Andrei Kolesnikov: La mia vita da agente straniero nella Mosca di Putin: porto sul braccio uninvisibile stella gialla

Andrei Kolesnikov: La mia vita da agente straniero nella Mosca di Putin: porto sul braccio uninvisibile stella gialla

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di Federico Fubini

tra i responsabili del Carnegie Endowment for International Peace a Mosca: Se vivi in uno Stato autoritario, o addirittura totalitario, ti devi abituare a questo

Andrei Kolesnikov guidava il programma politico del Carnegie Endowment for International Peace a Mosca. Da mesi il governo ha chiuso il suo think tank, ma lui non ha lasciato la Russia. Manda articoli a Foreign Affairs che restano la descrizione pi acuta di quel che accade nel profondo della societ russa. Ma il 23 dicembre scorso per lui qualcos’altro cambiato: il governo lo ha dichiarato agente straniero.

Kolesnikov, come lo ha scoperto?
Ogni venerd alle dieci di sera il ministero della Giustizia pubblica la lista aggiornata degli agenti stranieri. Ogni settimana, una macchina burocratica che non si ferma mai. E per mesi ogni venerd sera tutta la mia famiglia ha tremato cercando il mio nome sulla lista. Molte volte abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Ok, pensavamo, anche stavolta l’abbiamo scampata.

E quel venerd?
Era stata una giornata piacevole. Eravamo andati a cercare un albero di Natale con mia figlia, avevamo comprato dei biscotti e ci stavamo godendo la serata. Improvvisamente ho ricevuto diverse telefonate da giornalisti di YouTube. Volevano sapere se il nome sulla lista era il mio. Non ne avevo la pi pallida idea. Cos ho controllato e, anche se ce lo aspettavamo da un pezzo, stato uno choc. I primi giorni ero nel panico.

Panico per cosa?
Non sapevo cosa fare. I miei capi a Carnegie erano nel panico, la mia famiglia anche. Poi mi sono messo al lavoro con degli ottimi avvocati che assistono gli “agenti stranieri” gratuitamente. Tutte le questioni pratiche legate al mio nuovo status mi hanno distratto. E quando sono andato all’ufficio postale per mandare il mio primo resoconto al ministero della Giustizia, mi parso che questo peso fosse sopportabile.

In che senso?
Ho pensato che potevo conviverci. Che la vita in uno Stato autoritario, o addirittura totalitario ormai, questa. Quindi, devo adattarmi.

In pratica cosa comporta essere agenti stranieri?
In apparenza, un cumulo di problemi burocratici. Devo presentare resoconti periodici al ministero della Giustizia sulle mie attivit professionali, con ripetute dichiarazioni dei redditi durante l’anno. Tutto ci che pubblico sui media e sui social media deve apparire con un marchio e una spiegazione che segnali che sono un “agente straniero”. Lo stesso vale se compaio in radio o in tiv. Per qualsiasi media obbligatorio contrassegnarmi come “agente straniero” con una dichiarazione speciale, che piuttosto lunga e umiliante. Ti senti come se portassi addosso una stella gialla: invisibile quando cammino per strada, ma molto visibile quando mi esprimo in pubblico.

Subisce altre limitazioni?
Non posso pi lavorare per lo Stato, n organizzare conferenze o altri eventi, soprattutto per gli studenti. E non posso partecipare ad altri eventi con gli adulti.

Ma pu organizzare una conferenza o dare una festa?
A dire il vero, non chiaro. Forse mi permesso partecipare a piccole presentazioni di libri, ad esempio. Ma posso ancora pubblicare un libro in Russia? Gli editori non vogliono avere problemi con gli agenti stranieri, perch lo Stato molto coinvolto nel mercato editoriale e loro o le librerie non vogliono dover contrassegnare i loro prodotti con il segno “agente straniero”. E non posso pi insegnare nelle scuole o nei licei.

Pensa di rischiare l’arresto o altre persecuzioni?
Il rischio c’ sempre, per chi non ha lasciato il Paese o anche per chi lo ha lasciato. E c’ sia per chi scrive articoli che per chi compare in video, radio o podcast. Allo status di agente straniero potrebbe aggiungersi l’accusa di screditare l’esercito. la pi frequente. In questo caso, meglio lasciare la Russia prima di essere perseguiti penalmente.

Perch non l’ha gi fatto?
Ci penso ogni giorno, se non ogni minuto. Tutti ne discutono in Russia ed un’ulteriore linea di faglia, anche tra le persone che si oppongono a Putin. Chi ha lasciato accusa chi resta di essere fedele a Putin. Ci dicono che paghiamo le tasse al suo regime, si sentono superiori. Ma anche noi ci sentiamo superiori a loro. Pensiamo che siamo noi a lottare dall’interno con questo regime. Siamo noi in pericolo, perch cerchiamo di continuare il nostro lavoro: insegnare, vedere la realt e esprimere una visione liberale. Siamo noi quelli che cercano di mantenere viva la memoria della Storia. Cos tutti sono infelici: chi partito e chi rimasto. Ma chiunque rimane oggi potrebbe dover partire domani.

13 febbraio 2023 (modifica il 13 febbraio 2023 | 08:23)

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Pietro Guerra

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