Jacobs al Mondiale d’atletica tra tormenti e infortuni: «Rosico, ma non finisce qui»

Jacobs al Mondiale d’atletica tra tormenti e infortuni: «Rosico, ma non finisce qui»

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di Gaia Piccardi, inviata a Eugene

Il campione olimpico sui 100 metri spiega il forfait alle finali mondiali : «Degli 8 finalisti a Tokyo, al Mondiale ne sono arrivati in finale due. Voglio la forma della vita agli Europei, e poi la Diamond League»

Il Mondiale da spettatore è un letto di spine. «Sono tornato allo stadio per vedere Gimbo: carattere pazzesco, avrebbe meritato la medaglia». L’avrebbe voluta anche lui, magari d’oro come a Tokyo, invece mentre gli altri corrono, saltano e lanciano Marcell Jacobs sta sdraiato sul lettino del fisioterapista: domani completerà il ciclo di terapie, poi un’ecografia, venerdì il volo per Roma, lunedì una risonanza all’Istituto dello Sport che — si spera — certifichi la guarigione.

Non doveva finire così, ritirato dalla semifinale dei 100 dopo aver corso la batteria (10”04) con il freno a mano tirato. Il campione olimpico torna a parlare in fondo a tre giorni di silenzio meditabondo: «Ho visto la finale rosicando come un matto, l’ho vissuta davvero male. Lo sport è questo, purtroppo. Ma un’esperienza così mi darà l’energia per tornare in pista ancora più forte».

Rotta sull’Europeo di Monaco, tra 22 giorni. L’ennesima corsa contro il tempo cui l’ha abituato questa stagione complicatissima. Ripercorrerla sin dall’Olimpiade ha il senso dell’autoassoluzione: «Da Tokyo a dicembre ho avuto tanti impegni fuori pista, è vero. Comunque il Mondiale in sala l’ho vinto , è stato un percorso fluido fino al Kenya, dove è successo l’intoppo che ha condizionato tutta la stagione all’aperto».

Ribadisce che a Savona (due 100 in meno di un’ora) stava bene, che Rieti gli serviva per ritrovare il ritmo gara: «Volevo correre, scalpitavo…». Una mezza ammissione: «Forse ho accelerato i tempi per tornare». Non è un reato: il fuoriclasse deve scaricare i cavalli sul tartan.

Però certe increspature, a questo livello, provocano il maremoto. Gli infortuni — l’elongazione al bicipite dopo Savona, il gluteo dopo Rieti, la contrattura al grande adduttore della coscia destra qui a Eugene — sono evidentemente concatenati. «Parte tutto dalla schiena — spiega —, e dalla disabitudine all’alta intensità».

Bisognerà trovare uno sparring adeguato con cui allenarsi al Paolo Rosi, ormai è urgente, e imparare a gestirsi ancora meglio. «Si impara di più dalle sconfitte che dalle vittorie — conferma coach Camossi —. Facile adesso dire che dovevamo aspettare di più prima di tornare a gareggiare. A volte, serve pazienza. Ma una percentuale di rischio c’è sempre, anche quando stai benissimo».

Necessario guarire perfettamente, ora. In vista di un Europeo cui aggrappare la stagione («Voglio arrivarci nella forma della vita e correre più forte di quanto abbiano fatto gli americani al Mondiale» dice il guerriero ferito), poi verrà il momento del confronto con Kerley re dell’Oregon («Spero di affrontarlo a Zurigo, nelle finali della Diamond League: nel 2021 l’ho battuto due volte, quest’anno la sfida è saltata per colpa mia…»).

Nessuno si aspettava che il post Giochi fosse così in salita. «Tutti abbiamo avuto problemi: degli 8 finalisti a Tokyo, al Mondiale ne sono arrivati in finale due. Guardo avanti». Impossibile cambiare il passato. Si può solo urlare in faccia al futuro. «Tornerò per spaccare tutto». È una promessa, Marcell.

19 luglio 2022 (modifica il 19 luglio 2022 | 22:45)

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, 2022-07-19 21:31:00, Il campione olimpico sui 100 metri spiega il forfait alle finali mondiali : «Degli 8 finalisti a Tokyo, al Mondiale ne sono arrivati in finale due. Voglio la forma della vita agli Europei, e poi la Diamond League», Gaia Piccardi, inviata a Eugene

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