VENERD 27 GENNAIO 2023
risponde Aldo Cazzullo
Caro Aldo,
come tanti elettori di sinistra nel Lazio, non mi rassegno a cedere la Regione alla destra, per la divisione Pd-5 Stelle. Che vivono un doppio problema: la definizione della guida interna e la conquista del potere esterno. Nel Pd, il congresso gi iniziato e ogni alleanza non neutra, ma orienterebbe gi il partito pi al centro (Calenda) o a sinistra (Conte). Nei 5 Stelle, le scelte radicali che hanno risollevato Conte sarebbero indebolite da un’intesa col Pd. Cos la Regione persa. Per due ostacoli: la designazione non negoziabile di D’Amato da parte del Pd; l’esclusione non negoziabile del termovalorizzatore da parte dei 5 Stelle. Per superare questo blocco incrociato occorre invece negoziare entrambe le questioni. Anche perdendo un po’ di consenso radicale.
Massimo Marnetto
Caro Massimo,
In effetti le scelte di Pd e Cinque Stelle sembrano curiose. In Lombardia, dove i due principali partiti d’opposizione sono pressoch certi di perdere, hanno fatto l’accordo. Nel Lazio, dove anche a causa della debolezza del candidato di centrodestra la partita potrebbe essere aperta, si sono divisi. Il Pd candida l’assessore alla Sanit uscente Alessio D’Amato, i contiani (ormai non ha pi senso dire grillini) la giornalista Donatella Bianchi; quindi, a meno di sorprese possibili ma improbabili, perderanno pure l. C’ per una cosa da dire. I voti di Pd, 5 Stelle e Azione non si possono sommare. Sono tre partiti che traggono legittimazione dal fatto di non essere alleati tra loro. Se i 5 Stelle si alleassero con il Pd, perderebbero voti; e lo stesso farebbe il Pd se si alleasse con i 5 Stelle. Quanto a Renzi e Calenda (sempre che riescano a sopportarsi ancora qualche anno), un conto stare in mezzo, pescando voti dai delusi dei due schieramenti; un altro conto fare una scelta di campo, precludendosi cos una quota di potenziali elettori. Al momento l’opposizione divisa anche perch le elezioni politiche sono lontane, e il consenso per il governo forte. Ma dal 1994 in poi ha sempre vinto l’opposizione. Il centrodestra, anzi il destracentro, vincer in Lombardia e nel Lazio. Ma la situazione nel Paese talmente grave che pure questo governo — il cui livello non altissimo — e questa maggioranza rischiano alla lunga di logorarsi. Se annuseranno il profumo del potere, vedr gentile signor Marnetto che Pd e 5 Stelle troveranno il collante per stare insieme. Almeno nelle urne.
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Storia
Mio nonno partigiano tra i tanti che nessuno ricorda
Antonio Scarpa detto Zamarco, stato mio nonno. Un nonno che non ho mai conosciuto. Nato a Pellestrina, un’isola della Laguna di Venezia, il 28 agosto 1901, figlio di Francesco e Elisa Rossi. Zamarco il detto, l’esplicativo cio per una comunit che serve ad identificare uno tra i tanti che portano lo stesso cognome. E a Pellestrina addirittura c’ un quartiere, il Sestiere Scarpa, che ricorda proprio questa comunanza. Emigrato nella vicina Venezia, incontra e sposa mia nonna, Albina Maria Lovadina, sfollata da Spresiano per le ragioni belliche della prima guerra mondiale. Hanno cinque figli, Virginia, Giorgio, Dina, Francesco, l’ultimo Ennio, nasce nel 1949, a guerra finita, pochi mesi prima che Antonio muoia. Antonio Scarpa antifascista, mai iscritto al partito fascista, una di quelle microstorie che nessuno ricorda. Mio nonno ha subito anche lui bastonature e l’orrore, morale oltre che fisico, di dover affogarsi nell’olio di ricino. Nella dimenticanza storica e comunque nell’oblio documentale di molti fatti, va ricordato che Venezia non si affatto sottratta alla violenta spirale dell’ascesa del fascismo, molti sono gli scontri, le sparatorie, le bastonature e i morti, spesso tra ferrovieri e nazionalisti e squadristi. capitato ad Antonio, ferroviere, capotreno, partigiano tardivo ultra quarantenne con quattro figli a carico, unico partigiano originario dell’isola di Pellestrina. E per ironia della sorte, mitragliato sul suo treno da aerei inglesi che gli tolsero una gamba: partigiano e mutilato di guerra, come poi gli venne certificato.
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