Metaverso, intelligenza artificiale, ChatGPT: il futuro entra nelle aule italiane modificando velocemente il modo di fare didattica. E’ un bene o un male? Che direzione sta prendendo l’insegnamento? Ne parliamo con Maurizio Maglioni e Anna Ferrigno, di Flipnet.
Prof.ssa Ferrigno e Prof. Maglioni, ci sembra di capire che voi insegnanti di Flipnet stiate lavorando molto con l’intelligenza artificiale nelle scuole italiane. Ma non lo avevano vietato?
“No. La notizia non è stata data correttamente: Chat GPT non è vietata ma è stato momentaneamente sospeso il suo collegamento diretto in Italia. I ragazzi a casa la usano attraverso il sito www.poe.com che è un sito californiano che fa da tramite non solo per ChatGPT ma anche per altre A.I., tutte gratuite”.
Ma dove ci porterà il boom delle AI?
“Sono parecchi anni che diversi scienziati e filosofi come Yuval Noah Harari o Stephen Hawking ci stanno mettendo in guardia sulle minacce delle intelligenze artificiali. Troviamo molto interessante il pensiero di Sabine Hossenfelder, una scienziata e divulgatrice scientifica di Francoforte che sta facendo in questi giorni molte interessanti osservazioni a partire da ChatGPT”.
E cosa dice la Hossenfelder?
“La Hossenfelder afferma che, fra poco, avremo disponibili gratuitamente tante diverse AI specifiche che ci risolveranno ogni problema, dagli investimenti finanziari, ai problemi sentimentali”.
Ne avremo anche per la scuola?
“Ne avremo tantissime anche per la scuola. Sarà una corsa all’oro. Già una piattaforma per imparare le lingue come Duolingo com 100 milioni di download si è accordata con ChatGPT”.
Quindi le AI rappresentano un pericolo per la specie umana?
“Certo, ma nessuna cosa rischiosa per l’umanità è mai stata bloccata dal fatto che fosse rischiosa, soprattutto quando è fonte di guadagni”.
Vedremo molti avatar non umani che parlano attraverso una AI?
“Vedremo sicuramente Youtube inondato da Avatar umani che parlano attraverso AI. Ma più diventerà facile fare video finti, più ricercati e di valore diventeranno i video veri”.
E nel mondo della scuola come la mettiamo? Dobbiamo assolutamente vietarla ai giovani?
“Qui c’è un ragionamento particolare da affrontare. Se la vietassimo non faremmo il bene dei ragazzi. Dobbiamo renderci conto che i vecchi paradigmi sono tutti saltati. Occorre riconsiderare il concetto di formazione, di educazione e capire che il futuro lavorativo di un bambino dovrà fare i conti con due fattori nuovi: l’etica della sostenibilità e la gestione della conoscenza”.
Quindi la conoscenza non è più una cosa da acquisire ma da gestire?
“Esattamente… D’altronde una scuola basata sull’acquisizione dei saperi è qualcosa che combattiamo da almeno 20 anni”.
Quando dice combattiamo a chi si riferisce?
“Noi di Flipnet partecipiamo ad un movimento pedagogico comunemente chiamato delle ‘metodologie innovative’ che ha origini antiche. Viene dal Learning by doing di John Duwey, passa dalla scuola montessoriana, ed arriva al 21esimo secolo con il cooperative learning, il flipped learning, il PBL, il debate, l’apprendimento laboratoriale, il peer teaching. Per noi la vera sfida della scuola oggi è tutta nel saper gestire questa transizione dall’insegnamento trasmissivo al non trasmissivo. Ed in Italia siamo ancora parecchio indietro”.
Ma in tutto questo la A.I. cosa c’entra?
“ChatGPT è proprio la chiave che ci permetterà di aprire questa porta perché sta mettendo in discussione l’utilità stessa della conoscenza. Da quando, a partire dagli anni 90, il world wide web è progressivamente diventato accessibile a tutti, la trasmissione della conoscenza non è più una competenza esclusiva del sistema di istruzione. Reperire autonomamente informazioni è diventata un’operazione banalissima, alla portata di chiunque: bambini, anziani, ricchi, poveri, … quello che l’istruzione può e deve fare in questa “nuova” società dell’informazione è fornire agli studenti la capacità di discriminare, selezionare, valutare, sintetizzare, e infine mescolare questo “filtrato” di conoscenza con il proprio vissuto per creare qualcosa di unico, che nessuna intelligenza artificiale può essere in grado di riprodurre”.
Quindi non vale più la pena perdere i pomeriggi a studiare? È questo il messaggio per i giovani?
“Non è così semplice. Il problema non è quanto studiare ma come studiare. Le faccio un esempio: oggi ogni studente studia le invasioni barbariche tre volte: cominciamo alla primaria, poi alle medie ed una terza volta alle superiori. Dovremmo essere tutti dei super esperti di invasioni barbariche! Eppure non ricordiamo nemmeno che tante “invasioni” in realtà erano aiuti militari che Roma stessa aveva chiesto ai popoli germanici. (lo fece, ad esempio, l’Imperatore Valente nel 376 con i Visigoti)”.
Ed allora come bisognerebbe studiare?
“Nella scuola i professori chiedono di studiare ma poi valutano i ragazzi in base alla capacità di riassumere quello che studiano. Oggi arriva ChatGPT che dice “guarda che io sono il campione del mondo del riassunto. Nessuno sa farlo bene come me.” Quindi noi di Flipnet diciamo ‘basta con i voti dati in base alla capacità di riassumere!’”.
E per la matematica?
“Da quando esistono le calcolatrici, i professori di matematica sono cambiati. Cinquant’anni fa se avevi un alunno in grado di calcolare a mano la radice di due fino alla sesta decimale lo classificano come un genio. Oggi lo definirebbero forse come un alunno problematico.
Ma se lasciamo che i ragazzi usino ChatGPT, non faranno più temi, riassunti o commenti!
“Attenzione non li faranno più a casa ma se diventi un insegnante capovolto, potrai fare in modo che facciano i compiti a scuola e non a casa. A scuola avrai due opzioni:
1. controllare quali strumenti lasciare utilizzare e farli lavorare da soli
2. sostituire i riassunti con prodotti multimediali come infografiche, videotrailer o altri prodotti non generabili direttamente da ChatGPT e farli lavorare in gruppo”.
E come si diventa insegnanti capovolti?
“Noi in 10 anni abbiamo formato solo 10.000 insegnanti perché utilizzare il flipped learning è bello ma impararlo è molto faticoso. Oggi, però, alla secondaria di secondo grado, è diventato indispensabile perché ChatGPT è già sugli smartphone di tutti gli studenti.
E se un professore volesse continuare ad insegnare come prima?
“Ci dispiace per gli studenti: quando, usciti dalla scuola, questi ragazzi si presenteranno sul mercato del lavoro, troveranno molta competizione, compresa quella di chi è stato sostituito da un’intelligenza artificiale”.
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