La coppia russa che scherzava sugli stupri delle donne ucraine: «Fai pure, ma non dirmi niente e usa protezioni»

La coppia russa che scherzava sugli stupri delle donne ucraine: «Fai pure, ma non dirmi niente e usa protezioni»

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di Andrea Marinelli

La conversazione fra moglie e marito, un soldato russo, registrata dai servizi segreti ucraini: rintracciati al telefono, hanno confermato la propria identità, ma negano che le voci siano le loro. Forse era uno scherzo squallido, ma è diventato un simbolo delle atrocità di guerra

«Vai, stupra le donne ucraine, te lo permetto, ma non dirmi niente: però non ti dimenticare delle protezioni». Questa conversazione, fra moglie e marito, un soldato russo impegnato nell’operazione «speciale» di Putin, sarebbe stata registrata dai servizi segreti ucraini nella regione di Kherson, nel sud del Paese: uno scambio in russo di 30 secondi che sembra eccessivo e inverosimile anche per una storia estrema di propaganda, ma i protagonisti dell’inquietante vicenda sarebbero stati rintracciati dal team investigativo formato dai giornalisti del servizio russo di Radio Free Europe/Radio Liberty — un’emittente finanziata dal governo americano nell’est Europa, in Asia centrale e in Medio Oriente — e da Schemes, la squadra per le inchieste del servizio ucraino.

Da una fonte interna allo Sluzhba bezpeky Ukrayiny — la Sbu, che ha reso pubblica la conversazione il 12 aprile — i giornalisti avrebbero ricevuto i numeri di telefono della coppia, gli stessi che avevano usato per registrarsi nel social network VKontakte. Da lì, attraverso foto e post, non è stato difficile ricostruire la vita dei due presunti protagonisti di questa storia orribile.

Lui si chiamerebbe Roman (omettiamo il cognome), ha 27 anni, è nato a Orel — 350 chilometri a sudovest di Mosca, verso Kharkiv — e ha prestato servizio nella divisione di Dzerzhinsky della Guardia nazionale, prima di arruolarsi nella 108esimo reggimento aereo d’assalto basato a Novorossiysk, che ha partecipato all’annessione della Crimea nel 2014. Qui si sarebbe trasferito, nella cittadina marittima di Feodosia, insieme a Olga, anche lei originaria di Orel, la moglie insieme alla quale ha un figlio di 4 anni. E sarebbe lei ad averlo«autorizzato» — scrivono i giornalisti di Rfl/Rl — a stuprare le donne ucraine: «Però non dirmi niente», avrebbe detto abbozzando una risata. «Ah, quindi dovrei stuprarle e non dirti niente: posso davvero?», ribatte il marito. «Sì, hai il mio permesso, ma usa le protezioni», risponde lei, prima che entrambi scoppino a ridere. Arrivati fin qui, la storia continua a sembrare inverosimile, ma il team investigativo ha scavato ancora, e li ha contattati al telefono.

/link in last tweet. “C?mon there, rape Ukrainian women and don?t tell me anything. Just don?t forget about contraception!”. People were shocked with this conversation between Russian soldier and his wife, tapped by SBU in Kherson region. Together with @cxemu we found them. pic.twitter.com/0IPCLnbSxu

— Mark Krutov (@kromark) April 15, 2022

«Li ho chiamati entrambi», ha raccontato su Twitter il giornalista russo Mark Krutov, «hanno confermato i loro nomi, le loro voci combaciavano con quelle registrate». Roman confermato la propria identità e ha ammesso di trovarsi a Sebastopoli, ma ha negato di essere stato a Kherson e soprattutto di essere la persona della telefonata. Olga — che ha cancellato il proprio profilo su VKontakte il 13 aprile — ha confermato che il marito si trova nella città della Crimea, che è ferito ed è ricoverato in ospedale, ma non ha voluto rispondere ad altre domande e non ha più risposto al telefono. «Spero solo che Roman non abbia avuto il tempo per sfruttare il permesso che gli ha accordato sua moglie», conclude Krutov. «Magari era soltanto uno scherzo stupido, ma gli stupri di massa effettuati dai soldati russi in Ucraina sono reali, ci sono molti rapporti orribili, alcuni provenienti anche dalla regione di Kherson».

Forse era davvero uno scherzo di pessimo gusto, ce lo auguriamo tutti, ma di certo si è trasformato nel simbolo delle atrocità compiute durante l’invasione russa dell’Ucraina. Il primo rapporto che denunciava gli stupri dei soldati di Mosca è stato pubblicato da Human Rights Watch il 3 aprile, poi ne sono arrivati altri dopo il ritiro delle truppe di Putin dall’area di Kiev, accompagnati dalle dichiarazioni di politici locali, a cominciare dal presidente Volodymyr Zelensky, e diplomatici internazionali. «Non sappiamo ancora quanto sia stato usato, ma è chiaro che (lo stupro, nda) era parte dell’arsenale russo», ha detto l’ambasciatrice britannica in Ucraina, Melinda Simmons. «Donne stuprate davanti ai proprio figli, ragazzine davanti alle famiglie, come atto deliberato di sottomissione».

17 aprile 2022 (modifica il 17 aprile 2022 | 14:52)

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, 2022-04-17 13:51:00, La conversazione fra moglie e marito, un soldato russo, registrata dai servizi segreti ucraini: rintracciati al telefono, hanno confermato la propria identità, ma negano che le voci siano le loro. Forse era uno scherzo squallido, ma è diventato un simbolo delle atrocità di guerra, Andrea Marinelli

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