Draghi: «Io di nuovo a palazzo Chigi? No. C’è chi parla di nascosto ai russi»

Draghi: «Io di nuovo a palazzo Chigi? No. C’è chi parla di nascosto ai russi»

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di Marco Galluzzo

Draghi in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri: le sanzioni funzionano, su questo non condivido Salvini

«La democrazia italiana è forte, non si fa battere dai nemici esterni, dai loro pupazzi prezzolati. Dobbiamo essere fiduciosi nella nostra democrazia, non bisogna avere timore di qualunque voce».

Mario Draghi è più libero di altre volte, anche nel linguaggio. Sarà che è in carica solo per gli affari correnti, anche se ha appena varato un decreto di 14 miliardi (con tanto di complimenti pubblici al ministro dell’Economia, «mi auguro che il prossimo governo ne abbia uno come lui»). Sarà che potrebbe essere la sua ultima conferenza stampa. A un certo punto è lui stesso a prendere le domande dei cronisti. E’ la prima volta. Deve scappare nelle Marche, ma ha ancora voglia di risposte e interrogativi.

Quelli che gli pongono i giornalisti sono quasi tutti politici. Salvini, la Meloni, i russi, il denaro di Mosca, il suo futuro (Ancora al governo?.«No»). Il filo conduttore delle risposte è anche nel segno di sassolini multipli che lui sembra volersi togliere. L’inizio della conferenza è una rassicurazione: ha parlato con gli americani, «mi hanno confermato l’assenza di forze politiche italiane nella lista di chi ha beneficiato di fondi russi. Non ci sono evidenze di finanziamenti russi a candidati» attuali.

Corruzione

Una rassicurazione, che si abbina alla fiducia nel nostro Paese, «quello che racconterò a New York per l’Assemblea dell’Onu, un Paese che cresce, che difende i suoi cittadini e le sue imprese con un’agenda sociale che è stata la cifra del mio governo». Un racconto che non ha nulla a che fare con il fatto «che negli ultimi anni la Russia ha effettuato un’ opera continua di corruzione in tanti settori in Europa e negli Stati Uniti».

Ma siccome il bene non fa romanzo, o notizia, secondo un adagio dei vecchi cronisti, le domande su quello che non va, o che potrebbe andare male, continuano. E Draghi le smonta ad una ad una, talvolta puntando il dito anche contro i leader che in questo momento si affrontano in campagna elettorale. La Meloni vuole cambiare il Pnrr? «Non condivido questa visione sempre negativa: c’è il Pnrr che non funziona? No, funziona, va avanti, le risorse sono state quasi tutte bandite».

Ma c’è anche la posizione di Salvini rispetto alle sanzioni, rispetto a Mosca. Draghi si trattiene meno del solito e invita a considerare le cose nella loro reale dimensione, senza ingigantirle. Non cita Salvini, ma pazienza «c’è quello che ama i russi alla follia e vuol togliere le sanzioni e parla tutti i giorni di nascosto con i russi… c’è, c’è pure lui, ma c’è tanta gente che non lo fa, cioè la maggioranza degli italiani».

Mani nude

Anche l’ex premier Giuseppe Conte, le sue posizioni politiche, per un momento sembrano affiorare: «Non si può votare l’invio delle armi all’Ucraina e poi dire non sono d’accordo, o ancora peggio, inorgoglirsi dell’avanzata ucraina dopo che si è stati contro l’invio delle armi. Si voleva forse che l’Ucraina si difendesse a mani nude? Forse sì». «Nei rapporti internazionali occorre essere trasparenti – aggiunge Draghi – ci vuole coerenza, non capovolgimenti o giravolte. Questo fa il prestigio di un Paese, la coerenza e la trasparenza, senza di queste si indebolisce il Paese al di fuori e si indebolisce anche dentro e viene a mancare quell’ambiente che serve per la crescita».

Orban

Gli chiedono di Orban, della bocciatura arrivata da Bruxelles, del fatto che è alleato della Meloni. La risposta è chiara ma è girata agli italiani: «Noi abbiamo una certa visione dell’Europa, difendiamo lo stato di diritto, siamo alleati di Germania e Francia. Ma mi chiedo, uno come se li sceglie i partner? Certo, c’è una comunanza ideologica, ma anche credo sulla base dell’interesse degli italiani. Chi sono questi partner? Chi conta di più? Datevi le risposte voi». Mentre sull’efficacia delle sanzioni contro la Russia la risposta è esplicita: «Le sanzioni funzionano. All’interno del centrodestra ci sono tanti punti di vista. Quello di Salvini prevale? Non lo posso dire questo. È una visione (quella di Salvini, ndr) che il governo attuale non condivide».

C’è anche il dispiacere per il voto mancato sulla delega fiscale: «C’era un accordo con tutte le forze politiche. Il governo si è impegnato a non scrivere i decreti delegati fino alla data delle elezioni. Tutti hanno mantenuto la parola tranne una forza politica che non l’ha votata. Speriamo ci sia ancora tempo». La Lega, in Commissione, si è opposta alla calendarizzazione.

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16 settembre 2022 (modifica il 16 settembre 2022 | 22:56)

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, 2022-09-16 21:20:00, Draghi in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri: le sanzioni funzionano, su questo non condivido Salvini, Marco Galluzzo

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