SABATO 31 DICEMBRE 2022
risponde Aldo Cazzullo
Caro Aldo ,
re, presidenti, Papi, fanno il discorso di fine anno. Se noi dovessimo fare altrettanto, che diremmo? Per il 2023, vorrei innanzitutto che in Italia si affermasse il senso dello Stato. Cio quello spirito di coesione, che fa sentire i doveri come condivisi e giusti, per sostenere insieme la fatica di affrontare i problemi comuni. E come ricorderemo il 2022?
Massimo Marnetto
Non un salto quello che porta al nuovo anno, vi una continuit ad attraversare il tempo, come diceva Sant’Agostino. Oggi come guardare al 2023 considerando quello che stato il 2022? Come a un procedere verso il basso o come a una ripartenza?
Gianni Mereghetti
Cari lettori,
E’ stato un anno duro per tutti. Alla guerra in Ucraina ci siamo tristemente assuefatti; ma quando scoppi restammo increduli. Pareva impossibile che un grande Paese europeo potesse essere aggredito dal pi vasto Paese al mondo. Pareva impossibile pure che gli ucraini potessero resistere all’esercito russo. Invece accaduto. Ora siamo a un bivio: o trattative serie, che possono avvenire solo dopo un cessate il fuoco; o una guerra strisciante di cui non si vede la fine, che non fa neppure pi notizia, come in Libia e in Siria. In Italia stato l’anno della grande vittoria elettorale della destra, ancora pi netta del previsto, e della prima donna presidente del Consiglio. Ma il 2022 sar ricordato innanzitutto come l’anno dell’inflazione. Questi primi due decenni del secolo sono stati segnati da una serie di crisi: l’11 settembre. la Lehman Brothers, la pandemia. Ogni volta il debito pubblico cresceva, il ceto medio si impoveriva, il disagio sociale aumentava; ma se non altro i prezzi restavano stabili. Ora con la guerra — ma non soltanto a causa della guerra — i prezzi sono impazziti. Il potere d’acquisto dei salariati e dei pensionati crollato. Mai come ora abbiamo l’impressione che si vada dal pi al meno, e il futuro non sia pi quello di una volta. All’impoverimento si unisce un degrado dei rapporti umani, un disprezzo per il prossimo che si tocca con mano ogni giorno, anche solo nel traffico stradale. E mai come nel 2023 l’ottimista — parafrasando Cesare Zavattini — sar chi crede che gli altri siano diversi da s.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
Storia
Ho 16 anni, il cellulare acceso spegne una parte di noi
Caro Aldo, ho letto la sua risposta sull’uso dei cellulari a scuola (Corriere, 24 dicembre). Io ho 16 anni. Mi sento, nel modo pi sincero e spontaneo, di dare ragione a chi non nega le enormi potenzialit della tecnologia, ma riconosce che la scuola debba dare un’alternativa esistenziale a chi come noi ha la vita dove il cellulare misura di tutte le cose. La mia idea nasce proprio dal fatto che io stesso riconosca quanto il cellulare sia dannoso per me e per gli altri; eppure, a volte, non riesco proprio a farne a meno. Ormai una parte di noi: il cambiamento perci non va ostacolato, ma solo regolato. Secondo me, chi appoggia l’uso dei cellulari a scuola parte da un presupposto sbagliato: non usare il telefonino in classe non significa non promuovere la formazione tecnologica. Le scuole sono infatti dotate di lavagne multimediali e aule informatiche dove la tecnologia messa a disposizione degli studenti in modo sicuro, uniforme e democratico, proprio gli aggettivi che non userei per definire l’utilizzo privato del cellulare. Lo smartphone rende tutto pi semplice e, se vero che soddisfa pi velocemente le nostre curiosit, rende anche il nostro mondo molto meno originale di come sarebbe bello immaginarlo e viverlo. La scuola deve insegnare a noi giovani l’originalit di essere se stessi e la bellezza di crearsi una propria identit che ci accompagner per sempre. Care ragazze, cari ragazzi, noi che sosteniamo le grandi potenzialit del cellulare dovremmo riconoscere che quando accendiamo il telefonino si spegne anche una piccola parte della nostra mente. per questo che, almeno a scuola, dovremmo usarlo il meno possibile.
Flavio Maria Coticoni
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ADDIO AL CAMPIONE
Pel, la carriera e la vita Le reazioni dei lettori
Gianluigi Coda Maurizio D’Addario Gianni Berati Salvatore Maestrino Savino Merco Sergio Ciolina Antonio Proto Roberto Lo Prete
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PENALISTI E GIUDICI
Tante le riforme, si renda obbligatorio un aggiornamento
avv. prof. Gaetano Pecorella
INVIATECI LE VOSTRE LETTERE
Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI – IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO
Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai.
GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA
Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica
VENERDI -L’AMORE
Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita.
SABATO -L’ADDIO
Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno.
DOMENICA – LA STORIA
Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia.
LA FOTO DEL LETTORE
Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.
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