Dove sono finiti  11 milioni di voti?

Dove sono finiti  11 milioni di voti?

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MARTEDÌ 27 SETTEMBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

i soliti dibattiti del dopo voto su chi ha vinto e chi ha perso tralasciano il dato più grave di queste ultime elezioni, l’astensionismo di un terzo dei cittadini italiani aventi diritto al voto. Milioni e milioni di persone hanno detto no alla politica e ai partiti, manifestando, con il loro dissenso, sfiducia e pessimismo, calpestando un importante diritto costituzionale qual è il diritto di voto. La politica faccia un serio esame di coscienza.

Antonio Taraborrelli

Milioni di italiani non sono andati a votare: hanno abbandonato il campo lasciando decidere ad altri oppure la rinuncia è un voto di protesta?

Marco Ferrari

Cari lettori,

Nei giorni scorsi ci siamo detti che l’astensione in certe condizioni è una scelta legittima. Rappresenta ovviamente un segnale di allarme. Ma gli astensionisti non sono tutti uguali. Ci sono quelli che a votare non sono mai andati. Ci sono quelli che non credono nello Stato e nella democrazia rappresentativa. Ci sono quelli, soprattutto giovani ma non solo, che trovano più gratificante partecipare alla vita pubblica con lo strumento narcisista dei social anziché con una croce anonima su una scheda. E ci sono quelli che rifiutano di prendere parte a un rito in cui gli eletti non sono scelti dagli elettori, ma dai capi partito. Il crollo della partecipazione è inquietante. Ancora nel 2006 votò l’84,2%: oltre 20 punti in più rispetto a domenica. Nel 2008 il Pd prese oltre 12 milioni di voti: da allora ne ha persi quasi sette milioni. Il Pdl ne prese 13 milioni e 600 mila, più i tre milioni della Lega: anche a destra mancano all’appello quattro milioni di voti. Sono numeri enormi. Cerchiamo di non essere ipocriti. Se Calenda prende il 21% nel centro di Milano e il 4 in Calabria; se il Pd conquista il collegio di Roma centro, mentre Viterbo elegge con oltre il 50% Durigon che voleva intitolare il parco Falcone e Borsellino di Latina ad Arnaldo Mussolini il fratello del Duce; se i 5 Stelle si fermano al 5% (come la Bonino) a Bergamo e salgono al 40 in alcune aree del Sud, all’evidenza c’è una questione di rappresentanza non solo delle classi popolari, ma dell’Italia che si sente ai margini dell’economia e della storia; e quindi non va a votare, o esprime un voto di protesta contro i partiti che percepisce come «il sistema». Anche se — o forse a maggior ragione se — hanno appoggiato il governo Draghi.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Il turismo ha distrutto il mio paese, ridateci il bar sport»

A proposito dell’Italia presa d’assalto dai turisti (Corriere, 25 settembre), ecco la mia esperienza. Sono nata e cresciuta in una nota e semi-esclusiva località turistica italiana e ho mangiato pane e turismo da quando ho 14 anni. Oggi ne ho quasi 50 e questo turismo massificato ha distrutto il mio territorio e soprattutto la mia comunità: in un territorio di circa 50.000 abitanti non c’è un cinema né un teatro né una sala da concerti, solo alberghi, campeggi e appartamenti. I centri storici si sono svuotati perché conviene affittare su Airbnb e non c’è più l’alimentare sotto casa e nemmeno un bar di ritrovo. Da ragazza a fine giornata si prendeva la macchina e si andava in spiaggia. Oggi per raggiungere le rive del lago devo calcolare 30 minuti per fare 5 chilometri, cercare parcheggio e comunque a pagamento. Le spiagge sono superaffollate. Se penso di fermarmi al chiosco per un aperitivo, non spendo meno 10 euro per uno Spritz! E di sicuro non incontrerò un mio concittadino. C’era il bar ritrovo dei compaesani… Oggi in qualsiasi locale io vada, siccome non sono una turista vengo trattata come un cliente di serie B. Tutto è studiato per il turista: le piste ciclabili che lo portano nei luoghi più belli (ma per me che vorrei spostarmi tra due centri c’è solo la pista a fianco della statale) una nuova funivia a cremagliera fino al belvedere (bellissimo il panorama, una volta ti costava 20 minuti di salita, adesso costa 4 euro a tratta). Il turismo è un’industria pesante non solo a Venezia. È un’industria che ghettizza! Io non voglio maggiori infrastrutture per il turista, ma maggiori servizi ai cittadini. E vorrei meno turisti e più consapevoli, che trovassero ancora il bar sport dove scoprire magari un caffè corretto.

