Io, tra i primi a correre sul luogo del naufragio. E quel bambino in felpa verde

Io, tra i primi a correre sul luogo del naufragio. E quel bambino in felpa verde

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di Jacopo Storni

Ignazio Mangione, 31enne della Croce Rossa, direttore del Cara di Isola Capo Rizzuto. Quei corpi distesi senza vita sulla spiaggia

Ignazio Mangione, 31 anni, soccorritore della Croce Rossa, stato uno dei primi, all’alba di domenica mattina, ad arrivare sulla spiaggia calabrese del naufragio a Crotone. Stavo dormendo, erano le 5, sul telefono arrivata una telefonata dalla sala operativa della Questura, ci hanno comunicato che c’era stato un naufragio, ci hanno detto di correre. Cos si alza, si veste, poi parte. Quando sono arrivato su quella spiaggia ho visto decine di corpi riversi a terra, senza vita. Stava albeggiando, le prime luci della mattina, i corpi coperti da sabbia e acqua che diventavano sempre pi nitidi. Ignazio vaga sulla costa, le ambulanze intorno, i soccorritori, i medici.

Non sapevamo chi era morto e chi aveva ancora una speranza di vivere. Ho visto un bambino, prono sulla spiaggia. Avr avuto tre anni, forse quattro. Mi sono inginocchiato accanto a lui, aveva una felpa verde scura, il resto del corpo era nudo, tutti i vestiti gli erano stati strappati dalle onde del mare in tempesta. Nessun braccialetto, nessuna collanina, nessun segno di riconoscimento. Ho girato quel bambino sperando nell’impossibile, l’ho messo supino con il viso rivolto verso il cielo, il suo volto era immobile, era asiatico, forse pakistano, forse afghano, ho sperato che fosse ancora vivo, gli ho tastato il polso per sentire l’eventuale presenza di battiti cardiaci. Purtroppo il suo cuore non batteva pi. E allora Ignazio rimasto l, a guardare quel volto di bambino senza respiro, lo sguardo immobile.

Poi arrivato qualcuno, forse un medico dell’Asl, forse un poliziotto…. Una carezza, un tocco lieve delle dita a socchiudergli le palpebre. Addio per sempre a quel bambino che ancora non ha nome. Ignazio avrebbe voluto sapere chi era quel bambino, se c’era una madre che lo stava cercando. Ma non c’era tempo, c’erano altri corpi, almeno altri quaranta corpi distesi sulla spiaggia, dovevamo fare in fretta, non c’era tempo per i sentimenti, non c’era tempo per l’immedesimazione. Immagini che Ignazio, da anni nel comitato di Crotone della Croce Rossa, non dimenticher facilmente: Sono direttore del Cara di Isola Capo Rizzuto, da anni mi occupo di migranti, ma non avevo mai visto niente del genere.

Se chiude gli occhi, gli passano davanti quei frammenti di vite: Ricordo una madre sopravvissuta, camminava davanti alla spiaggia col volto pieno di sangue, piangeva, si disperava, urlava chiamando i suoi figli che non le rispondevano. E poi quei brandelli di barca sparsi dappertutto, su quella spiaggia che d’estate diventa spiaggia libera per i bagnanti. E che adesso un cimitero di uomini, donne, bambini. Quel piccolo con la felpa verde non era l’unico bambino sulla battigia, ne ho visti tanti altri. Adesso Ignazio tornato al Cara, il centro di accoglienza per richiedenti asilo che dirige. Proprio qui, domenica sera, poche ore prima del naufragio, un’altra tragedia per un altro migrante ospite nel centro: Un 28enne egiziano stava rientrando nella struttura, stava camminando sulla strada, all’improvviso stato travolto da un’auto, il pirata della strada scappato senza prestare soccorso. Un’altra tragedia, adesso gi dimenticata, per lasciare spazio a un’altra tragedia. Prima della prossima.

27 febbraio 2023 (modifica il 27 febbraio 2023 | 12:12)

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