Iran, revocata per la prima volta la condanna a morte di un manifestante

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di Redazione Esteri

Saman Yasin era accusato di aver cantato canzoni rivoluzionarie e sparato tre colpi in aria. Il suo ricorso stato accolto. Per un ragazzo di 22 anni stata confermata la pena di morte

Per la prima volta, la Corte suprema dell’Iran ha accolto il ricorso di un cittadino condannato a morte per accuse legate alle proteste che da cento giorni infiammano il Paese.

Saman Yasin, un artista e rapper di origini curde, era stato condannato alla pena capitale per avere criticato il regime sui social mostrando il suo sostegno verso i manifestanti, per avere dato fuoco a un cestino della spazzatura e per avere sparato in aria tre volte mentre lui stesso partecipava a una manifestazioni, tentando di uccidere un agente delle forze dell’ordine. Un’altra accusa era quella di aver cantato alcune canzoni rivoluzionarie che lui stesso ha composto.

Accuse che Saman ha sempre rigettato. La madre, in un video condiviso pochi giorni fa sui social (che in Iran sono bloccati, ma accessibili ai pi tramite Vpn), avevo chiesto un aiuto per ottenere la sua scarcerazione: In quale mondo avete visto una persona cara perdere la vita per della spazzatura, ripete nel video.

La decisione della Corte stata annunciata ieri: l’agenzia giudiziaria statale Mizan ha fatto sapere che nella sentenza i giudici hanno evidenziato delle incongruenze nelle motivazioni della condanna e per questo hanno rinviato il caso al tribunale ordinario perch venga riesaminato.

Meno fortunato stato Mohammad Qobadloo, un ragazzo di 22 anni anch’egli condannato a morte per aver ucciso un agente delle guardie della rivoluzione e aver ferito cinque poliziotti. Inizialmente Mizan aveva comunicato che anche la condanna di Mohammad era stata annullata, salvo correggersi poche ore pi tardi parlando di un errore di comunicazione.

Lo scorso 8 dicembre stato impiccato il 23enne Moshen Shekari, condannato a morte dopo un processo rapido e senza avvocati per avere bloccato una strada e ferito con un coltello un agente. Pochi giorni dopo la stessa fine toccata a Majid Reza Rahnavard, anche lui 23enne, impiccato in pubblico per aver accoltellato a morte due membri della forza paramilitare Basij.

Stabilire quanti altri cittadini iraniani, delle migliaia finite in carcere negli ultimi tre mesi per le proteste esplose dopo l’uccisione di Mahsa Amini, rischino la pena capitale pressoch impossibile. Le stesse organizzazioni internazionali faticano a stabilire numeri certi: secondo Amnesty International sarebbero 21, mentre la Cnn parla di un centinaio di persone che potrebbero essere giustiziate.

25 dicembre 2022 (modifica il 25 dicembre 2022 | 16:06)

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