Jolanda

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-09-26 22:45:00,

MARTEDÌ 27 SETTEMBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

i soliti dibattiti del dopo voto su chi ha vinto e chi ha perso tralasciano il dato più grave di queste ultime elezioni, l’astensionismo di un terzo dei cittadini italiani aventi diritto al voto. Milioni e milioni di persone hanno detto no alla politica e ai partiti, manifestando, con il loro dissenso, sfiducia e pessimismo, calpestando un importante diritto costituzionale qual è il diritto di voto. La politica faccia un serio esame di coscienza.

Antonio Taraborrelli

Milioni di italiani non sono andati a votare: hanno abbandonato il campo lasciando decidere ad altri oppure la rinuncia è un voto di protesta?

Marco Ferrari

Cari lettori,

Nei giorni scorsi ci siamo detti che l’astensione in certe condizioni è una scelta legittima. Rappresenta ovviamente un segnale di allarme. Ma gli astensionisti non sono tutti uguali. Ci sono quelli che a votare non sono mai andati. Ci sono quelli che non credono nello Stato e nella democrazia rappresentativa. Ci sono quelli, soprattutto giovani ma non solo, che trovano più gratificante partecipare alla vita pubblica con lo strumento narcisista dei social anziché con una croce anonima su una scheda. E ci sono quelli che rifiutano di prendere parte a un rito in cui gli eletti non sono scelti dagli elettori, ma dai capi partito. Il crollo della partecipazione è inquietante. Ancora nel 2006 votò l’84,2%: oltre 20 punti in più rispetto a domenica. Nel 2008 il Pd prese oltre 12 milioni di voti: da allora ne ha persi quasi sette milioni. Il Pdl ne prese 13 milioni e 600 mila, più i tre milioni della Lega: anche a destra mancano all’appello quattro milioni di voti. Sono numeri enormi. Cerchiamo di non essere ipocriti. Se Calenda prende il 21% nel centro di Milano e il 4 in Calabria; se il Pd conquista il collegio di Roma centro, mentre Viterbo elegge con oltre il 50% Durigon che voleva intitolare il parco Falcone e Borsellino di Latina ad Arnaldo Mussolini il fratello del Duce; se i 5 Stelle si fermano al 5% (come la Bonino) a Bergamo e salgono al 40 in alcune aree del Sud, all’evidenza c’è una questione di rappresentanza non solo delle classi popolari, ma dell’Italia che si sente ai margini dell’economia e della storia; e quindi non va a votare, o esprime un voto di protesta contro i partiti che percepisce come «il sistema». Anche se — o forse a maggior ragione se — hanno appoggiato il governo Draghi.

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Storia

«Il turismo ha distrutto il mio paese, ridateci il bar sport»

A proposito dell’Italia presa d’assalto dai turisti (Corriere, 25 settembre), ecco la mia esperienza. Sono nata e cresciuta in una nota e semi-esclusiva località turistica italiana e ho mangiato pane e turismo da quando ho 14 anni. Oggi ne ho quasi 50 e questo turismo massificato ha distrutto il mio territorio e soprattutto la mia comunità: in un territorio di circa 50.000 abitanti non c’è un cinema né un teatro né una sala da concerti, solo alberghi, campeggi e appartamenti. I centri storici si sono svuotati perché conviene affittare su Airbnb e non c’è più l’alimentare sotto casa e nemmeno un bar di ritrovo. Da ragazza a fine giornata si prendeva la macchina e si andava in spiaggia. Oggi per raggiungere le rive del lago devo calcolare 30 minuti per fare 5 chilometri, cercare parcheggio e comunque a pagamento. Le spiagge sono superaffollate. Se penso di fermarmi al chiosco per un aperitivo, non spendo meno 10 euro per uno Spritz! E di sicuro non incontrerò un mio concittadino. C’era il bar ritrovo dei compaesani… Oggi in qualsiasi locale io vada, siccome non sono una turista vengo trattata come un cliente di serie B. Tutto è studiato per il turista: le piste ciclabili che lo portano nei luoghi più belli (ma per me che vorrei spostarmi tra due centri c’è solo la pista a fianco della statale) una nuova funivia a cremagliera fino al belvedere (bellissimo il panorama, una volta ti costava 20 minuti di salita, adesso costa 4 euro a tratta). Il turismo è un’industria pesante non solo a Venezia. È un’industria che ghettizza! Io non voglio maggiori infrastrutture per il turista, ma maggiori servizi ai cittadini. E vorrei meno turisti e più consapevoli, che trovassero ancora il bar sport dove scoprire magari un caffè corretto.

Jolanda

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, Aldo Cazzullo

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