Karima-Ruby, Berlusconi e il processo: «Turbata dalla descrizione dei pm, sono stanca di combattere»

Karima-Ruby, Berlusconi e il processo: «Turbata dalla descrizione dei pm, sono stanca di combattere»

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di Redazione Milano

La requisitoria del pm: Karima El Marough più di così non poteva spendere, pagava tutto in contanti, hotel di lusso e champagne. La reazione: «Parole da parte di chi non mi ha mai conosciuta, la mia vita non ha nulla a che vedere con quella descritta dall’accusa»

«Sono molto turbata dalla descrizione che ancora una volta viene fatta della mia persona, da parte di chi non mi ha mai neppure conosciuta». La descrizione: Ruby rubacuori «foraggiata» da Silvio Berlusconi — secondo la Procura — con centinaia di migliaia di euro, che «pagava con banconote da 500 euro», che «più di così non poteva spendere», che più di così «c’era solo buttare i soldi dalla finestra», che saldò un intero viaggio alle Maldive «in contanti» (59 mila euro), che soffriva di shopping compulsivo, che «moltiplicava le spese per tre». Ruby che appena maggiorenne sembrava «essere diventata miliardaria da un giorno all’altro» e si comportava «come le persone che vincono alla lotteria e prima spendono, spendono, poi arriva la depressione e anche il rischio suicidio è alto». Lei, giovane odalisca del «sultano» (per dirla come il pm Tiziana Siciliano) che si faceva pagare «i taxi da Genova a Milano», frequentava «i ristoranti e gli alberghi di lusso», «spendeva anche 1.400 euro in una notte» e ordinava «gli champagne più costosi anche con le scritte fluorescenti». Ecco. Ruby non si riconosce nella Ruby raccontata dal pm Luca Gaglio nella requisitoria al processo a carico di Silvio Berlusconi e altri 27 imputati (chiesti per lei cinque anni per falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari). Karima El Mahroug, «molto turbata dalla descrizione che ancora una volta viene fatta della mia persona», risponde così: «La Ruby descritta in aula è molto lontana da Karima, la persona che sono sempre stata e la donna che sono oggi e la mia vita non ha nulla a che vedere con quella descritta dall’accusa nel processo. Sono stanca di dover combattere contro una rappresentazione di me che non ha nulla a che vedere con quanto sono». Una vita difficilissima (l’ha ricordato anche il pm): abbandonata dalla famiglia, messa in comunità, fuggita a 13 anni e finita nel mondo della «prostituzione» ancora minorenne. Karima vittima di un destino che l’ha prima travolta e poi le ha indicato la strada di Arcore.

Chi è Karima El Marough

Data di nascita: 11 novembre 1992. Luogo: Fkih Ben Salah (Marocco). Figlia di madre giovanissima, infanzia travagliata a Letojanni nel Messinese (in alcune interviste parlò anche di abusi dai parenti), negli ultimi tempi siciliani l’adolescente Karima si ritrovò a lavorare in un «centro estetico», uno di quei posti in cui si fanno trattamenti di bellezza e la spunta alle unghie e poi «arrivavano questi uomini di sera, una volta che era finito l’orario da centro estetico», e si facevano «massaggi che erano un pochettino particolari, spinti» (questa la sua testimonianza dolorosa nel processo alla titolare per sfruttamento della prostituzione minorile). Karima scappa dall’estetista, da varie comunità e case famiglia, dalla Sicilia, diventa cubista e ballerina da night, arriva a Milano, entra nel giro delle olgettine, viene fermata per furto il 27 maggio 2010 da una volante del commissariato Monforte, finisce alla questura di Milano per il fotosegnalamento, poi alle 23.49 arriva la telefonata di Berlusconi da Parigi per chiedere il rilascio della 17enne, spunta la panzana della «nipote di Mubarak», il resto è storia giudiziaria e del costume politico italiano.

Il bunga bunga, i viaggi, il lusso e il Messico

Dodici anni dopo, Karima è tra gli imputati del Ruby ter, terzo procedimento aperto sulle notti di Arcore e il bunga bunga. La procura insiste molto sulla «disinvoltura» della ragazza entrata nella «corte» e «foraggiata» dall’ex premier. «Viaggi, vestiti costosi, champagne di lusso: qualsiasi pagamento fatto da Ruby è in contanti». Sarà anche per questo, per questa disinvoltura con cui Karima gestisce il post «lotteria», che il pm la dipinge come una donna «inaffidabile» (per l’ex premier). Inaffidabile al punto che era meglio tenerla lontana dalle aule di giustizia. «È stata fatta volare via per non farla testimoniare». Tra dicembre 2012 e gennaio 2013, l’inverno delle deposizioni al processo Ruby 1 (Berlusconi sarebbe stato poi assolto in via definitiva), il pm ha detto che Ruby «si incontrò con Maria Rosaria Rossi», senatrice azzurra, ex fedelissima del Cavaliere (per lei chiesti 1 anno e 4 mesi), «e ricevette i soldi per andare in Messico» con l’allora fidanzato Luca Risso. Le cronache di Ruby, prima della separazione da Risso (da cui ha avuto una figlia), registrano l’acquisto di alcuni appartamenti e l’apertura del ristorante-bar-pizzeria Casa Sofia in un centro commerciale di Playa del Carmen.

Il paragone con la moglie di Mario Chiesa

«Ricordate la moglie di Mario Chiesa che va a vuotare il sacco? Ruby esplode nel 2014». Perché il pm Gaglio, nella requisitoria, ha paragonato Karima alla moglie dell’ex presidente del Pio Albergo Trivulzio (il cui arresto diede il via a Tangentopoli)? Perché Karima «esplose» quando scoprì «il tradimento» di Risso. Nei messaggi di quel periodo agli atti delle indagini non faceva «che ripetere che nulla era stato intestato», ma i soldi investiti in Messico «erano suoi». O meglio, secondo, l’accusa, versati da Silvio Berlusconi attraverso l’allora compagno Risso (accusato di riciclaggio). Denaro, secondo le indagini, passato per Francoforte e Lugano. «C’è la prova di un bonifico da 300 mila euro che ha come beneficiario Luca Risso», ha detto Gaglio spiegando che tra dicembre 2013 e gennaio 2014 il telefono cellulare di Risso agganciò più volte la cella telefonica di Arcore.

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26 maggio 2022 (modifica il 26 maggio 2022 | 13:35)

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, 2022-05-26 11:57:00, La requisitoria del pm: Karima El Marough più di così non poteva spendere, pagava tutto in contanti, hotel di lusso e champagne. La reazione: «Parole da parte di chi non mi ha mai conosciuta, la mia vita non ha nulla a che vedere con quella descritta dall’accusa», Redazione Milano

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