di Andrea Laffranchi
Dodici ore sotto il palco: gli esercizi al risveglio, le improvvisazioni con la chitarra sotto la tenda con l’amaca, i dubbi sulle scarpe
BARLETTA — Quello che succede sul palco si capisce a fondo solo spiando dietro le quinte. Giuliano Sangiorgi che salta in braccio a Jovanotti come se fosse il fratellone che non vede da mesi. I due che si lasciano prendere in giro da Checco Zalone davanti a 30mila persone. Un trio inedito improvvisato, senza nemmeno la rete di salvataggio delle prove, con Gianni Morandi e Biagio Antonacci. L’energia esplosiva di Lorenzo che sta in scena 8 ore e anche quella di un pubblico che sta sotto il sole una giornata intera. Il backstage del Jova Beach Party — un tour di 21 date in 9 spiagge (un aeroporto, un ippodromo e un prato in montagna) — è lo specchio giusto per interpretare lo spettacolo.
Ore 7.30: i preparativi
A Barletta la giornata comincia presto. I primi fan sono davanti ai cancelli alle 7.30. Asciugamani sull’asfalto del lungomare, scatta una mano a scopa con le carte napoletane, una scrollatina ai social, un selfie. «Oltre all’emozione del concerto, è bello anche passare tutta la giornata con gli amici», dice Alessandro, 22 anni. Viene da Trani, dietro l’angolo. Giulia, invece, ha fatto quasi 700 chilometri per esserci. È partita due giorni prima da Siracusa in macchina con la sorella Federica che ha 15 anni ed è al primo concerto della sua vita: «Mio padre mi dedicò Per te quando nacqui: i miei 26 anni con Jova sono iniziati così». In zona transenne c’è anche Angela, pensionata di Cori, provincia di Latina: «Jova è Jova, l’ho visto crescere, come artista e come persona, da quando era un ragazzino. E poi c’è anche Morandi… quindi doppio consenso». In parallelo alla migrazione dei fan, si mette in moto la giornata di Lorenzo.
La sveglia è alle 7, un po’ più tardi il giorno dopo il concerto («Non mi spengo prima delle 4 del mattino») e subito allenamento, senza passare dalla colazione. «Faccio esercizi per attivare il corpo, respirazione… Un po’ navigo a vista e come mia figlia ha imparato a fare l’uncinetto con i tutorial di YouTube, io seguo quelli americani di biohacking, e un po’ ascolto gli esperti». Uno staff di fisioterapisti — Fabrizio Borra e i figli Daniele e Luca — lo segue come se fosse un atleta: esercizi personalizzati, massaggi post concerto, controlli del livello di idratazione. «È un’esperienza estrema e devo sempre stare bene». Fra acqua e tereré, il mate argentino che in estate si prepara a freddo, arriva a 7-10 litri di liquidi al giorno; durante lo show consuma 7 borracce, una con un cucchiaino di sale da cucina. «La fatica di questo tour è anche responsabilità. Quando faccio i miei giri in bici in solitaria mi fermo quando voglio. Qui sono imprescindibile». Anche la dieta è studiata: «Ci vuole un equilibrio che si basa sulla cura: non è che dopo il concerto esco a farmi pizza e birra. Per rendere al meglio, concentro tutti i pasti in 8 ore». Attorno alle 10 la colazione a base di yogurt o latti alternativi, frutta secca e semi. Verso le 11 pranzo leggero con pesce o uova e verdure, niente carne o carboidrati. Alle 18 una cena simile. «Non sono integralista, nessun -ismo, ma ho capito che se mangio certi alimenti sono meno in forma».
Ore 15.30: i protagonisti
Jova arriva per le 13.30. Il primo compito è la scaletta, scritta rigorosamente a mano e fotocopiata per band e tecnici. «Più che un festival è una festa. La gente si fida di Lorenzo e delle sue scelte. Lo si capisce dalle reazioni: tutti ballano e si fanno coinvolgere anche da ospiti sconosciuti», commenta il manager Marco Sorrentino. No Jova, no Beach Party. Non è un format rivendibile. È qualcosa a sua immagine e somiglianza. C’è dentro il suo mondo, la sua curiosità, il suo penso positivo, l’inclinazione alla sfida e al guardare altrove, al mettere assieme quello che altrimenti non ci starebbe. A l sancta sanctorum di Lorenzo, protetto da un canneto, si accede passando sotto la bandiera salgariana delle tigri di Mompracem. Al centro c’è una yurta: un’amaca per riposare sotto lo sguardo di Nostra Signora di Guadalupe, un divano, un tavolo con frutta secca, spezie, sali minerali e rimedi per la voce. A fianco c’è il guardaroba 150 capi unici in stile pirata-chic firmati da Maria Grazia Chiuri, direttore creativo di Dior – e uno spazio per il management e la comunicazione curata da Dalia Gaberscik. Fuori altre tre tende da accampamento nomade: una per gli artisti ospiti (oltre 160, da 35 Paesi diversi), una per la band e una zona attrezzata come sala prove che è il polmone artistico e di scambio umano.
