Jim Morrison, il tormento del re lucertola: «Io voglio scrivere, non esibirmi»

Jim Morrison, il tormento del re lucertola: «Io voglio scrivere, non esibirmi»

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di Matteo Cruccu

La sorella Anne e l’amico Frank Lisciandro hanno realizzato il sogno del leader dei Doors: raccogliere in un libro i suoi 28 taccuini di poesie, appunti e diari. La rockstar scrisse: «Provo dispiacere per le notti e gli anni buttati via»

«A 18 anni, usciti dal college, tutti i ragazzi chiedevano un’auto nuova o un abito all’ultima moda ai propri genitori, lui no: da nostro padre volle l’opera omnia di Nietzsche». Come si conviene agli eroi sempiterni e agli dei caduti, Jim Morrison, a oltre cinquant’anni dalla scomparsa, sembra averne 27 per sempre. Ma il fauno dei Doors è stato anche un bambino della middle class americana, figlio di un ammiraglio della marina, un adolescente inquieto perché sempre in movimento per il lavoro del padre, prima di diventare il giovane adulto definitivamente ribelle che tutti conosciamo. Il vivido ritratto di cui sopra viene infatti da Anne Morrison Chewning, la sorella e l’unica, in vita, ad aver avuto rapporti con il fratello, una volta diventato celebre: già, Jim amava dire, in svariate interviste, che i genitori fossero morti, immaginifica benzina per alimentare il mito del dio senza ascendenza (mito dato subito per buono, ai tempi in cui Wikipedia non c’era).

IL RAPPORTO CON IL PADRE, AMMIRAGLIO DELLA MARINA MILITARE AMERICANA, FU SEMPRE COMPLESSO E INFELICE

I 28 taccuini ritrovati

Ed è la stessa Anne, oggi 75enne insegnante in pensione, ad aver curato insieme all’amico di sempre del cantante, il fotografo Frank Lisciandro, il monumentale zibaldone: Tutti gli scritti di Jim Morrison, poesie, diari, appunti e liriche ora tradotto da Rizzoli. Ovvero 582 pagine tratte dai 28 taccuini e varissimi altri materiali appartenuti a Jim, scribacchiati, durante la sua breve esistenza, ovunque gli capitasse a tiro, fogli di giornale, note d’albergo, fazzoletti e tovaglioli. Nella vorace intenzione di dimostrare sempre e comunque un assunto: il sinuoso Re Lucertola in pantaloni di pelle attillati, il rauco urlatore di incantevoli oscenità, il sex symbol desiderato da migliaia di teenager, non si considerava in realtà un cantante, una rockstar, ma uno scrittore. La sua più grande soddisfazione, nei tumultuosi quattro anni, dal 1967 al 1971, che lo porteranno dai fasti planetari di Light My Fire alla morte in una vasca da bagno parigina, fu infatti quella di pubblicare, col suo nome completo, James Douglas Morrison, due libriccini di poesie, tirati tra le 100 e le 500 copie, The New Creatures e An American Prayer.

«Abbiamo esaudito il suo desiderio»

«Tutti questi appunti li abbiamo ritrovati con una dicitura Plan for book, progetti per un libro. Ora abbiamo esaudito il suo desiderio» dice ancora la sorella. E, facendo un salto all’indietro agli anni del college, ricorda: «Leggeva sempre mio fratello e ogni occasione era buona per comprarsi un libro o per saltare le lezioni e infilarsi in una biblioteca per immergersi nei suoi autori preferiti». Ed è un pantheon molto preciso, quello del futuro Jimbo: Rimbaud, Baudelaire, Molière, Balzac e Flaubert, i classici greci, da Sofocle a Plutarco ma anche i contemporanei americani, i maestri della beat Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Gregory Corso e Lawrence Ferlinghetti. Un pantheon che forgerà poi i testi, immortali, dei Doors (nome anch’esso coniato da lui, vedi Aldous Huxley e le sue porte della percezione), tutti riportati, dal primo all’ultimo, nello zibaldone appena uscito. «Quando, per esempio, in The End, Jim dice di voler uccidere il padre e fare all’amore con la madre, si riferisce all’Edipo Re di Sofocle, non certo ai nostri veri genitori» puntualizza ancora Anne.

