di Chiara Daina
L’antibiotico-resistenza ha provocato già oltre un milione di decessi a livello globale. In Europa si contano 33 mila morti all’anno (un terzo nella sola Italia)
Batteri sempre più forti e antibiotici sempre meno efficaci. È così che le infezioni diventano molto difficili da curare e rischiano di essere fatali. L’antibiotico-resistenza, cioè la capacità di un batterio di resistere all’azione di uno o più farmaci antibiotici a causa di un utilizzo eccessivo e improprio , è una minaccia per la sanità pubblica di tutto il mondo. Solo nel 2019, secondo un recente studio pubblicato su Lancet ha provocato direttamente oltre 1,2 milioni di decessi a livello globale.
I patogeni più pericolosi
L’India, secondo Paese più popoloso al mondo dopo la Cina, sta pagando a caro prezzo i danni di questo fenomeno. Lo denuncia un articolo della Bbc. Nel subcontinente indiano ogni anno muoiono quasi 60mila neonati colpiti da germi patogeni che non rispondono più ai farmaci. Tra i superbatteri resistenti ci sono l’Escherichia coli, che comunemente si annida nell’intestino degli esseri umani e degli animali dopo aver introdotto del cibo contaminato, la Klebsiella pneumoniae, che può causare gravi polmoniti o meningiti, e lo Stafilococco aureo, responsabile di infezioni della pelle e a carico di vari organi. «I medici hanno riscontrato che alcuni dei principali antibiotici sono efficaci in meno del 15 per cento dei casi nel trattare le infezioni generate da questi patogeni» riporta l’articolo. E la preoccupazione più grande è verso l’Acinetobacter baumannii, un gruppo di specie batteriche associate in particolare alle infezioni polmonari e del tratto urinario che si possono contrarre durante il ricovero in ospedale.
Il report
Un nuovo report dell’Indian council of medical desease, l’ente nazionale per la ricerca biomedica, riferisce che la resistenza ai carbapenemi, una classe di antibiotici a largo spettro d’azione utilizzabili per contrastare un numero ampio di batteri, è cresciuta del dieci per cento in un solo anno. Un dato allarmante perché, ha sottolineato uno degli scienziati dell’ente di ricerca, questa linea di antibiotici risulta efficace per la cura delle sepsi e dei pazienti molto fragili in terapia intensiva e quindi deve essere preservata. Il report indiano riferisce che nel 2021 solo il 43 per cento delle polmoniti (contro il 65 per cento del 2016) può essere trattata con antibiotici di prima linea, cioè su cui ricade la scelta sia in assenza di un esame di laboratorio per verificare il tipo di battere (o prima di avere i risultati) sia in caso di terapie mirate.
Malattie di origine virali curate con gli antibiotici
L’uso indiscriminato degli antibiotici è diffuso anche nei villaggi, tra ricchi e poveri, perché c’è scarsa consapevolezza della loro funzione. E questo contribuisce ad aumentare la resistenza dei microrganismi. I pazienti con malattie di origine virale, come influenza, raffreddore, dengue, diarrea, infezioni delle alte vie respiratorie, e con malaria, causata da un parassita, continuano a essere curati con gli antibiotici sebbene non funzionino contro i virus e parassiti ma solo contro i batteri. «Il prezzo degli antibiotici scende mentre quello per i test diagnostici resta oneroso, di conseguenza i medici preferiscono prescrivere i farmaci piuttosto che ordinare test» riporta l’articolo della Bbc. A complicare la situazione ci sono le scarse condizioni igieniche in cui versano gli ospedali che facilitano la trasmissione di infezioni tra i pazienti. Il problema delle infezioni da batteri mutliresistenti ai farmaci riguarda ovviamente anche l’Europa, con 33mila morti all’anno e 670 mila infezioni (secondo uno studio condotto su dati del 2015 dal Centro europeo per il controllo delle malattie), di cui un terzo in Italia . Per gli stessi motivi: il l’uso eccessivo e improprio di antibiotici in ospedale e sul territorio.
11 ottobre 2022 (modifica il 11 ottobre 2022 | 15:42)
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, 2022-10-11 13:41:00, L’antibiotico-resistenza ha provocato già oltre un milione di decessi a livello globale. In Europa si contano 33 mila morti all’anno (un terzo nella sola Italia), Chiara Daina