Influenza, picco tra i bimbi. Record di accessi in pediatria. I medici: Genitori spaventati dalla febbre, ma non tutti avevano necessità di cure ospedaliere

Influenza, picco tra i bimbi. Record di accessi in pediatria. I medici: Genitori spaventati dalla febbre, ma non tutti avevano necessità di cure ospedaliere

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L’impatto del picco influenzale si sta facendo sentire con forza sugli ambulatori e sui pronto soccorso pediatrici, mettendo a dura prova medici e strutture sanitarie.

A Prato, secondo dati recenti, in sole 24 ore, il pronto soccorso pediatrico ha registrato un allarmante numero di 128 accessi. Durante il turno di notte, da 20 a 8 del mattino, i medici hanno gestito ben 44 pazienti, un numero che è salito a 63 entro le 14 del giorno successivo.

A La Nazione, Pier Luigi Vasarri, primario dell’ospedale Santo Stefano, evidenzia un cambiamento nell’atteggiamento delle famiglie: alla comparsa dei primi sintomi influenzali, i genitori tendono a cercare immediatamente l’intervento ospedaliero. Tuttavia, la maggior parte dei pazienti affronta casi di influenza senza complicanze che potrebbero essere gestiti efficacemente attraverso le strutture del territorio, evitando di sovraccaricare gli ospedali.

Il reparto di pediatria e neonatologia dell’ospedale Santo Stefano è ulteriormente sotto pressione a causa della mancanza di sette professionisti: tre pediatri, due neonatologi, e due medici in maternità. Tale carenza di personale si traduce in un incremento degli straordinari e nella rinuncia a giorni di ferie da parte del personale rimasto, specialmente durante il picco influenzale.

Vasarri sottolinea l’importanza di valutare le condizioni generali del bambino affetto da influenza. Spesso, sintomi come la febbre alta possono migliorare in tre o quattro giorni. Nel frattempo, gli ambulatori dei pediatri sono costretti a prolungare gli orari per rispondere alle numerose richieste di assistenza.

Lucia Biancalani, segretaria della Federazione Italiana Medici Pediatri di Prato, riporta un esempio emblematico di come un singolo bambino affetto da influenza possa essere visitato da diversi professionisti, aggravando il carico sul sistema sanitario. La situazione evidenzia il bisogno di un maggiore ricordo e comprensione dell’influenza da parte delle famiglie.

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