NEL 1969 A MIAMI DURANTE UN CONCERTO SI DENUDÒ E INSULTÒ IL PUBBLICO: «MUCCHIO DI FOTTUTI IDIOTI, BRANCO DI SCHIAVI»

Jim e il padre: scontro epico tra generazioni

Già, Jim non voleva uccidere il padre ammiraglio (che compare in molte foto inedite nel volume, istantanee da piccola borghesia americana, gite, balli di fine anno, formalismi in giacca e cravatta), ma lo scontro con lui è lo scontro epico tra le generazioni degli Stati Uniti dei ribollenti Anni 60: il militare dirige le manovre nel Tonchino, in Vietnam mentre il figlio canta uno dei più begli inni antimilitaristi di sempre The Unknown Soldier. Con Jim che appunto in vita lo disconobbe, si riconcilierà solo dopo la sua morte, quando peraltro, portata via dall’eroina anche la compagna, Pamela Courson, diventerà insieme ai genitori di lei, ironia della sorte, erede unico della fortuna del cantante. «Aveva una sua morale, ha seguito la sua strada fino alle estreme conseguenze, avrei voluto conoscerlo meglio» dirà poi l’anziano ammiraglio, oramai in pensione, quasi non nascondendo le lacrime, in una delle ultime interviste prima di morire, a quasi novant’anni nel 2008.

A braghe calate sul palco: processato

Ma per quel Jim che non conosceva, il momento della sfida più grande all’establishment (e quindi a suo padre) avviene quando, il 1 marzo 1969, si cala le braghe davanti al pubblico a Miami, mostra i genitali e li insulta: «Mucchio di fottuti idioti, branco di schiavi». È l’inizio della fine e nulla sarà più come prima per il cantante: viene portato via dai poliziotti e accusato di atti osceni e ubriachezza molesta. Il 10 agosto 1970 si apre il processo, sempre a Miami: Jim annota tutto quello che accade, restituendo vividi ritratti della giuria, il suo esatto opposto, «Signor A. veterinario, ex allenatore di cavalli da corsa» oppure «Signora D, casalinga, vestito blue vivace». Sembra un marziano, Jim, in quelle aule di tribunale, traspare con evidenza dagli appunti, integralmente presenti nel volume: ne uscirà condannato a sei mesi e solo una cauzione di 50.000 dollari gli eviterà il carcere. Un marziano autostoppista.

La sceneggiatura di un corto

Nello zibaldone c’è anche la sceneggiatura di Hwy un corto in cui egli stesso si ritrae come un nomade per le strade di Los Angeles: la trama è forse un po’ strampalata, ammazzamenti misteriosi, visioni oniriche e la conclusione nel suo luogo del cuore, l’ultimo bar di Los Angeles, il “Whiskey a Go Go” sul Sunset Strip. «Una sorta di esercizio, per me, un riscaldamento per qualcosa di più grande» avrebbe detto lui in una delle sue ultime interviste. Quel qualcosa di più grande non sarebbe arrivato, ma Hwy, è un altro lato, hippy e libertario, dell’articolato, prisma morrisoniano, in cui grande importanza hanno dunque le poesie: sincopate, allusive e incomprensibili al contempo, immerse nelle sottoculture americane dell’epoca, l’hashish e l’amore libero, l’avversione all’autorità, il culto anarcoide dell’autostoppismo appunto. O per dirla con Tim Robbins, apprezzato scrittore americano a quelle sottoculture molto connesso a cui è stata affidata l’introduzione del volume: «Miriadi di versi sconnessi sciami di scintille cerebrali, lucciole nella notte».

Un testo che è come un requiem mozartiano

Una frammentazione che si compatta nel finale, estremamente malinconico. Se mi guardo indietro è l’inedito più interessante di tutto il libro: scritto poco prima dell’esilio parigino, da dove non tornerà più indietro, pensato come il congedo dalla natia America, riletto oggi, suona come un requiem mozartiano: «Provo dispiacere per le notti e gli anni buttati via/dopo quattro anni mi sento come un martello sfibrato». Per chiudere infine: «La gioia di esibirmi è finita/ la gioia è il piacere di scrivere». Sì, la corsa è conclusa, Jim ora è uno scrittore per davvero.

6 novembre 2022 (modifica il 6 novembre 2022 | 08:21)

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