Messi falso buono e i cori degli argentini

Messi falso buono e i cori degli argentini

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MERCOLED 21 DICEMBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
sono rimasto esterrefatto nel vedere, al termine della finale del Campionato mondiale di calcio, il portiere della nazionale argentina Martinez premiato quale migliore portiere del Mondiale e vincitore con la sua nazionale, esibire il trofeo con un gestaccio, davanti a milioni di telespettatori di tutto il mondo.
Arnaldo Zambon

C’ un limite all’esultanza? Io penso proprio di no! Il gesto triviale e volgare del portiere argentino lo dimostra. Le esultanze sguaiate e scomposte non mi piacciono e le censuro. Che ne pensa?
Duilio Sfalcin

Cari lettori,
L’esultanza eccessiva e a volte volgare stata uno dei tratti di questo Mondiale. Il Dibu Martinez ha sostenuto di aver rivolto quel gesto ai suoi critici; ma l’aveva gi fatto in passato. Rodrigo De Paul ha invitato chi aveva scritto male di lui a praticargli un rapporto orale; ma se perdi con l’Arabia Saudita, difficile che i giornali scrivano bene di te. Gli inviati argentini, pi qualche straniero, hanno atteso per tre ore i campioni del mondo fuori dagli spogliatoi. Quando sono arrivati, in testa Messi con la Coppa, non hanno parlato, ma cantato un coro degli Hinchas, gli ultras, che dice puto periodista y la puta que lo pari, insomma giornalisti figli di buona donna. I colleghi non si sono offesi; in Argentina un’espressione pi scherzosa che ingiuriosa; e poi si sentivano campioni del mondo anche loro. Per Messi — che, spero vi sia chiaro, un finto buono — deve tenere conto che in zona mista non ci sono Borges e Soriano, e neppure i direttori del Clarn e della Nacin; ci sono veterani dei Mondiali e giovani free-lance, molti con la sua maglietta numero 10, che avevano attraversato l’oceano per raccontare le sue gesta. Qualche parola non banale poteva pure dirla. Di solito si confidava con il suo biografo, Guillem Balagu; infatti tutti ci appostavamo accanto a lui, sapendo che si sarebbe fermato. Mbapp non faceva neppure quello. Professione Reporter, la newsletter molto informata di Andrea Garibaldi, ha ripubblicato un articolo scritto da Mario Sconcerti due anni fa sulla Lettura. Il grande giornalista, scomparso alla vigilia della finale che sarebbe stata la pi bella anche della sua vita (Italia-Germania 4-3 e Italia-Brasile 3-2 non furono finali), raccontava della consuetudine che c’era e non c’ pi tra giornalisti e calciatore; in particolare di un viaggio con Burgnich su una macchina cui bisognava aggiungere l’acqua nel radiatore a ogni autogrill, e Burgnich che aveva marcato Pel si prestava volentieri, Sconcerti lo ricorda con l’annaffiatoio in mano (ora non c’ pi nessuno dei due). Erano ragazzi normali, che guadagnavano bene ed erano grati che ci fossero persone interessate a loro. Ve lo immaginate Burgnich che fa in mondovisione un gesto come quello del portiere dell’Argentina?

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

Cos Buzzanca ebbe la parte in Divorzio all’italiana

Nella 1961, Lando Buzzanca bussa alla porta del regista Pietro Germi nei locali della Vides, per rimediare una parte nel film Divorzio all’italiana. Venga Buzzanca, venga — gli dice il regista —. Come va? Ma lei non nessuno, non la conosce nessuno. No — dice Buzzanca —sto cominciando adesso a fare l’attore, non pu conoscermi nessuno. Ma io l’ho cercata — ribatte Germi — l’ho cercata. Chiedevo di Buzzanca, e nessuno mi diceva che lei esisteva. Mentre si svolge questo dialogo, qualcuno nella stanza sussurra all’attore che nel film in preparazione ci sarebbe una piccola parte che gli potrebbe andare bene. Da quel momento Buzzanca frequenta gli uffici della Vides, sempre preso in giro. Buzzanca — gli dice Germi — lei pu fare un film sulla spedizione di Sapri, ma nel nostro film purtroppo non che ci siano delle possibilit per lei. E ancora: Lei Buzzanca pu fare Costantino Nigra, ma non potr fare il nostro film. Per un mese e mezzo Buzzanca sta alle calcagna di Germi, che non smette di prenderlo in giro: Ma lei si presenta cos, con la stessa faccia…Ma perch non viene, non so, con la barba, con i baffi. Buzzanca si fa crescere i baffi, ma tutto sembra inutile. Preso dal desiderio di rimediare una parte, Buzzanca non si accorge che Germi lo sta studiando. Sta valutando la possibilit di tirare fuori il lato comico-grottesco di quel giovanotto con un naso pronunciato che da settimane sostiene stoicamente lunghi silenzi, sopporta prese in giro, assiste ai provini degli attori, per affidargli il ruolo di Rosario Mul, il fidanzato e poi il marito della sorella del barone Ferdinando Cefal, nel film Divorzio all’italiana, poi premiato con l’Oscar nel 1963.
Lorenzo Catania

