Inter, Inzaghi non è più credibile agli occhi della squadra: ombre sul futuro

Inter, Inzaghi non è più credibile agli occhi della squadra: ombre sul futuro

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di Paolo Tomaselli, inviato a Udine

I numeri dicono che la crisi dell’Inter è già profonda, ma sono comunque asettici: sono le facce, gli atteggiamenti, il senso generale di scollamento a preoccupare. La posizione di Inzaghi è debole: saprà cambiare?

Una squadra che corre, pressa, ha idee, qualità e un’anima: l’Udinese è tuono e tempesta, sullo stile del modello Klopp di Andrea Sottil, debuttante sul palco della A: l’Inter sta a guardare, poi si lascia andare, tira fuori il violino con presunzione, prova chiudersi e a difendere il pareggio, ma viene travolta nel finale dal calcio rock dei friulani, in testa per qualche ora, ma vera rivelazione di questa prima parte di campionato.

Lazio, Milan, Bayern, Udinese: quattro sconfitte in 9 partite, 13 gol subiti, 15 segnati. I numeri dicono che la crisi dell’Inter è già profonda, ma sono comunque asettici: sono le facce, gli atteggiamenti, le gambe che girano e non girano, il senso generale di scollamento (Bastoni che prende a calci la poltroncina dopo la sostituzione) a preoccupare e ad allungare ombre lunghe sul futuro di Simone Inzaghi. Il problema non è solo l’allenatore, perché le prestazioni dei singoli alla Dacia Arena sono state inquietanti, Brozovic in testa: ma il problema principale sembra la leadership del tecnico, la sua credibilità agli occhi della squadra.

Che sia un tarlo dovuto allo scudetto perduto o qualcosa di più recente poco importa, perché già dopo la doppia sconfitta Milan-Bayern la società ha fatto qualcosa di insolito, a testimonianza della gravità della situazione: ha parlato cioè alla squadra assieme all’allenatore, entrando nel suo territorio per difenderlo, legittimarlo, rinforzarlo. Ma se appena l’asticella si alza, l’Inter è questa, allora la posizione del tecnico è debole. E qualcosa bisogna fare.

Prima di cambiare allenatore, forse bisogna capire se Inzaghi ha intenzione di cambiare qualcosa, perché dalla prima giornata di campionato Brozovic non gioca (a essere generosi) più di mezzora sui suoi standard e anche per questo l’Inter si allunga, portando pochi palloni in attacco e soffrendo in fase difensiva. Vedere Makengo e Walace sempre alle caviglie del croato, dovrebbe suggerire contromisure più efficaci del cambio di due ammoniti sulla sinistra dopo mezzora.

«Assolutamente, bisogna cambiare qualcosa» riconosce Inzaghi, che pure è attaccato al 3-5-2. Però non è questa — lenta e prevedibile — l’interpretazione che ne aveva dato alla Lazio e nel primo anno di Inter: non è chiaro se l’assenza di Perisic basta a capire questa involuzione, né se il ritorno di Lukaku in attacco può migliorare le cose, perché anche con il belga nelle prime esibizioni (vedi Lazio) c’era qualcosa che non andava. Quello che è chiaro, vedendo l’Udinese che ha reinventato Pereyra sulla fascia, con Deulofeu libero di stupire, quattro mezzali che si alternano, un altro calcio — con lo stesso modulo — è possibile. Chissà se è possibile anche un’altra Inter.

19 settembre 2022 (modifica il 19 settembre 2022 | 11:54)

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, 2022-09-19 13:09:00, I numeri dicono che la crisi dell’Inter è già profonda, ma sono comunque asettici: sono le facce, gli atteggiamenti, il senso generale di scollamento a preoccupare. La posizione di Inzaghi è debole: saprà cambiare? , Paolo Tomaselli, inviato a Udine

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