by di Greta Privitera
Prima di lei, Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana di arrampicata che aveva gareggiato senza hijab a Seul. Su Twitter: Ci moltiplichiamo. Tajani convoca l’ambasciatore iraniano a Roma
Un’altra ragazza che sfida il regime e lo fa sul terreno di gioco. Anzi, sul tavolo. Vista da questa parte del mondo, la foto che sta girando su Twitter non avrebbe nulla di particolare: una giovane donna con il maglione blu davanti a una scacchiera. In realt di una forza dirompente. Sara Khademolsharieh, 25 anni, una campionessa di scacchi, fa parte dell’Iran Chess Team e, ieri, ha giocato senza velo ai campionati del mondo ad Almaty, in Kazakistan.
Un’altra coraggiosissima ragazza iraniana che decide di opporsi pubblicamente alla dittatura teocratica di Khamenei, e di rifiutare l’imposizione dell’hijab obbligatorio, rischiando la sua vita e la sua carriera. Due anni fa, Khademolsharieh era gi stata interdetta dalle competizioni per aver detto no al velo. In quel caso, stata interrogata e ha ricevuto molte minacce, ma ha continuato. Ha continuato perch questa volta diverso: ci moltiplichiamo, si legge su Twitter. Intanto, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha convocato alle 12.00 di domani 28 dicembre l’ambasciatore iraniano a Roma per un colloquio.
Khademolsharieh non la prima sportiva a scegliere di togliersi il velo durante una competizione internazionale. Prima di lei, proprio nella sua disciplina, lo aveva fatto anche un collega che ora gioca sotto bandiera americana, Atosa Purkashian – fortissima la foto delle due che careggiano l’una contro l’altra -, o Shohreh Bayat , famosa arbitra sempre di scacchi che durante il campionato mondiale femminile 2020 stata accusata dal governo iraniano di non indossare correttamente l’hijab. Negli ultimi mesi, tra tutte le storie, ha fatto il giro del mondo quella di Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana di arrampicata che aveva gareggiato senza velo a Seul e che, una volta tornata in Iran ha subito gravi minacce e le stata bruciata la casa.
Proprio oggi, il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha dichiarato durante una cerimonia: Non mostreremo misericordia al nemico. le braccia sono aperte a tutti coloro che sono stati ingannati. Il nemico di cui parla Raisi sono i manifestanti, i giovani e le giovani che hanno dato il via questo sciame di proteste, diventate una rivoluzione.
Dal 16 settembre, giorno in cui morta Mahsa Amini – simbolo dell’inizio della rivoluzione – secondo l’agenzia di stampa per i diritti umani (HRANA), sono stati uccisi pi di 500 manifestanti, tra cui 70 minori (l’ultima vittima, la dodicenne Saha Etebari). Due ragazzi sono stati giustiziati e almeno altri 26 sarebbero in attesa di esecuzione.
27 dicembre 2022 (modifica il 27 dicembre 2022 | 22:34)
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