di Ilaria Gaspari
Nel suo ultimo film, ‘Le vele scarlatte’, il regista Pietro Marcello ha dato massima libert a una debuttante: Sicura che lui abbia imparato tanto sulla rappresentazione di noi donne
La festa delle vele scarlatte si svolge a San Pietroburgo alla fine di giugno, fin da quando la citt si chiamava Leningrado: celebra la fine dell’anno scolastico dei maturandi con l’ingresso nel bacino della Neva di un vascello che inalbera, per l’appunto, grandi vele rosse. Prende il nome da un romanzo dello scrittore Aleksandr Grin, uscito all’inizio degli Anni 20 del Novecento, in cui la nave dalle vele vermiglie un presagio di libert, il miraggio di un futuro avventuroso.
A un secolo di vita, l’opera di Grin ispira il nuovo film di Pietro Marcello, dallo stesso titolo. L’azione trasposta dalla Russia alla Francia martoriata dalla Prima guerra mondiale, dove una bambina cresce con grazia selvatica. I ragazzini del paese la chiamano strega; lei li ignora, e compie i suoi piccoli incantesimi in una perfetta indifferenza felina per le voci che la inseguono.
ISPIRATA A UNA NOVELLA RUSSA, TRASPOSTA ALLA FINE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE, E’ UN’OPERA TUTTA COSTRUITA INTORNO A FIGURE FEMMINILI
Il padre, che era al fronte quando nata, ritorna ridotto a rottame. La moglie che adorava morta, e la bambina, affidata a una vedova dai modi spicci, lo protegge: protegge il suo talento di artigiano con una dedizione mai melensa, perch la risposta di una creatura libera all’amore disperato ma non appiccicoso che lui coltiva per lei.
E cos la bambina diventa ragazza, curiosa e musicale, cercando all’orizzonte le vele della nave che la porter lontano, come le ha predetto una vecchia fattucchiera; profezia che, ovviamente, si realizzer in maniera del tutto imprevista. Il film un’incantevole storia di formazione e libert, e lo attraversa un afflato anarchico che non sarebbe pensabile senza la presenza magnetica di una protagonista che non somiglia a nessuna.
Juliette Jouan, 21 anni, con Louis Garrel, 39 anni, in un a scena del film
Sorridevo troppo
un caso che abbiano scelto proprio me, che ho lo stesso nome del personaggio!, mi dice comparendo su Zoom in una mattina di cielo grigio, in quella che immediatamente mi sembra una campagna dolce e spoglia come le terre della Francia settentrionale che si vedono nel film, e invece scopro essere un parco di Lille: Juliette Jouan, di passaggio in citt, non riuscita a trovare un bar in tempo per il nostro appuntamento. Juliette ha un padre attore, ma non ha mai recitato prima di trovarsi sul set delle Vele scarlatte. Frequenta l’universit e suona il pianoforte. Quando ha saputo dei provini per il film ha mandato un video di presentazione girato in automobile; tanto per provare, sicura che la cosa sarebbe finita l.
Le chiedo se non abbia freddo, lei mi dice di no e sorride esattamente come la Juliette del film. Sa, ho dovuto disimparare un po’ a sorridere, per il film, perch ci siamo resi conto che non aveva senso che Juliette fosse cos sorridente com’ero io all’inizio: vive in campagna, la sua una vita dura, e anche se nella strana famiglia di sopravvissuti che la circonda le vogliono bene, nessuno sorride molto. vero. Anche questo venuto da s, durante la lavorazione: Pietro ci ha lasciati liberi di fare quello che volevamo, cos nel film ci sono delle cose che son saltate fuori dalla storia, e altre che abbiamo riscritto mentre giravamo.
Dedica alla bimba del regista
Come la questione del nome, che mi appassiona come sanno appassionarmi le coincidenze. Nella novella di Grin, la protagonista si chiama Assol’; qui invece Juliette. E la Juliette reale mi racconta: Penso che Pietro abbia cambiato il nome della protagonista perch cos somiglia al nome di sua figlia. Il film la storia dell’amore tra un padre e una figlia e per lui era importante dedicarlo alla sua bambina, che qualche volta venuta a trovarci sul set, ma non so se abbia visto il film finito – certo non molto adatto ai sette, otto anni, ma stato fatto per lei. Quando ho letto l’annuncio per il casting, il personaggio si chiamava gi cos, ed era una bella coincidenza perch eravamo simili in molte cose: l’et, l’aspetto. Certo, poi lei doveva essere bionda, io non lo sono, ma non importante. Juliette ama la musica, io canto e suono: forse il destino, mi sono detta. Ma vero che il personaggio del padre, ad esempio, all’inizio doveva chiamarsi in un altro modo: stato Pietro a volergli dare il nome di Raphal (Thiry; ndr ), che lo interpreta.
