava Hitler. Quando rifer il messaggio di Roosevelt al Duce, lui scroll le spalle: L’America non conta. vero che la Sarfatti costru il suo mito, con l’agiografia Dux, long-seller internazionale. Ma pochi citano il libro scritto in esilio, intitolato Mea culpa, My fault nell’edizione inglese. Il suo errore era stato appunto creare l’uomo che l’aveva distrutta. Margherita Sarfatti si salv dalle leggi razziali e dalla persecuzione nazifascista fuggendo in Sud America; sua sorella mor ad Auschwitz. Nell’Italia del dopoguerra fu dimenticata, talora osteggiata. Indro Montanelli ha scritto di essersi trovato alla Biennale su un pullmino di critici d’arte, mal disposti verso la pi grande di loro, per via dei suoi trascorsi politici. Lei scese. Montanelli le offr il braccio, e scese con lei.

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Linda Fregni e Leonardo Passarelli, Milano

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, Aldo Cazzullo

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