Jokic e il contratto Nba più ricco della storia: 264 milioni in 5 anni

Jokic e il contratto Nba più ricco della storia: 264 milioni in 5 anni

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di Flavio Vanetti

Il serbo dei Denver Nuggets, noto per essere un giocatore pigro, batte il precedente record di 215 milioni che apparteneva a Stephen Curry. Ma il più ricco grazie a sponsor e altro resta LeBron James

Il Grande Pigro è adesso il Grande Ricco. Un Paperone in piena regola (non che prima fosse povero: se giochi nella Nba i soldi non ti mancano) che si prepara, dalla stagione 2023-2024 e per cinque anni, a incassare 264 milioni di dollari (252 milioni di euro): è questa infatti l’entità del contratto che Nikola Jokic, 27 anni, serbo , stella dei Denver Nuggets e da due anni miglior giocatore della lega, ha firmato per rimanere in Coloradotr45f.

Secondo Espn la cifra è perfino superiore (270 milioni di dollari), detto che per la prossima stagione Nikola avrà da consumare l’ultimo anno del precedente accordo: «batte» 33 milioni di dollari. Questo significa che nei prossimi 6 anni il colosso di Sombor, profonda Serbia, percepirà 50 milioni di dollari ad annata, per un totale complessivo di 303 (o 298 se fa fede l’altro dato). Nel campionato 2027-2028, l’ultimo coperto dal contratto, potrà infine esercitare una «player option» che vale 61,5 milioni di dollari. Quindi il suo accordo è «ascendente», come logicamente accade in questi casi.

Questa importante firma ha aperto la fase della free agency della Nba e ha permesso a Jokic di diventare il giocatore che ha il più ricco contratto della storia: il precedente limite era di 215 e apparteneva a Stephen Curry, tornato a trionfare con i suoi Golden State Warriors. In attesa magari di batterlo in una finale per il titolo, Nikola l’ha scavalcato in termini di quattrini legati al rapporto lavorativo con la propria squadra. Questo non vuol dire che il serbo sia il cestista più ricco – se si calcolano gli introiti degli sponsor e altre entrate c’è chi è messo meglio, a cominciare da LeBron «King» James , fresco di ingresso nel club dei miliardari secondo gli esperti di Forbes –, ma il primato segna anche un’altra pietra miliare per il basket europeo e per quello internazionale in genere: che il più pagato a livello di stipendio non sia un americano è di sicuro un fatto epocale.

Peraltro Jokic – che ha confermato di partecipare, a settembre, all’Eurobasket: pessima notizia per gli avversari – questa montagna di quattrini se l’è meritata sul campo diventando un dominatore: cattura rimbalzi, tira e segna da ogni posizione, occupa spazio grazie al suo fisico, sorprende per la straordinaria agilità. E ha una visione di gioco formidabile, legata alla pazienza con cui studia e interpreta le situazioni. Tutta la Nba si è innamorata di lui – a Denver evidentemente perfino di più – e si guarda con indulgenza a qualche peccato di gola (extra season), apprezzando piuttosto la sua mentalità e la sua visione del basket, paragonato da lui a uno di quei balli di gruppo tanto di moda in Serbia.

Il maxi-contratto di Nikola Jokic non è stato l’unico fuoco d’artificio dell’apertura della free agency. Ja Morant ha rifirmato per Memphis (con i bonus salirà a 230 milioni di dollari: non male per chi usciva da un accordo da esordiente); Bradley Beal rimane a Washington (quinquennale da 251 milioni); Karl Anthony-Townes non lascerà Minnesota, in cambio di 200 milioni in cinque stagioni. È un momento di salute per la Nba, uscita con danni contenuti dalla crisi sanitaria e ora tornata a macinare il suo tradizionale giro di affari: gli introiti dell’ultima annata, ovviamente in crescita rispetto alla precedente che aveva ancora dovuto fare i conti con chiusure e restrizioni, sono stati di ben 9 miliardi di dollari. Quindi la logica è di investire il più possibile su giocatori in grado di offrire competitività e appeal commerciale.

Il mercato adesso proseguirà e lo si seguirà con interesse anche per una notizia clamorosa: Kevin Durant ha chiesto ai Brooklyn Nets di essere ceduto, indicando in Phoenix e Miami le destinazioni più gradite. Per arrivare ai Nets aveva lasciato, nel 2019, i Golden State Warriors (dove era giunto nel 2016): non si era integrato bene nella squadra di Curry e scommetteva sull’esplosione di Brooklyn. Le cose non sono andate come immaginava – il titolo non è arrivato – e adesso la crisi di rigetto è cosa fatta: ma forse c’entra anche la personalità di KD, personaggio introverso e un po’ tormentato.

1 luglio 2022 (modifica il 1 luglio 2022 | 12:51)

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, 2022-07-01 12:02:00, Il serbo dei Denver Nuggets, noto per essere un giocatore pigro, batte il precedente record di 215 milioni che apparteneva a Stephen Curry. Ma il più ricco grazie a sponsor e altro resta LeBron James, Flavio Vanetti

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