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-12-20 23:50:00,

MERCOLED 21 DICEMBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
sono rimasto esterrefatto nel vedere, al termine della finale del Campionato mondiale di calcio, il portiere della nazionale argentina Martinez premiato quale migliore portiere del Mondiale e vincitore con la sua nazionale, esibire il trofeo con un gestaccio, davanti a milioni di telespettatori di tutto il mondo.
Arnaldo Zambon

C’ un limite all’esultanza? Io penso proprio di no! Il gesto triviale e volgare del portiere argentino lo dimostra. Le esultanze sguaiate e scomposte non mi piacciono e le censuro. Che ne pensa?
Duilio Sfalcin

Cari lettori,
L’esultanza eccessiva e a volte volgare stata uno dei tratti di questo Mondiale. Il Dibu Martinez ha sostenuto di aver rivolto quel gesto ai suoi critici; ma l’aveva gi fatto in passato. Rodrigo De Paul ha invitato chi aveva scritto male di lui a praticargli un rapporto orale; ma se perdi con l’Arabia Saudita, difficile che i giornali scrivano bene di te. Gli inviati argentini, pi qualche straniero, hanno atteso per tre ore i campioni del mondo fuori dagli spogliatoi. Quando sono arrivati, in testa Messi con la Coppa, non hanno parlato, ma cantato un coro degli Hinchas, gli ultras, che dice puto periodista y la puta que lo pari, insomma giornalisti figli di buona donna. I colleghi non si sono offesi; in Argentina un’espressione pi scherzosa che ingiuriosa; e poi si sentivano campioni del mondo anche loro. Per Messi — che, spero vi sia chiaro, un finto buono — deve tenere conto che in zona mista non ci sono Borges e Soriano, e neppure i direttori del Clarn e della Nacin; ci sono veterani dei Mondiali e giovani free-lance, molti con la sua maglietta numero 10, che avevano attraversato l’oceano per raccontare le sue gesta. Qualche parola non banale poteva pure dirla. Di solito si confidava con il suo biografo, Guillem Balagu; infatti tutti ci appostavamo accanto a lui, sapendo che si sarebbe fermato. Mbapp non faceva neppure quello. Professione Reporter, la newsletter molto informata di Andrea Garibaldi, ha ripubblicato un articolo scritto da Mario Sconcerti due anni fa sulla Lettura. Il grande giornalista, scomparso alla vigilia della finale che sarebbe stata la pi bella anche della sua vita (Italia-Germania 4-3 e Italia-Brasile 3-2 non furono finali), raccontava della consuetudine che c’era e non c’ pi tra giornalisti e calciatore; in particolare di un viaggio con Burgnich su una macchina cui bisognava aggiungere l’acqua nel radiatore a ogni autogrill, e Burgnich che aveva marcato Pel si prestava volentieri, Sconcerti lo ricorda con l’annaffiatoio in mano (ora non c’ pi nessuno dei due). Erano ragazzi normali, che guadagnavano bene ed erano grati che ci fossero persone interessate a loro. Ve lo immaginate Burgnich che fa in mondovisione un gesto come quello del portiere dell’Argentina?

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Cos Buzzanca ebbe la parte in Divorzio all’italiana

Nella 1961, Lando Buzzanca bussa alla porta del regista Pietro Germi nei locali della Vides, per rimediare una parte nel film Divorzio all’italiana. Venga Buzzanca, venga — gli dice il regista —. Come va? Ma lei non nessuno, non la conosce nessuno. No — dice Buzzanca —sto cominciando adesso a fare l’attore, non pu conoscermi nessuno. Ma io l’ho cercata — ribatte Germi — l’ho cercata. Chiedevo di Buzzanca, e nessuno mi diceva che lei esisteva. Mentre si svolge questo dialogo, qualcuno nella stanza sussurra all’attore che nel film in preparazione ci sarebbe una piccola parte che gli potrebbe andare bene. Da quel momento Buzzanca frequenta gli uffici della Vides, sempre preso in giro. Buzzanca — gli dice Germi — lei pu fare un film sulla spedizione di Sapri, ma nel nostro film purtroppo non che ci siano delle possibilit per lei. E ancora: Lei Buzzanca pu fare Costantino Nigra, ma non potr fare il nostro film. Per un mese e mezzo Buzzanca sta alle calcagna di Germi, che non smette di prenderlo in giro: Ma lei si presenta cos, con la stessa faccia…Ma perch non viene, non so, con la barba, con i baffi. Buzzanca si fa crescere i baffi, ma tutto sembra inutile. Preso dal desiderio di rimediare una parte, Buzzanca non si accorge che Germi lo sta studiando. Sta valutando la possibilit di tirare fuori il lato comico-grottesco di quel giovanotto con un naso pronunciato che da settimane sostiene stoicamente lunghi silenzi, sopporta prese in giro, assiste ai provini degli attori, per affidargli il ruolo di Rosario Mul, il fidanzato e poi il marito della sorella del barone Ferdinando Cefal, nel film Divorzio all’italiana, poi premiato con l’Oscar nel 1963.
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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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, Aldo Cazzullo

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