Ischia, i ventisei anni trascorsi per abbattere una villa

Ischia, i ventisei anni trascorsi per abbattere una villa

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di Federico Geremicca

Un imprenditore la costruì abusivamente nel 1995. La sentenza risale al 2003, ma la demolizione è del 2021

La sentenza penale di condanna definitiva per abusivismo edilizio, che comporta la pena accessoria della demolizione, risale al 2003. La casa, però, una villa di circa 100 metri quadrati edificata nel 1995 a Ischia in una zona a rischio idraulico e di frana molto elevato (tecnicamente area «R4»), è stata abbattuta solo nella primavera del 2021. Accade nel Comune di Ischia, in una località situata circa 110 metri sopra il livello del mare, a ridosso di un versante franoso e di un canale di scolo delle acque. Il protagonista della vicenda è un piccolo imprenditore edile, il quale nel 1995 realizza sul terreno di sua proprietà un manufatto di 75 metri quadrati. Non ha alcun titolo edilizio legittimo. Scatta il sequestro da parte dell’autorità giudiziaria. Il proprietario presenta istanza di condono — sebbene l’edificio sia stato costruito ampiamente oltre i termini — ai sensi della sanatoria approvata nel 1994 dal primo governo Berlusconi. La pratica resta dormiente, come la maggior parte delle 27.000 che ingolfano gli uffici tecnici dei sei Comuni (Ischia, Barano, Forio, Casamicciola, Serrara Fontana, Lacco Ameno) dell’isola campana. A novembre 1997 l’immobile è dissequestrato dall’autorità giudiziaria affinché il proprietario, nel frattempo condannato in Tribunale, proceda alla demolizione. Nel 1998 il prefabbricato abusivo con lamiere va giù, ma dalle sue ceneri ecco che spunta una villa, anch’essa completamente abusiva, di un centinaio di metri quadrati e sei stanze. Presto abitata dall’uomo e dal suo nucleo familiare. A novembre 1998 i vigili urbani effettuano un sopralluogo ed accertano opere abusive che consistono «in un manufatto di circa 100 metri quadrati ed alto metri 3 circa».

L’ordinanza

Il Comune emana una ordinanza di demolizione, ma ad essa non segue la benché minima iniziativa finalizzata a dare ad essa esecuzione. La villa da cento metri quadrati rimane lì, dove non potrebbe stare e dove è pericoloso che resti innanzitutto per chi la abita. Nel 2003, nel frattempo, ecco che arriva il terzo condono edilizio. Il proprietario della casa in zona R4 decide che è il momento di osare e presenta una seconda istanza di sanatoria, questa volta relativa ai trenta metri quadrati aggiunti al primo abuso, quella da settanta, per il quale aveva già richiesto il condono nel 1995 ed aveva pure riportato una condanna. Il Comune richiede integrazioni, procede nell’istruttoria e sollecita alla Soprintendenza il parere. Nel frattempo, però, la Procura della Repubblica ha aperto una seconda indagine su quell’immobile di 100 metri quadrati sorto al posto di quello, anch’esso abusivo, di 75 metri quadri. Anche questa inchiesta si conclude nel 2001 con una condanna in primo grado per l’autore degli abusi edilizi e nel 2003 con la conferma della sentenza in Corte di Appello. Prima, però, che le ruspe accendano i motori trascorreranno ancora 18 anni. Gli avvocati continuano a dare battaglia con una serie di ricorsi (incidenti di esecuzione) finalizzati a dimostrare che il provvedimento di demolizione va bloccato. Infine, a maggio 2021 — ventisei anni dopo il primo abuso edilizio in quella zona R4 — la demolizione.

28 novembre 2022 (modifica il 28 novembre 2022 | 23:40)

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, 2022-11-28 23:21:00, Un imprenditore la costruì abusivamente nel 1995. La sentenza risale al 2003, ma la demolizione è del 2021, Federico Geremicca

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