NELLA GRANDE GUERRA LE DONNE HANNO GESTITO LA VITA DA CUI PRIMA ERANO ESCLUSE. GLI UOMINI VOLEVANO POI RIPRENDERSI QUEI POSTI NON PIU’ LORO
Mi racconta, Juliette, quante modifiche siano sopravvenute durante le riprese, sulla scorta dell’improvvisazione; quante scene siano state ribaltate, quanto si sia rivelata elastica la sceneggiatura che Marcello insieme a Maurizio Braucci e Maud Ameline ha liberamente tratto dal romanzo di Grin. Ma quello che mi impressiona il modo in cui ha preso forma il personaggio della protagonista, dalla collaborazione con un’attrice al suo debutto assoluto, come a voler affidare il film intero al suo sguardo, alle sue curiosit.
Una persona libera
Juliette sembra predestinata a un futuro da marginale. nata da una donna che stata violentata e uccisa dalla vergogna seguita alla violenza; non sappiamo quanto sappia di questa storia, ma abbiamo l’impressione che senta tutto. Eppure assolutamente libera, lei, e la sua libert la guida alla scoperta dell’amore. Nel libro, si lascia scegliere dall’uomo di cui si innamora, e passa dalla tutela paterna a quella dell’innamorato. Nel film, lei a dettare le regole. Chiedo a Juliette cosa le piaciuto di pi di questo personaggio. Il fatto che non sia mai passiva, credo. La anima una grandissima curiosit, e il film parla proprio di questo. la curiosit che la porta lontano. Seguire le vele scarlatte significa finire lontanissimo; sognarle vuol dire tenere gli occhi aperti su un’avventura possibile, e, insieme, restare ancorata al mondo.
Il film tutto costruito intorno a figure femminili. Non solo la bambina, che cresce con gli occhi puntati su una profezia di libert a cui lei stessa dar la possibilit di avverarsi; ma anche la vedova (interpretata da Nomie Lvovsky), padrona della scalcinata fattoria in cui vive Juliette, che stata ricca e ha perso tutto; e la madre morta, la cui presenza aleggia nella brutale ingiustizia della sua assenza. Credo che questo film abbia insegnato molto a Pietro sulla rappresentazione dei personaggi femminili, anzi, penso che per lui sia stato interessante proprio questo, mi dice Juliette.
Un’inquietudine libertaria
un film il cui sguardo pare aderire progressivamente all’inquietudine affettuosa della sua protagonista; che non lancia proclami, non vuole essere edificante, ma esplora il potenziale libertario di una famiglia tutt’altro che tradizionale: una famiglia di superstiti, sghemba, irregolare, capeggiata da una maestosa matriarca. La Prima guerra mondiale stata una tappa fondamentale dell’emancipazione femminile: le donne sono rimaste, sole, a gestire la vita da cui erano escluse; poi gli uomini sono tornati, malconci, sconvolti, e hanno tentato di rioccupare un posto che non era pi il loro. Il film racconta anche questo, attraverso il corpo di una ragazza nata nel terzo millennio, quando l’emancipazione un dato di fatto, e da un pezzo, eppure – eppure, vale la pena di scoprire le radici di ogni cosa che cresce.
Immagini vecchie di oltre un secolo
un tratto toccante della prospettiva del film perch permette di guardare il passato con i nostri occhi abituati all’oggi, lasciando che il passato illumini di rimando il presente – un po’ come succede con le immagini d’archivio che Marcello intesse perfettamente nel racconto visivo, vecchie di oltre un secolo, immagini che tornano a parlare, a suscitare l’emozione di chi non era neanche lontanamente al mondo nel momento in cui sono state girate. E tornano a parlare anche certi versi della rivoluzionaria comunarda Louise Michel, modulati dalla voce di Juliette Jouan nella canzone che chiude il film: una poesia messa in musica, una trovata che nasce da un’altra fortuita coincidenza. Gli addetti agli oggetti di scena avevano scelto dei libri per arredare la fattoria. Me ne hanno messi in mano quattro o cinque, mi hanno detto di andare a chiedere a Pietro quale volesse sulla scrivania di Juliette. Cos vado da Pietro e gli chiedo: che copertina ti piace? Lui ne prende uno e si ferma: “Oh! ma Louise Michel! Ma certo, l’anarchia, la Comune… potrebbe proprio piacere al personaggio di Juliette”.
Canzone finale a sorpresa
Con la collaborazione del compositore Gabriel Yared, una poesia di quel volume che doveva solo comparire sullo sfondo, L’Hirondelle (La rondine), diventata canzone per la voce limpida di Juliette; e accompagna l’epilogo di questo film che ci ricorda, con un’efficacia e una freschezza cos nuove da sembrare antiche, di tenere gli occhi aperti sulle coincidenze che liberano dalla polvere delle abitudini, delle convenzioni incancrenite, degli sguardi di chi non vede perch cerca soltanto conferme.
14 gennaio 2023 (modifica il 14 gennaio 2023 | 09:09)
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