Israele: Esther Hayut e Gali Baharav-Miara, le due magistrate che sfidano Netanyahu

di Davide Frattini, corrispondente da Gerusalemme

Le due alte esponenti della magistratura si oppongono al progetto di riforma della giustizia del nuovo governo: democrazia a rischio

L’acqua che scroscia su teste, cappucci e ombrelli non quella degli idranti minacciati da Itamar Ben-Gvir, ministro per la Sicurezza Nazionale. Qualcuno scherza che ci vuole pi coraggio per uscire sotto la tempesta in un sabato sera che per affrontare le cariche della polizia invocate dal leader dell’estrema destra per ragioni di parit: i getti gelati sono stati usati in passato per disperdere gli ultranazionalisti che lo sostengono.

Almeno in centomila si presentano a Tel Aviv, migliaia a Gerusalemme e Haifa, le strade delle tre citt pi grandi del Paese intasate di manifestanti come non succedeva dalle proteste contro il costo della vita di dodici anni fa. Adesso gli organizzatori e i partecipanti dicono che a rischiare di pagare un prezzo troppo alto sia la democrazia israeliana: il progetto portato avanti dal nuovo governo di Benjamin Netanyahu per riformare — smantellare secondo gli oppositori — il sistema della giustizia. A partire dalla Corte Suprema, da quello che pu decidere, da quanto possa influire, da come ne vengono scelti i giudici. Il piano vuole sottoporre l’Alta Corte — accusata di iperattivismo e di aver oltrepassato il mandato — al controllo della politica, del parlamento e soprattutto della maggioranza che esprime in quel momento. Della maggioranza di destra-destra estrema in questo momento.

Durante la riunione settimanale con i ministri, Netanyahu evoca la volont del popolo e ripete: Milioni di persone ci hanno votato proprio perch vogliono questo cambiamento. Anche la sinistra ha parlato di correzioni necessarie in campagna elettorale. Contro questa visione si rivoltano i magistrati, gli ex giudici dell’Alta Corte — finiremmo in un regime autoritario come la Polonia, l’Ungheria o la Turchia — e soprattutto la donna che la presiede dal 2017. Le norme rappresenterebbero un colpo mortale all’identit democratica della nazione, ha commentato Esther Hayut. La clausola annunciata toglierebbe alla Corte la possibilit di respingere leggi che violano i diritti umani, incluso quello alla vita, alla propriet, alla libert di movimento e di parola. Salita sul palco dopo di lei alla stessa conferenza, Gali Baharav-Miara ha smontato le spiegazioni fornite dai gruppi al potere, un attacco dall’interno visto che la procuratrice generale dello Stato e agisce anche da consigliere legale del governo: nominata prima delle elezioni di novembre, rischia di essere licenziata. Le modifiche si basano sull’idea che il dominio della maggioranza sia il fondamento della democrazia. Non l’unica condizione: servono la separazione dei poteri, la protezione degli individui e la prevenzione di atti arbitrali contro le minoranze.

La riforma spinta dal Likud di Netanyahu, sotto processo per corruzione, e dalle frange ultranazionaliste dei coloni che hanno sempre considerato la Corte Suprema un bastione della sinistra e l’ultima barriera verso il loro obiettivo di annettere la Cisgiordania, i territori che dovrebbero formare un futuro Stato palestinese. Il premier, tornato in carica dopo 563 giorni e il capo del governo che ha accumulato il maggior numero di anni al vertice nella Storia del Paese, cerca solo in parte di calmare le spinte pi incendiarie degli alleati.

Come l’uscita del deputato Zvika Fogel che ha chiesto l’arresto per alto tradimento di Yair Lapid, premier fino a poche settimane fa, e degli altri capi dell’opposizione come Benny Gantz, ex capo di Stato Maggiore, perch hanno avvertito che Netanyahu sta portandoci al conflitto civile e incitato i sostenitori a scendere in strada in una guerra per la nostra casa.

16 gennaio 2023 (modifica il 16 gennaio 2023 | 00:39)

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