Juventus, l’inchiesta sui conti: dalle plusvalenze agli stipendi fuori bilancio, le tappe della vicenda

Juventus, l’inchiesta sui conti: dalle plusvalenze agli stipendi fuori bilancio, le tappe della vicenda

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di Simona Lorenzetti e Massimiliano Nerozzi

Emersa con le perquisizioni nella sede della Juve, un anno fa, l’inchiesta aveva portato alle richieste di arresto per Andrea Agnelli e Paratici. Il prossimo passo? La richiesta di rinvio a giudizio

Emersa con le perquisizioni della Guardia di finanza nella sede della Juve, a fine novembre del 2021, l’inchiesta della Procura di Torino sui bilanci bianconeri è arrivata a un primo punto fermo lo scorso 24 ottobre, con la notifica dell’avviso di fine indagini: 15 persone indagate – tra il presidente Andrea Agnelli, il vice Pavel Nedved e l’ad Maurizio Arrivabene, con altri manager, sindaci ed ex del club – oltre alla stessa società, accusati, a vario titolo, di false comunicazioni sociali e al mercato, ostacolo agli organi di vigilanza e false fatture per operazioni inesistenti. La Juve, tramite comunicati ufficiali, ha invece sempre ribadito di aver agito nel rispetto delle normative. Sia rispetto alle contestazioni dei magistrati – il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i pm Mario Bendoni e Ciro Santoriello – sia davanti ai rilievi fatti dalla Consob.

Gli accertamenti fatti dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Torino si sono sostanzialmente sviluppate lungo due filoni principali: le plusvalenze fatte dal club che – secondo gli investigatori – non sarebbero altro che scambi; e le cosiddette «manovre stipendi», fatte dalla Juve per affrontare gli effetti della pandemia, ma che avrebbero prodotto non corrette contabilizzazioni a bilancio. Nella sostanza, ufficialmente il club avrebbe sottoposto ad alcune condizioni il pagamento di alcune mensilità arretrate ai giocatori, mentre con scritture private gli stessi sarebbero diventati debiti incondizionati e, quindi, da iscrivere tra le passività a bilancio. Le ipotesi di accusa si basano su una vasta mole di documenti acquisiti e sequestrati, anche negli uffici di alcuni professionisti, oltre a tre mesi di intercettazioni telefoniche.

A un certo punto, davanti ai gravi indizi raccolti – sempre secondo l’accusa – i pm avevano chiesto al gip la misura cautelare degli arresti domiciliari per Agnelli, l’ex capo dell’area tecnica Fabio Paratici e il capo dell’ufficio legale del club, oltre a misure interdittive anche per altri manager, ma il gip aveva respinto le richieste. Per quelle interdittive, la Procura ha fatto appello al tribunale del Riesame, che ancora deve pronunciarsi.

Dopo la notifica dell’avviso di conclusione dell’inchiesta, gli indagati avevano la possibilità di depositare memorie difensive o farsi interrogare, facoltà che fino a ieri hanno scelto in pochi, tra ex sindaci e revisori dei conti. Difatti, in questi giorni in Procura, sono appunto sfilati i componenti del collegio sindacale e i revisori dei conti che negli anni (dal 2019 al 2021) avrebbero avvallato i presunti bilanci falsificati dalla Juve. In pratica, secondo quanto contestato dai magistrati torinesi, gli organi di controllo avrebbero dato il loro ok ai rendiconti, lasciando che venissero contabilizzate le presunte plusvalenze «artificiali» e cancellati i debiti incondizionati maturati dalla società nei confronti dei calciatori con le cosiddette «manovre stipendi» (il differimento di quattro mensilità negli anni della pandemia).

I sindaci Paolo Piccatti (presidente del collegio) Silvia Lirici e Nicoletta Paracchini (difesi dagli avvocati Luigi Giuliano e Marco Calleri) sono stati i primi – venerdì scorso – a comparire davanti ai pm. Agli indagati è rimproverato di non «aver vigilato» sul rispetto «dei principi di corretta amministrazione», limitandosi «a prestare acquiescenza all’operato» dei vertici del club sportivo. Per i magistrati, avrebbero avuto «l’obbligo giuridico» di effettuare verifiche, invece si sarebbero limitati a esprimere «un giudizio positivo».

I tre professionisti hanno quindi spiegato – per quando riguarda la voce plusvalenze – che non spettava a loro la verifica dei singoli contratti di «permuta» dei calciatori. E che erano completamente all’oscuro delle «manovre stipendi» e delle «side letter» (gli accordi segreti con gli atleti per il pagamento delle mensilità), che avrebbero modificato i termini di contabilizzazione. Allo stesso tempo hanno ribadito di aver applicato tutte le regole deontologiche previste nelle fasi di controllo dei bilanci. Anche ai revisori Stefania Boschetti e Roberto Grossi (Ernst & Young), è contestato il mancato controllo delle regole contabili della Juventus e di aver dato parere positivi ai bilanci, nonostante le verifiche richieste dalla Consob. Il prossimo passo della Procura, dopo aver soppesato dichiarazioni, atti e memorie, sarà quello di formulare l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio o, a seconda dei casi, quella di archiviazione.

29 novembre 2022 (modifica il 29 novembre 2022 | 09:44)

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, 2022-11-29 08:17:00, Emersa con le perquisizioni nella sede della Juve, un anno fa, l’inchiesta aveva portato alle richieste di arresto per Andrea Agnelli e Paratici. Il prossimo passo? La richiesta di rinvio a giudizio, Simona Lorenzetti e Massimiliano Nerozzi

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