Sono tre anni che non si attivano corsi di abilitazione
di Valentina Santarpia
Un laureato ha fatto ricorso alTARl Lazio perché da tre anni non vengono attivati corsi per abilitarsi sul sostegno, e il ministero dell’Istruzione condannato a pagare 1500 euro di spese legali e a riparare all’errore, avvierà la procedura di attivazione del maxi-corso.
Una riparazione che arriverà, assicurano da viale Trastevere, entro il 2019, con corsi per 40 mila posti in un triennio, proprio per rispondere alla carenza di specializzati. Ma andiamo per ordine. Il ministero dell’Istruzione non ha indetto dal 2015 nessun corso di abilitazione per lo svolgimento della professione di insegnante, per cui molti laureati, e in particolare molto che avrebbero voluto specializzarsi sul sostegno, non hanno potuto farlo. Intanto è arrivata la norma che ha dato la possibilità- per facilitare i trasferimenti- anche ai docenti non abilitati sul sostegno di assistere i bambini e i ragazzi disabili in classe, per cui la questione è stata accantonata. «Un errore, sia per i ragazzi che meritano un insegnante qualificato, che per i docenti che vogliono specializzarsi in un settore così importante», sostiene Sirio Solidoro, avvocato, che ha deciso di sostenere il ricorso dei laureati al Tar del Lazio per costringere il Miur a dare attenzione alla questione.
Il maxi corso
Il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha dato ragione al ricorrente, e ha obbligato non solo il ministero al pagamento delle spese legali, ma anche a provvedere per sanare la situazione. Una decisione che vale per le migliaia di laureati che aspettano un corso ad hoc per abilitarsi sul sostegno. «Nel caso in cui non dovesse esprimersi, il Miur potrebbe essere commissariato», si spinge Solidoro. In realtà il ministero sta correndo ai ripari: in programma il prossimo maxi corso per chi si vorrà abilitare sul sostegno, con 40 mila posti. Una manna dal cielo per i laureati in attesa, ma anche per le famiglie, che reclamano da anni la carenza di docenti specializzati per i propri figli.
Fonte dell’articolo: Corriere della sera.it