di ALDO CAZZULLO
Il volume dello storico edito da Einaudi, analizza un periodo cruciale per il nostro Paese: dall’alluvione di Firenze nel 1966 alla vittoria ai Mondiali dell’82
Il fulcro del libro , com’era naturale, il caso Moro, che l’autore ha studiato a lungo. Ma non soltanto Miguel Gotor racconta dettagli illuminanti sull’assassinio del presidente Dc; supera la lettura tradizionale, secondo cui la morte di Moro chiude gli anni Settanta e l’era democristiana.
vero il contrario. Giustamente Gotor colloca la fine del decennio nel 1982, con la vittoria dei Mondiali di calcio in Spagna. allora che l’Italia cambia umore. Finisce la politica di strada e di piazza, che tanti guai aveva fatto, ma aveva chiamato una generazione alla vita pubblica. E inizia il riflusso, la ritirata nel privato, il disimpegno. L’et dei paninari. Della discomusic, della gioia di vivere, del consumismo, del rampantismo come scrive l’autore, e anche della ripresa economica. Con la fine di quella mimesi di guerra civile durata per pi di un decennio.
Quanto alla Dc, sopravvivr senza troppi patemi all’assassinio di uno dei suoi cavalli di razza. Gotor ricorda non solo che la Democrazia cristiana governer il Paese fino al 1992 (sia pure cedendo provvisoriamente Palazzo Chigi tra l’81 e l’87, sempre mantenendo per il ministero degli Interni), ma che i protagonisti del caso Moro avranno tutti un futuro luminoso. Il ministro dell’Interno Francesco Cossiga si dimette dopo il ritrovamento del corpo in via Caetani, plastico simbolo del fallimento del Viminale e dello Stato; ma poco pi di un anno dopo lo ritroviamo presidente del Consiglio, poi presidente del Senato, quindi presidente della Repubblica. Bettino Craxi, fautore della trattativa, ha davanti a s i suoi anni pi luminosi, prima del declino brusco e della fine drammatica. Quanto a Giulio Andreotti, l’uomo della linea dura e della velina — falsa — sulle vedove di via Fani pronte a darsi fuoco, sar proprio lui l’ultimo capo di governo della Democrazia cristiana.
Generazione Settanta. Storia del decennio pi lungo del secolo breve (Einaudi) ha il pregio di farci vedere il decennio definito spesso come di piombo da diversi punti di vista. Ad esempio da quello dell’evoluzione sociale: Statuto dei lavoratori, legge sul divorzio confermata dal referendum del 1974, riforma del diritto di famiglia con l’abolizione della potest maritale e l’uguaglianza tra uomo e donna, depenalizzazione dell’aborto, apertura della scuola ai rappresentanti delle famiglie.
Ovviamente c’ il racconto della violenza politica. Severo su entrambi i fronti: il terrorismo rosso, feroce nel suo accanimento su magistrati, carabinieri, poliziotti, riformisti, capisquadra, financo operai; e il terrorismo nero, di cui si ricordano nei dettagli le stragi, con i successivi depistaggi che non si possono attribuire ai consueti settori deviati dei servizi segreti, perch a volte furono responsabilit proprio dei capi dei servizi segreti. Ma l’aspetto forse pi interessante del libro legato all’evoluzione del costume italiano.
Non a caso il lavoro di Gotor si apre sulla scena musicale e cinematografica. L’Italia uscita dal boom economico percorsa da tensioni che emergono in modo esplicito in film come I pugni in tasca di Marco Bellocchio e Prima della rivoluzione di Bernardo Bertolucci, ma anche in modo pi sfumato in canzoni come Nessuno mi pu giudicare di Caterina Caselli — Ognuno ha il diritto di vivere come pu — e C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones di Gianni Morandi.
