Isabelle Huppert: «La mia sindacalista che reagisce allo stupro con coraggio e dignità»

Isabelle Huppert: «La mia sindacalista che reagisce allo stupro con coraggio e dignità»

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di Valerio Cappelli

La grande attrice francese protagonista del film di Jean-Paul Salomé sulla vicenda di Maureen Kearney che si batté, tra minacce e violenze, per salvare 50mila posti di lavoro

Isabelle Huppert si irrigidisce per un attimo, con un tocco di altezzosità parigina, nella curva finale della conversazione, quando le chiediamo del compleanno importante che si avvicina. Nel 2023 compie 70 anni. E lei: «Ho tante cose da fare che occuparmi del tempo che passa». È tutta di nero, dai pantaloni di coccodrillo agli anelli e bracciali, dal tacco 12 agli occhialoni che la proteggono dal sole, lei nella pelle così vulnerabile, ma solo in quello. È una donna che non ha paura di nulla, sullo schermo non si nega incesti, omicidi, abusi. Alla Mostra, per Orizzonti, racconta la vera storia di Maureen Kearney in La Syndicaliste (il film uscirà con I Wonder Pictures). Il mestiere che faceva lo dice il titolo. Si mise contro i capitani d’industria di Areva, il gigante della multinazionale francese (oggi fallito) stava per essere assorbito con attività illegali da un partner cinese. Nel 2012, la sindacalista fu trovata a casa sua legata a una sedia. La A dell’azienda leader della produzione di energia nucleare («tema quanto mai caldo», ricorda il regista Jean-Paul Salomé) incisa sullo stomaco, e un coltello conficcato tra le gambe. Denunciò il fatto alla polizia: da vittima divenne sospettata, condannata a due anni e a una multa di 5000 euro. Vinse nel 2018 in appello.

Isabelle, che donna è Maureen Kearney?

«È energica, vulnerabile, spigolosa. Il film è il ritratto di una donna che si batté per salvare 50 mila posti di lavoro, non contro il nucleare. Mi sono trasformata fisicamente, siamo diventate quasi sorelle gemelle, i capelli biondi, gli occhiali che mettono distanza e creano mistero, poi i suoi orecchini…Indosso una specie di uniforme da combattente, di armatura contro la piovra tentacolare del potere. Ha ragione il regista, è una vicenda poco nota in Francia, destra e sinistra non avevano interesse che venisse fuori».

Perché Maureen non reagisce come una donna stuprata?

«Allude al fatto che poi non si difende, tra dubbi, depressione da cui uscirà fuori…La polizia la ritiene pazza e manipolatrice. Ha la vergogna di non essere creduta. Non so come reagiscono le donne stuprate, dipende dalle circostanze, ci sono modalità diverse, nel film aleggia un clima di sospetto nei suoi confronti che dovevo rendere credibile. Lei è una donna del popolo, attaccarla è facile. Combatte con coraggio e dignità contro l’élite finanziaria e politica a cui non appartiene e per questo viene punita. E’ profondamente ferita. Ci sono state pressioni a piramide, la polizia, il procuratore, il ministro. Noi non eravamo né a suo favore né a suo sfavore. Subito dopo l’aggressione si mette il rossetto, lo fa per proteggersi, è un gesto di sopravvivenza».

Lei aveva già interpretato una donna violentata.

«Sì, in Elle di Verhoeven in cui a un certo punto andavo a cena col mio aggressore. Ma è un thriller e le donne non se la presero. Che ci sia violenza o dolcezza, tutto parte dal contesto, se interpreto una donna stuprata non mi sento più forte o più fragile, questa è la potenza del cinema, che solleva problemi su cui riflettere».

Perché ha voluto interpretarla?

«Non ho missioni educative, il cinema è un viaggio nell’immaginario che prende il sopravvento sulla realtà, anche se abbiamo letto i verbali del processo e abbiamo girato proprio lì, le comparse sono quei veri sindacalisti. Ho recitato il sospetto, sennò avrei fatto un documentario, con una sorta di secchezza alla Chabrol».

La si identifica con Cannes, in realtà a Venezia…

«E’ la mia diciannovesima volta, sono due grandi Festival con la stessa vocazione, dove viene riconosciuto il cinema come linguaggio. Le sale che chiudono, gli spettatori in fuga? In Francia siamo in una situazione leggermente migliore. Ha ragione il direttore artistico Alberto Barbera a lanciare un grido d’allarme, ma io resto ottimista: il cinema avrà un futuro».

Il 3 novembre esce il suo quinto film italiano.

«Sì, L’ombra di Caravaggio di Michele Placido. Io sono la marchesa Costanza Sforza Colonna, la protettrice e l’amante o, come dice Michele, la fata turchina che toglie dai guai il pittore. E’ una figura essenziale nella sua vita, lo conobbe da bambino e al di là della storia sentimentale l’ha sempre protetto, anche dalla Chiesa. Ci vedremo in Italia, in una sala piena di gente».

2 settembre 2022 (modifica il 2 settembre 2022 | 15:38)

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, 2022-09-02 13:41:00, La grande attrice francese protagonista del film di Jean-Paul Salomé sulla vicenda di Maureen Kearney che si batté, tra minacce e violenze, per salvare 50mila posti di lavoro, Valerio Cappelli

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