di Monica Ricci Sargentini
Dalila Procopio è in Turchia per un Erasmus ma le autorità sostengono che il suo permesso di soggiorno sia scaduto ad agosto. Il padre, carabiniere, dice il contrario
«Donne, vita e libertà» hanno intonato le femministe scese in piazza ieri pomeriggio a Istanbul nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Ma la manifestazione, che si è svolta a Karakoy, nella parte europea della megalopoli, non era stata autorizzata per motivi di sicurezza e la polizia è intervenuta per fermare il corteo che ha tentato di procedere verso viale Istiklal, la via dello shopping che il 13 novembre era stata teatro di un attentato in cui avevano perso la vita sei persone.
Tra le arrestate, circa duecento, c’è anche un’italiana. Si chiama Dalila Procopio, è nata a Napoli il 23 luglio 1997, viene da Catanzaro. È a Istanbul per seguire l’Erasmus. La polizia le contesta il permesso di soggiorno che sarebbe scaduto il 14 agosto ma il padre, che è un brigadiere dei carabinieri, ha assicurato che la ragazza è in regola e il suo visto scade a dicembre. L’ambasciata di Ankara e la sede diplomatica di Istanbul, spiegano al ministero degli Esteri, sono in continuo contatto con le autorità turche e con la famiglia Procopio.
A dare la notizia dell’arresto è stata l’associazione femminista Mor Dayanisma («solidarietà viola» in turco), che sui social aveva lanciato un appello a diffondere la notizia e a chiedere il rilascio di Dalila e di un’altra ragazza proveniente dall’Azerbaigian. Oggi le attiviste dell’associazione sono riuscite a parlare con le ragazze ed hanno assicurato che stanno bene. Presto saranno trasferite in un centro di rimpatrio per essere poi espulse. Una soluzione avallata anche dalla Farnesina.
«Non ci arrendiamo — hanno gridato le manifestanti —, la polizia pensi ad arrestare i violentatori, non ci vieti di scendere in piazza». Nel documento di lancio della manifestazione che è stata indetta della «piattaforma per il 25 novembre», un insieme di movimenti femministi, si leggono dure critiche a Recep Tayyip Erdogan: «Il governo dell’Akp sta conducendo ogni giorno una guerra contro le donne e le persone Lgbt+. Le donne vengono molestate, violentate, assassinate; le persone Lgbt+ sono esposte a mille tipi di discriminazione attraverso i crimini d’odio. Il nostro Paese si è ritirato dalla Convenzione di Istanbul! Questa politica significa violenza, molestie e morte per le donne in tutti gli ambiti della vita».
Lo scorso anno il presidente Erdogan aveva deciso il ritiro dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne, meglio nota come Convenzione di Istanbul perché lì fu firmata nel 2011. Secondo il partito filo islamico Akp il testo danneggia l’unità familiare, incoraggia il divorzio, promuove l’omosessualità e introduce concetti come l’identità di genere. Quest’anno il Parlamento ha approvato una legge che aumenta la pena per i crimini in cui la vittima è una donna e rende il reato di stalking punibile con il carcere.
Sono almeno 349 le donne uccise quest’anno in Turchia secondo l’ong «Fermeremo il femminicidio». Ieri Erdogan, intervenendo ad un evento indetto per la Giornata Internazionale, ha promesso che «alzerà costantemente l’asticella» nella prevenzione della violenza contro le donne: «Non possiamo consentire che nemmeno una singola donna sia sottoposta a violenza» ha detto.
26 novembre 2022 (modifica il 26 novembre 2022 | 21:10)
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, 2022-11-26 20:11:00, Dalila Procopio è in Turchia per un Erasmus ma le autorità sostengono che il suo permesso di soggiorno sia scaduto ad agosto. Il padre, carabiniere, dice il contrario, Monica Ricci Sargentini