Dal primo pomeriggio il backstage diventa un porto di mare. Il sindaco di Barletta consegna la tshirt con il nome della città; un saluto a Benedetta Pilato, campionessa mondiale di nuoto. Alle 15.40 sale sul palco per la prima volta. «Siamo un mare di fronte a un mare. Che flash… Buon viaggio!». Già che c’è prende la chitarra acustica e canta. Si moltiplica, è sempre acceso, energia contagiosa. «Dopo due anni di compressione, la molla si è liberata. Nel pubblico senti voglia di fare festa e quest’anno chi fa il mio mestiere gode come un pazzo». Glielo si legge in faccia. È una maratona, una prova fisica estrema, ma lui si diverte come se fosse la sposa al matrimonio. Presenta e duetta con gli ospiti dello Sbam, il palco riservato a dj e musica elettronica, e con quelli del Kontiki, emergenti e suoni dal mondo. Scende da uno stage e spunta su un altro muovendosi con la bici elettrica, seguito come un’ombra dal suo personal Emiliano Segatori. Alle 17, family time. Arrivano Francesca Valiani, la moglie (sul suo Instagram le dirette dello show con Pov dal palco), e Teresa, la figlia. Dibattito sulle scarpe di Lorenzo, Teresa prende in giro il babbo, ma non lo convince al cambio. Poco prima dello show sarà lei a truccarlo in stile nativo americano fluo. Attorno alle 18 il clima nel backstage è frizzante. Si improvvisa con i piedi nella sabbia, l’evoluzione della schitarrata in spiaggia attorno al falò. Il clima è quello, ma il livello è da professionisti cui basta uno sguardo d’intesa per cambiare tempo, adeguare la tonalità. Arriva Checco Zalone. Si unisce Giuliano Sangiorgi . L’ironia del comico e la generosità del leader dei Negramaro accendono il momento. Il designer Fabio Novembre balla scatenato. Il giorno dopo toccherà a Biagio Antonacci mescolarsi. Verso le 19.15 si presenta Gianni Morandi, ospite fisso. «Pagherei per stare là nel mezzo con l’asciugamano sulla sabbia… Sono travolto da un’ondata di affetto. Una nuova fase della mia carriera? È sempre come la prima».
Ore 20: lo show
Che caldo. La security spruzza acqua vaporizzata con dei cannoni e ci si tuffa fra le onde. Si ascolta musica dal vivo stando a mollo sotto l’occhio di 30 bagnini sulle torrette e sulle moto d’acqua. «Che bello vedere qualcosa di nuovo — dice Alessandro, magazziniere, 22 anni — in una città statica e famosa più per la cronaca nera come la mia Barletta… Uno spunto per noi giovani per non fuggire al nord».
Il JBP è geograficamente democratico. Arriva dove i grandi concerti non arrivano e ci si accontenta delle feste di piazza. «Ci vogliono 5 giorni per allestire e 2 per smontare e pulire. È una produzione da 20 milioni di euro, 150 persone in tour e altre 1.000 prese in loco a ogni data», spiega il promoter Maurizio Salvadori di Trident. La nave pirata non ha trovato mare calmo e i tormenti di Lorenzo sono arrivati anche sui social. Proprio sui lavoratori c’è stata polemica: a Fermo, il weekend dopo Barletta, l’ispettorato del lavoro ha trovato 17 operai in nero, poi regolarizzati con una multa dalle 4 ditte che li impiegavano. Le associazioni ambientaliste locali parlano di impatto negativo sul delicato ecosistema delle spiagge. «Sono polemiche pretestuose, con il Wwf abbiamo monitorato ogni criticità possibile — conclude Salvadori —. Quello che conta è che veicoliamo un messaggio di sensibilizzazione importante e che lasciamo le spiagge più pulite di come le abbiamo trovate».
Jova si infila nel guardaroba per un ultima volta. Esce che pare Jack Sparrow. Ancora un selfie — e se in zona c’è Morandi offre lezioni di inquadratura —. Un altro ancora. Gli saltano addosso ma non c’è tensione. Un ultimo scatto. E via sul palco. Il resto è show. E quello va vissuto lì, in presenza, fra sabbia e decibel, scottature e birra, abbracci e cori.
18 agosto 2022 (modifica il 18 agosto 2022 | 07:31)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-08-18 05:38:00, Dodici ore sotto il palco: gli esercizi al risveglio, le improvvisazioni con la chitarra sotto la tenda con l’amaca, i dubbi sulle scarpe, Andrea Laffranchi