Israele, torna Netanyahu: nasce il governo che spaventa gay e arabi

Israele, torna Netanyahu: nasce il governo che spaventa gay e arabi

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di Davide Frattini

Dopo 563 giorni Bibi torna al potere. I ministri di estrema destra, i progetti discriminatori e le preoccupazioni dell’opposizione

Nelle sue memorie lo chiama un intervallo, una pausa riempita da poco altro — essere capo dell’opposizione non gli bastava— che dal lavorio di scrittura e riscrittura dell’autobiografia. Ci ha messo 563 giorni e al potere ritornato, chiuso l’intermezzo che deve aver subito come un esilio. Il governo di Benjamin Netanyahu si insediato ieri, il giuramento dei 31 ministri (solo 5 donne) a saldare i cambiamenti che sono gi preannunciati dagli accordi firmati nella coalizione. Gli avversari parlano di estorsione (avrebbe concesso fin troppo pur di ottenere la scappatoia politica dal processo per corruzione) mentre gli analisti cominciano ad ammettere che Bibi, com’ soprannominato, ha messo insieme le forze per creare al suo sesto incarico da primo ministro un blocco di destra-destra estrema che punta all’annessione dei territori palestinesi occupati dal 1967 e gli permetter di realizzare — scrive Aluf Benn, direttore di Haaretz, il quotidiano della sinistra che si sente specie minacciata — lo Stato dei suoi sogni: razzista, religioso, autoritario.

A preoccupare anche i conservatori tradizionali — gli elettori del Likud laici che pagano le tasse e mandano i figli nell’esercito commenta un altro editorialista — non sono solo i ruoli pi visibili come il ministero per la Sicurezza Nazionale, rinominato e ingrandito per far spazio alle ambizioni di Itamar Ben Gvir, il leader di Potere Ebraico, che solo otto mesi fa impensieriva i servizi segreti interni in quanto minaccia a quella sicurezza nazionale che adesso dovrebbe proteggere.

O le Finanze affidate a Bezalel Smotrich: si dichiara orgoglioso omofobo e vorrebbe imporre la legge dei rabbini a tutto il Paese, se non fosse che gli imprenditori gi protestano perch la start up nation non pu riposare di Shabbat o almeno vuole continuare a uscire e divertirsi dopo aver sgobbato per sei giorni.

A spaventare sono le clausole, i dettagli importanti delle intese tra i partiti. Come quelle siglate con Avi Maoz, unico eletto della sua fazione, per il quale Netanyahu ha inventato l’ufficio dell’identit ebraica, budget 125 milioni di dollari da usare per diffondere nelle scuole l’ideologia oltranzista. Maoz e gli alleati chiedono di cambiare la legge del Ritorno che dalla fondazione dello Stato ha permesso di ottenere la cittadinanza a chiunque avesse un nonno di origine ebraica come risposta alle regole naziste che cos bollavano e sceglievano chi spedire nei campi di sterminio: gli ultraortodossi pretendono una formulazione rispettosa delle norme religiose, ebrei — quindi possibili israeliani — si solo per discendenza materna.

Hanno anche ottenuto di portare in parlamento un progetto per modificare la legge anti-discriminazione: permetterebbe sulla base della sensibilit religiosa a ristoratori, manager di alberghi, medici, tassisti di rifiutare l’ingresso, il servizio o le cure a membri della comunit Lgbtq+, alle donne o agli arabi israeliani.

Adesso Maoz prova a sostenere di non essere contro i singoli omosessuali ma di voler fermare l’agenda politica del movimento, a riprova porta il voto per Amir Ohana del Likud a presidente della Knesset, primo parlamentare apertamente gay a ricoprire la carica. Alla Open House di Gerusalemme ricordano bene le campagne di Maoz per impedire lo svolgimento del Gay Pride nella citt e la visita — obbligata, doveva consegnare la petizione contro la sfilata — del suo sodale Ben Gvir: indossava i guanti in lattice per paura di essere contaminato.

29 dicembre 2022 (modifica il 29 dicembre 2022 | 22:17)

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