Israele,  primi exit poll: l’ultra destra spinge l’ex premier Netanyahu verso il ritorno

Israele, primi exit poll: l’ultra destra spinge l’ex premier Netanyahu verso il ritorno

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di Davide Frattini da Gerusalemme

In base ai primi sondaggi aI leader del Likud vengono attribuiti 30 seggi, 24 al premier uscente Yair Lapid

A 73 anni, di cui 15 passati ai vertici del potere e quasi il triplo in politica, resta il più energetico fino alla fine, fino alla chiusura dei seggi. Il megafono in mano, le guardie del corpo che provano a tirarlo giù dal fianco dell’auto, Benjamin Netanyahu rispolvera la tattica di queste cinque battaglie elettorali. Via la cravatta, la camicia aperta sul collo, si sfiata per avvertire i suoi che gli avversari e gli arabi «stanno votando in massa», implora «il nostro Likud questa volta non ce la fa, uscite di casa», rilancia l’allarme via Twitter («non c’è nessuno in fila nelle roccaforti del partito»), anche se viene beccato a postare una foto del 2015.

E’ la strategia del «gevalt» (in yiddish significa un grido di aiuto, di panico), l’ha inventata lui e ormai altri leader politici la imitano. Perché questa ennesima tornata in poco meno di quattro anni è tutta giocata sull’affluenza, che è arrivata a essere la più alta dagli inizi del Duemila: i tre o quattro partiti (a sinistra e tra gli arabi israeliani, 20 per cento della popolazione) a rischio di non superare la soglia del 3,25 per cento possono decidere chi riuscirà a mettere insieme la maggioranza di 61 deputati.

I primi exit poll sono sempre un azzardo, rappresentano i rilevamenti fino alle 20, in sfide così ravvicinate due ore posso fare la differenza e soprattutto sono di solito quelle in cui gli arabi si concentrano ai seggi. Queste sono le indicazioni annunciate dai tre telegiornali principali che si affidano a sondaggisti diversi: 30-31 seggi al Likud di Benjamin Netanyahu, 24 a C’è futuro di Yair Lapid, 14 a Sionismo religioso, 12 a Benny Gantz, 10 e 7 ai partiti ultraortodossi alleati di Netanyahu, a seguire tra i 5 e i 4 ai laburisti, a Meretz e alle formazioni arabe principali. Se fossero confermati, Netanyahu avrebbe di poco i numeri per riprendersi il governo, è rimasto all’opposizione per una ventina di mesi dopo essere stato primo ministro per 12 anni consecutivi.

L’alleanza tra il Potere ebraico di Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich – ultrà religioso, omofobo ¬– diventerebbe la terza forza alla Knesset: il movimento che sostiene le colonie, contrario a qualunque accordo con i palestinesi, non aveva mai messo insieme così tanti deputati. Se Netanyahu riceverà l’incarico di provare a formare il governo, dovrà concedere ai due quello che ha promesso: Smotrich (che in un audio lo ha chiamato «bugiardo, figlio di un bugiardo») chiede il ministero della Difesa anche se soldato – ed è una rarità in questo Paese – non è mai stato; Ben-Gvir vuole diventare ministro per la Pubblica Sicurezza. Soprattutto insieme vogliono ribaltare il sistema giudiziario, sottoporlo al controllo della politica e far passare una legge che vieti di incriminare un primo ministro in carica, retroattiva per tirar fuori Bibi, come lo chiamano tutti, dal processo per corruzione.

Glielo devono: è stato lui due anni fa a spingere per l’intesa tra le fazioni estremiste, senza forse rendersi conto di aver creato i futuri contendenti al suo ruolo di monarca incontrastato dei conservatori. «Voleva solo costruire uno zombie per tenere insieme i voti delle frange – scrive Anshel Pfeffer su Haaretz, il quotidiano della sinistra –. Non pensava di dare così la sua benedizione a tanti elettori del Likud per spostarsi ancora più a destra. La sua ridicola pretesa di non essere fotografato assieme a Ben-Gvir non è servita, il messaggio uscito è: Itamar è Bibi al quadrato». Lapid dimostra di non essere più il celebre giornalista diventato politico. Per qualche mese è stato primo ministro ad interim, ha firmato l’accordo sui confini marittimi con il Libano, ha gestito con i generali le operazioni in Cisgiordania per smantellare le nuove organizzazioni di miliziani. I laburisti, il partito che ha fondato il Paese e nel 1992 aveva 44 seggi, si ritrovano con due mandati in meno e scendono a 5: la sinistra israeliana nel suo insieme non sembra più riuscire a richiamare nuovi sostenitori.

1 novembre 2022 (modifica il 1 novembre 2022 | 21:54)

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, 2022-11-01 22:06:00, In base ai primi sondaggi aI leader del Likud vengono attribuiti 30 seggi, 24 al premier uscente Yair Lapid , Davide Frattini, da Gerusalemme

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