di Olivio RomaniniMa Forza Italia si astiene. Il sindaco Lepore: «Il nostro non è affatto solo un atto simbolico, è un atto politico». Oggi in aula alla Camera lo ius scholae Se rimarrà solo un’iniziativa velleitaria o se è il primo passo storico dal basso per provare ad ottenere una legge nazionale lo dirà il tempo ma di sicuro il sindaco di Bologna Matteo Lepore e i suoi hanno preso la cosa molto sul serio. Lunedì il Consiglio comunale di Bologna ha votato una delibera per inserire lo ius soli nello statuto del Comune: l’amministrazione conferirà la cittadinanza, puramente simbolica, ai minori nati in Italia da genitori regolarmente soggiornanti in città o nati all’estero ma che hanno completato almeno un ciclo scolastico. La delibera di Bologna è la prima in Italia e riguarderà complessivamente circa 11 mila ragazzi e ragazze che riceveranno la cittadinanza simbolica. Il voto in aula si è trascinato fino a tarda sera per l’ostruzionismo del centrodestra ma alla fine della battaglia consigliare Lepore ha potuto cantare vittoria: «Lo ius soli — ha detto a caldo — da oggi è nello statuto del Comune. Il consiglio ha appena votato, è un voto storico. Chi nasce o studia a Bologna da oggi potrà essere cittadino onorario bolognese». Non è una grande novità in questi giorni ma sul voto il centrodestra bolognese si è diviso: Fratelli d’Italia e Lega hanno dato battaglia in aula e hanno votato contro mentre Forza Italia si è astenuta. Nelle file della giunta e del Pd locale forse pensavano e speravano che la scelta di Palazzo d’Accursio potesse avere un’eco maggiore fuori dalle mura della città ma c’è ancora tempo per questo. Anche perché oggi torna in aula alla Camera lo ius scholae (il diritto di cittadinanza per i figli di immigrati che hanno completato almeno un ciclo di studi) sponsorizzato dal leader del Pd Enrico Letta. Ieri il sindaco di Bologna è tornato sul tema collegando le due partite: «Il nostro — ha detto Lepore — non è affatto solo un atto simbolico, è un atto politico perché arriva il momento nel Parlamento di discutere lo ius scholae. La modifica dello statuto di una città progressista e democratica come la nostra, chiede ad altre città di fare lo stesso, chiede al Parlamento di riconoscere a queste persone che vivono, studiano e lavorano nel nostro Paese, di avere riconosciuto un principio liberale, il più importante, che non c’è nessuna tassazione senza la rappresentanza». Non sarà di certo un percorso facile quello dello ius scholae perché i tempi sono stretti e perché soprattutto al Senato i numeri sono ballerini ma sicuramente il tema rientra nell’agenda politica dalla porta principale. A Bologna questa storia di arrivare per primi, soprattutto sul tema dei diritti, piace molto. Quando la città fu governata da Sergio Cofferati l’allora sindaco non mancava occasione per ricordare che, con il Liber Paradisus, Bologna fu la prima città ad approvare un atto che aboliva la servitù. Correva il 1257 e in quel caso, per tornare al paragone di oggi, non fu un atto velleitario. 28 giugno 2022 (modifica il 28 giugno 2022 | 22:34) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-28 20:34:00, Ma Forza Italia si astiene. Il sindaco Lepore: «Il nostro non è affatto solo un atto simbolico, è un atto politico». Oggi in aula alla Camera lo ius scholae, Olivio Romanini