Da questi segni dei tempi Gotor deduce che la voglia di esserci e di contare si mescolava con un’ansia incerta ma pungente di ribellione, che contestava i valori perbenisti e i modelli di vita borghesi respirati fino a quel momento in famiglia, a scuola, all’universit, nei rapporti con la religione e l’autorit costituita. La reazione preparava gi la sua risposta: del 1965 il convegno all’Hotel Parco dei Principi di Roma dedicato alla Guerra rivoluzionaria, ispirato all’idea che il comunismo fosse all’offensiva in tutto il mondo, Italia compresa, e quindi occorresse una manovra di intelligence, aperta alla manovalanza neofascista ma guidata da menti filoatlantiche, in grado di provocare una svolta autoritaria. l’inizio della strategia della tensione, che insanguiner la prima met degli anni Settanta (con il colpo di coda della strage della stazione di Bologna); mentre nella seconda met del decennio imperverser il terrorismo rosso.
Sullo sfondo, un’Italia piccolo borghese, spaventata dalle novit, incredula di fronte alla violenza, pronta a rifugiarsi dietro lo scudo democristiano ma nello stesso tempo insoddisfatta del presente. Un’Italia che acutamente Gotor mette in scena sin dalle prime pagine, attraverso le lettere a Gigliola Cinquetti, giovanissima vincitrice del festival di Sanremo del 1964 con una canzone rassicurante fin dal titolo, Non ho l’et. Molti scrivono alla candida Gigliola sovrapponendo di sovente l’esile figura della cantante bambina alla Madonna, ma anche alla Lucia dei Promessi Sposi. Una ragazza di Novara spiega di identificarsi in lei e di essere un tipo un po’ all’antica, che non indosserebbe mai una minigonna e non si innamorerebbe mai di un capellone. Una tredicenne di Nuoro si raccomanda di non fare come Rita Paone (sic) e Mina. Un anziano signore di Roma celebra la sua vittoria contro la degenerazione dell’arte musicale e canora imperante in questo avvilente dopoguerra e contro le molteplici aberrazioni dell’odierna squinternata giovent. Ma ancora pi significativa la lettera di Lena da Boves, provincia di Cuneo, che apprezza la grazia di Gigliola e la sua buona educazione, cose molto rare in questi tempi di dinamismo.
Attorno a quella allocuzione e al paradossale significato che Lena da Boves le attribuisce — dinamismo come disvalore — Gotor costruisce la sua avvincente narrazione, che dura 450 pagine senza annoiare mai proprio perch ancorata a questo concetto chiave: l’Italia degli Anni Settanta appare spaventata da s stessa, dai cambiamenti troppo repentini, dai rischi di guerra civile, dallo sviluppo impetuoso dell’era industriale con le sue conseguenze drammatiche — lo sradicamento dei giovani meridionali, le nubi tossiche, la conflittualit sociale, la tentazione del partito armato —; eppure quell’Italia seppe evitare il peggio, salvando la democrazia, la libert, e anche un’idea — per quanto confusa e contraddittoria — di progresso.
Il libro e l’autore
Il saggio di Miguel Gotor Generazione Settanta (Einaudi, pagine 450, euro 34) analizza le vicende che segnarono il nostro Paese tra il 1966, anno dell’alluvione di Firenze, e il 1982, anno della vittoria dell’Italia al Mondiale di calcio. Nato a Roma nel 1971, Gotor docente di Storia moderna presso l’Universit di Roma Tor Vergata e ricopre la carica di assessore alla Cultura del comune di Roma. Tra i suoi libri: L’Italia del Novecento (Einaudi, 2019); Il memoriale della Repubblica (Einaudi, 2011). Sempre per Einaudi ha curato le Lettere dalla prigionia di Aldo Moro (2008)
12 dicembre 2022 (modifica il 12 dicembre 2022 | 20:43)
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, 2022-12-12 19:45:00, Il volume dello storico edito da Einaudi, analizza un periodo cruciale per il nostro Paese: dall’alluvione di Firenze nel 1966 alla vittoria ai Mondiali dell’82 , ALDO CAZZULLO